Capitolo 8

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*🦋Sun-terza persona🦋

Sun non sapeva proprio come migliorare la situazione, aveva appena scoperto una verità tremenda e lentamente si era resa conto quanto tremende fossero state anche le sue azioni nei confronti della sua coinquilina.

Ann aveva ragione, anche se avesse avuto a che fare con l'omofoba più felice del pianeta nulla le dava il diritto di molestarla solo allo scopo di spaventarla a morte. La sua compagna di stanza le aveva rotto parecchio le scatole, ma lei aveva esagerato e se ne rendeva conto solo in quel momento.

Sun non aveva la minima idea di come farsi perdonare, di sicuro Pharn non le avrebbe mai dato una mano se avesse scoperto ciò che aveva fatto alla sua migliore amica, sicuramente Ann glie ne aveva già parlato.

I suoi amici dall'altro canto le avrebbero riso in faccia se avessero saputo che stava cercando di farsi perdonare da un'omofoba. Cosa avrebbe potuto fare?

La cantante non aveva le forze per ritornarsene in classe, anche se sapeva che quella scelta le avrebbe causato non pochi problemi con i professori e il preside. Si diresse al bar della scuola dove il barista fu parecchio sorpreso nel vederla lì a quell'ora, seduta a un tavolo più triste che mai.

«Che faccia depressa... sai vero che non mi è permesso di vendere nessun alcolico agli studenti sì?» Le chiese il barista cercando di sdrammatizzare la situazione.

Sun non rispose, così, amareggiato l'uomo le portò solamente il solito menù.

Sun sfogliò distrattamente le pagine senza alcun desiderio di prendere qualcosa da bere, nella sua mente cercava solo il modo di farsi perdonare senza trovare uno straccio di soluzione. Non si rese conto di star facendo rapidamente innervosire il barista che in piedi con il blocknotes in mano stava solo aspettando l'ordine.

«Okay 'fanculo, ti porto un Long Island in una tazza da cappuccino, se ne fai parola con qualcuno ti strangolo.» Affermò il barista tornando dietro il suo bancone.

Quella scena fece nascere il primo sorriso del giorno sulle labbra di Sun, il quale però si spense subito dopo quando tornò ad immergersi nei suoi pensieri disperati.

Non conosceva nulla di Ann, nessun suo interesse, nulla che le piacesse, nessun modo per farsi perdonare.

Una tazza in ceramica le si parò davanti insieme al barista che la osservava come a dirle di voler sapere tutto.

Sun lo conosceva bene e sapeva anche che era un gran pettegolo per essere un uomo.

Non l'avrebbe fatta andar via senza che sputasse il rospo. Così, sapendo che tanto non aveva alternative, cominciò a raccontare tutto confidando sul fatto che anche se curioso alla fine in realtà il barista della scuola sapeva come mantenere i segreti.

«Beh... gran bel casino.» Commentò.

«Già...»

*🦋Ann-prima persona🦋

Sinceramente non so come fosse possibile ma anche dopo tutta quella giornata traumatizzante, quando Sun lasciò la stanza dell'infermeria riuscii a riaddormentarmi anche se non ero affatto stanca.

Mi svegliai ore più tardi, lo capii chiaramente dalle migliaia di voci degli studenti che facevano avanti e indietro dai corridoi fuori dall'infermeria dove ancora mi trovavo.

L'idea di uscire non mi piaceva affatto, il pensiero che ancora una volta mi sarei ritrovata sempre al centro dell'attenzione di tutti come succedeva anche nella mia vecchia casa mi terrorizzava.

Non riuscivo a credere che ancora una volta la mia vita sarebbe stata rovinata da Mongrat.

Inoltre ero terrorizzata dall'idea che quella donna potesse venire a cercarmi, sapevo che sicuramente la polizia l'avrebbe tenuta sotto controllo ancora per un po' e che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di non farle scoprire dove mi trovavo ora, ma comunque non riuscivo a stare tranquilla.

I hate you for realDove le storie prendono vita. Scoprilo ora