Capitolo 1

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Dopo la sconfitta della Genesis tutti i ragazzi dell'Alius erano tornati all'orfanotrofio Casa del Sole.
Lina Schiller aveva riaperto la scuola chiamata appunto Alius Academy. Inoltre per sfruttare la bravura nel giocare a calcio dei ragazzi aveva riaperto e rimodernato il club di calcio. Detto in questo modo sembra tutto rose e fiori, ma non era esattamente così.
I ragazzi facevano fatica a riprendersi dalla sconfitta, e alcuni si rifiutavano addirittura di toccare un pallone.

Nella sala comune dell'orfanotrofio, su un tavolo in disparte, c'era Janus. Anche lui, come la maggior parte dei ragazzi, era deluso per la sconfitta, ma aveva altri problemi per la testa. Non sapeva più chi essere: da quando aveva cominciato le medie era stato allenato per essere Janus, il ragazzo alieno dalle incredibili capacità che doveva distruggere il calcio, ma adesso....
adesso la Genesis, gli alieni, erano stati sconfitti, e piano piano tutti stavano tornando ragazzi normali, e non più alieni. E lui? Lui non sapeva più come fare, come essere di nuovo se stesso. 

Com'era arrivato fin lì?
Se lo ricordava bene: il primo giorno delle medie si era iscritto al club di calcio, ma dal primo giorno tutto gli era sembrato strano. Gli allenamenti erano estenuanti, molto più intensi di un normale allenamento. Poi un giorno gli avevano dato una strana pietra viola, dicendogli che era un alieno e che doveva distruggere tutti gli istituti aventi una squadra di calcio.

-Tu sei Janus, un alieno, e distruggerai tutte le squadre di calcio del giappone. Se tu lo farai sarai incredibilmente forte, inarrestabile

Janus si era sempre sentito debole, si sentiva come se qualunque cosa facesse gli altri riuscissero ad avere la meglio su di lui. Era stato così anche quando fu portato all'orfanotrofio...

Mentre era assorto nei suoi pensieri non si accorse che qualcuno aveva notato la sua malinconia.

Infatti Xene lo stava osservando. Capiva perfettamente come si sentiva, anche lui aveva provato i suoi stessi sentimenti. Anche lui c'era rimasto malissimo quando la Genesis era stata sconfitta, quando aveva capito che il suo unico scopo da quando era all'orfanotrofio non gli era riuscito, quando si era sentito un incapace.
Anche Xene si ricordava il giorno in cui gli avevano dato la pietra dell'Alius. Dopo tanto tempo si era sentito importante per qualcuno, si era sentito apprezzato da qualcuno. Si era sentito come quando aveva ancora un padre, un padre che credeva nelle sue capacità. Ma si stava sbagliando. Lui non era veramente apprezzato, ma solo usato per distruggere la cosa più importante per lui: il calcio. Da quand'era piccolo il pallone lo aveva accompagnato nei momenti bui e in quelli gioiosi.

In questo modo il calcio era diventato la cosa più importante che aveva, o almeno... fino a quel momento.

Xene si era diretto verso quel ragazzino che tanto gli ricordava se stesso. Aveva intenzione di dargli ľaiuto che lui aveva ricevuto da Mark Evans e dalla Raimon, da cui gli era stato mostrato cos'era il vero calcio.

Si avvicinò al tavolo e il ragazzino si accorse della sua presenza.

Alzò la testa e lo guardò negli occhi.
Aveva dei meravigliosi occhi neri.
Xene quasi si perse nello sguardo di quel ragazzino.
Dal canto suo Janus si sentì scrutare ľanima mentre Xene lo guardava con i suoi occhi celesti.

Xene sorrise e fu il primo a rompere il silenzio:

-Ciao

-Ciao... tu sei Xene?

-Non proprio

-Come non proprio?

Dopo un lungo sospiro Xene riprese a parlare

-Ero Xene. Adesso puoi chiamarmi Xavier. È questo il mio vero nome. Tu invece?

-Non lo so

-Nemmeno io lo sapevo

-Veramente?

-Si, ti sembra strano?

-Un po'... è che... sembri sempre sicuro... di te

Sussurò le ultima parole, come se per lui fosse vietato pronunciarle.

-Sicuro di me? Forse, ma sono più sicuro di quello che faccio. Perché quando gioco a calcio...

-Ti sembra di poter fare qualunque cosa

Xavier sorrise. Janus anche. La pensavano uguale, ma avevano agito in modi diversi.

-Come hai fatto? Per tornare Xavier

Xavier si sedette di fianco a lui.

-È semplice. Devi solo dimenticarti di essere stato un alieno e ricordarti di chi eri prima

-Sembra semplice

Lo corresse Janus.

-Jordan

-Come?

-Mi chiamo Jordan

Sempre nei miei pensieri (Hiromido) Jordan X Xavier Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora