Capitolo 12

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*🦋Ann-prima persona🦋

L'allenamento era iniziato da almeno un'ora, non lo sapevo di preciso poiché non avevo un orologio sotto mano ma all'incirca il tempo trascorso doveva essere quello. Dopo aver eseguito una lunga mole di esercizi diversi dove ero stata letteralmente massacrata dai miei compagni, decidemmo di dividerci in due squadre e iniziare una partita amichevole.

Amichevole un corno.

Da quando ero arrivata in campo i miei compagni di squadra non mi avevano rivolto la parola, solo occhiatacce. Il capitano mi aveva avvertita che dopo gli allenamenti mi avrebbe parlato e ciò aveva ridotto i miei pensieri a un turbine di ansia che mi impediva di concentrarmi.

Era evidente che tutti ormai avevano letto l'articolo che mi giudicava come una bigotta omofoba, di conseguenza avevo fatto fare una pessima figura a tutta la squadra di calcio d'ingegneria. Probabilmente avevo causato anche l'ira delle altre squadre dell'università, essendo che quell'articolo aveva generalizzato sull'intero mondo del calcio.

Ergo: ero nella merda.

Forse entro il giorno dopo sarebbe uscito un nuovo articolo che avrebbe risolto tutto ma, almeno per quel sabato, avrei dovuto sopportare tutto l'odio dei presenti e le loro frecciatine.

Nonostante si trattasse solo di un allenamento la quantità presente si persone sugli spalti faceva sembrare che stessimo giocando una partita vera e propria. Tra i vari tifosi avevo già individuato Sun che fin dall'inizio aveva preso a fare fotografie probabilmente pensando che avrebbero potuto essere utili per il nostro piano.

In che modo foto mie dove vengo massacrata avrebbero potuto essere utili lo sapeva solo lei.

Vedere Sun sugli spalti che non mi perdeva d'occhio un secondo, per qualche ragione, aveva aumentato ulteriormente la tensione che provavo e più la guardavo più permettevo agli avversari di fare goal.

«Oh andiamo! Concentrati Ribaldi!» Mi urlò dietro Tul, era stato messo in squadra con me.

Tra tutti sembrava che soltanto Pharn fosse preoccupato per le mie pessime prestazioni, non avevo mai giocato così male prima d'ora e la cosa spaventava anche me. Non era solamente l'odio dei miei compagni, contro il loro fastidio e scetticismo lottavo fin dal giorno in cui ero stata ammessa in squadra. Il vero problema era il fatto che ancora stessi elaborando ciò che era successo poco prima del mio arrivo in campo: Sun mi aveva baciato e io non ne ero rimasta disgustata.

Il pensiero che forse quella stronza che mi aveva causato diversi problemi considerevoli avrebbe potuto iniziare a piacermi, e non solo come amica, mi terrorizzava. Ciò permise un altro goal facile agli avversari.

Sugli spalti sentii chiaramente i gemiti di delusione da parte dei parenti, amici e fidanzate dei miei compagni di squadra del momento ma non mi turbavano affatto, non tanto quanto lo sguardo confuso e preoccupato che notai in Sun quando finalmente smise di coprirsi il viso col telefonino.

«TIME-OUT!» Urlò Tul.

L'arbitro provvisorio che si era offerto volontario dal pubblico fischiò, segnando un breve minuto di pausa in cui sapevo che avrei ricevuto un sacco di rimproveri da parte del capitano e dei miei compagni.

«Okay, stiamo palesemente perdendo, ma non è questo ciò che conta, il problema è che alcuni di noi non stanno giocando al massimo delle proprie potenzialità.» Detto ciò venni fulminata con lo sguardo da tutti i presenti in cerchio con me «Ann se non hai intenzione di darti da fare ti dovrò mettere in panchina.» Concluse il capitano.

Rimasi sconvolta, dall'inizio dell'anno avevo sempre dato il massimo e dimostrato di meritarmi il posto che mi era stato assegnato. Per un giorno che non ero in vena a causa di problemi personali mi ritrovavo a rischiare di essere messa in panchina? Assurdo.

I hate you for realDove le storie prendono vita. Scoprilo ora