Avevo finito il mio turno da infermiera.
Stavo camminando lungo un marciapiede ghiacciato dal freddo pungente.
Ero arrivata al ponte dei suicidi.
Si chiama così perché sono accadute cose terribili.
Sto piangendo.
È una notte di quelle molto buie senza stelle.
Mi asciugo il viso con la manica.
Salgo sul muretto facendomi male ad una gamba ed non me ne curo.
Sospiro e guardo giù.
Sto per buttarmi quando ad un tratto mi sento prendere in braccio e mettere giù dal muretto del ponte.
È un ragazzo.
Guardandolo bene è uno dei soldati.
Impaurita mi allontano da lui.
Lo so che non si nota che sono ebrea.
Però è meglio che sto attenta.
- Potrei sapere perché una bella ragazza deve mettere fine alla sua vita? - mi dice senza guardarmi.
- La bellezza non conta niente. Non mi può ridare indietro i miei fratelli - ribatto secca.
Quando li ho visti su quella barella all'ospedale mi sono sentita morire.
Sono morti tra le mie braccia.
- Sono molto dispiaciuto. Ha ancora i suoi genitori? - mi dice cortesemente.
- Mi è rimasto solo mio padre - dico sussurrando.
- Dovrebbe tornare da lui. Deve essere terribile per un padre perdere quasi tutti i figli nel solito giorno - mi dice.
Rimango in silenzio perché ha perfettamente ragione.
Non posso abbandonare mio padre.
Il soldato si avvicina e mi porge una mano.
Esito un pó.
È pur sempre uno sconosciuto.
Ma poi gliela stringo.
- Signorina come si chiama? - mi dice.
Ho paura.
Siamo in guerra.
Dopo vari minuti mi decido a parlare.
- Non te lo dico - gli dico facendogli la linguaccia.
- E dai. Guarda che non ti mangio mica. Poi se ti volevo fare del male, non ti avrei salvato la vita pochi minuti fa. Comunque sono Noah Davis - dice tranquillamente sorridendo.
Penso che forse abbia ragione.
- D'accordo. Piacere di conoscerti Noah. Io sono Ester Schneider - dico cercando di risultare più tranquilla possibilmente.
- Perfetto. Si sta facendo tardi - Noah.
- È meglio se torno a casa - dico.
- Da sola? Vieni dai, ti accompagno - Noah.
- Non ce né bisogno - dico.
- I soldati non sono tutti come me. Non voglio che tu corri rischi. Ti puoi fidare di me. Lo so che non dovrei chiedertelo. Ma è solo per curiosità.
Quanti anni hai? - Noah.
- Va bene. Grazie. Ok. Ho fatto da poco 17 anni. Tu invece? - dico calmandomi.
- Ho 22 anni - Noah.
- Ah. Bene. Sei pure più grande di me - dico scherzosamente.
- Sei tu che sei uno scricciolo di ragazza - Noah sorridendomi.
Ha proprio un bel sorriso.

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Al tempo della guerra
FanfictionCi sono una ragazza e un ragazzo. Troppo diversi fra loro. Alla ricerca della felicità. Lei: Mezza tedesca e mezza ebrea. Alcune volte può essere molto testarda. Ha 17 anni. Di bell'aspetto. Lui: Inglese. Soldato dell'armata tedesca. Troppo genti...