Capitolo 13: La Sfida

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Mi trovo dinuovo intrappolata a quel gelido muro del mio salotto, Leonardo che è intento a togliersi i pantaloni per poi afferrare duramente la mia mano. Il mio volto in lacrime, la mia voce completamente strozzata in gola. Quel ragazzo, all'apperenza così timido e gentile, mi si presentava ora come uno sporco bastardo. Il mio tentativo di urlare in richiesta d'aiuto, fu subito bloccato dalla sua mano che mi tappò la bocca. "fossi in te non opporrei resistenza, meglio che conservi le forze per quello che sta per succederti" mi disse per poi togliersi anche i boxer. La mia gonna era già sul pavimento, ma le mie mutandine fortunatamente erano ancora al loro posto. Purtroppo questo non durò a lungo. Lui me le strappò di dosso e iniziò a introdurre il suo membro in me, provocandomi un forte dolore. Le mie mani erano bloccate, la bocca tappata, non avevo modo di sfuggirgli. Le sue spinte erano tutt'altro che dolci, erano forti, violenti, lui stava chiaramente godendo di quella situazione. Io..beh io stavo piangendo. Sentire il mio corpo violato in quel modo, trattato come un misero oggetto dal ragazzo a cui avevo dato fiducia. "fammi venire lurida puttana" continuò per poi spingere ancora più forte, il dolore era lancinante. Cercai di urlare nonostante la sua mano "fermati! Fermati per favore fermati"
"amore, amore stai tranquilla. È solo un incubo, è tutto finito, ci sono io con te" era Cristian, era rimasto lì tutto il tempo. Senza muoversi di un millimetro. Mi riportò alla realtà, stavo sognando. Ma sognavo il peggio, quello che temevo sarebbe successo se non fosse arrivato Cristian. Ricominciai a piangere. "Cristian, io.. Io ho p-paura. Se lui dovesse tornare e fossi indifesa, da sola.. Diventerò il suo pupazzetto, sfogherà su di me le sue voglie" il solo pensiero fece rabbrividire sia me che Cristian. "se quella testa di cazzo oserà mettere piede un'altra volta in questa casa, giuro che quando uscirà le sue palle non saranno con lui.  Mi occuperò personalmente di tagliargliele per quanto la cosa non sia piacevole, così vedremo se proverà ancora ad avvicinarsi ad una ragazza" disse per poi stringermi forte a sé e accarezzarmi la guancia, asciugandomi le lacrime. "in ogni caso, rimarrò io qui fin quando i tuoi genitori non saranno tornati.. Se per te va bene ovviamente" come poteva non andarmi bene "ti ringrazio" mi accoccolai a lui. Cercai il più possibile di non pensare a quanto era successo, e Cristian fece di tutto per distrarmi. Tuttavia mi sentivo ancora molto scossa e non avevo nemmeno mosso un passo da quando mi aveva posata sul divano. Avevo intenzione di rimanere ferma lì, tra le sue braccia, ancora un pò. E pensai anche che era il momento giusto per togliermi un dubbio che avevo ormai da tempo.
Io: "cri, posso farti una domanda?"
Cri: "anche mille, piccola"
Io: "però devi giurare sulla tua vita che mi risponderai sinceramente"
Cri: "te lo giuro, ora spara questa domanda che sono curioso"
Io: "perché quel giorno decidesti di sederti proprio vicino a me? C'erano tanti posti liberi e anche ragazze molto più belle che non aspettavano altro. Ammesso che ti ricordi di quel giorno "
Cri: "come dimenticarlo.."
Io: "bene allora, perché?"
Cri: "in realtà, ti sei risposta da sola."
Io: "in che senso? Spiegati meglio"
Cri: "come hai detto tu, tutte quelle ragazze aspettavano solo che io mi sedessi vicino a loro. Mentre tu.. Beh tu sembravi disgustata solo all'idea. Il giorno in cui ci siamo scontrati, sviluppai una piccola forma di odio nei tuoi confronti. Si perché di solito tutte le ragazze cadevano ai miei piedi e sarebbero state onorate dallo scontro con il sottoscritto. Mentre tu iniziasti a prendermi a parole in un modo che nessun altro aveva mai fatto e sai.. Attirò parecchio la mia attenzione. Così decisi di imporre a me stesso una sfida: riuscire a dimostrare che anche tu eri innamorata del sottoscritto"
Mi si spezzò qualcosa dentro, sentì come un pezzo del mio cuore si ruppe.
Io: "stai dicendo che per tutto questo tempo non sono stata altro che una misera 'sfida' da 4 soldi? Sapevo che ti prendevi gioco delle ragazze, ma questo.. Beh questo va al di là dei limiti immaginabili" sentivo che le lacrime stavano raggiungendo i miei occhi, ma non gli avrei dato quella soddisfazione. In quel momento iniziarono a scorrermi davanti agli occhi tutti i momenti passati con lui, a capire che erano stati tutto frutto di una cazzo di scommessa che si era fatto da solo. Ero stata presa in giro, abbindolata, per anni avevo pensato che tra noi ci fosse qualcosa di speciale. Qualcosa che ora si stava distruggendo. Quella giornata fu decisamente da dimenticare, le emozioni che stavo provando erano decisamente forti. Sentivo Cristian che provava a parlarmi, ma la testa mi scoppiava. Troppe frasi risuonavano nella mia mente, troppe immagini scorrevano velocemente. Fino a quel momento rimasi seduta, ma adesso avevo raggiunto il limite, non potevo trattenere ulteriormente le lacrime. Dovevo piangere, sfogarmi, urlare e liberarmi di quel peso. Scattai. Mi alzai dalle gambe di cristian e corsi piangendo nella mia stanza. Mi chiusi a chiave e mi accasciai con la schiena appoggiata alla porta, con il volto tra le mani, il cuore che batteva all'impazzata, le lacrime che continuavano a scendere lungo le mie guance per poi raggiungere lentamente il pavimento, un dolore fortissimo che stava invadendo il mio corpo. Cercai di tranquillizzarmi. Tutto inutile. La situazione peggiorò quando mi raggiunse Cristian dall'altro lato della porta.
Cri: "piccola apri questa porta e lascia che ti spieghi"
Io: "Cristian chiudi quella cazzo di bocca e non chiamarmi così. Vattene via e non farti vedere mai più" urlai, piangendo.
Cri: "ma perché non mi fai finire di parlare? Se avessi lasciato che continuassi il discorso avresti capito."
Io: "capito cosa? Che sei solo una persona di merda? Proprio come Leonardo. Stai zitto e lasciami da sola, non lascerò che le tue parole mi freghino un'altra volta"
Cri: "senti. Io ho intenzione di spiegarti il resto della mia storia. Tu non vuoi aprire questa porta? Bene. Vorrà dire che parlerò con il muro ma non starò zitto fin quando non saprai tutto." decisi di stare a sentire quello che aveva da dire.
Cri: "è vero. Inizialmente era una sfida personale, le medie erano il periedo in cui mi sentivo una specie di Dio irresistibile a tutte le ragazze. E sarò sincero con te, penso di esserlo anche ora. Ma il fatto che tu mi disgustavi stava sfiatando quel mio bellissimo mito. Dovevo dimostrare il contrario. Così mi sedetti vicino a te. Ma immediatamente venni catturato dal tuo sguardo, i tuoi occhi erano di un verde che non avevo mai visto prima. O meglio si li avevo sicuramente già visti, d'altronde non sei l'unica ragazza con gli occhi verdi.. Ma i tuoi, beh i tuoi mi incantarono. Decisi di non dare troppa importanza a questo particolare e di concentrarmi sul mio obiettivo. Non so se ricordi ma passò un pò di tempo prima che ti dicessi 'che mi avevi uratato apposta per attirare la mia attenzione' e sai perché passò quel tempo? Perché non sapevo come dirtelo, stavo pensando bene alle parole da usare perché ci tenevo a fare colpo. Ma fui colto da una sensazione improvvisa, fu come un pugno allo stomaco. E rimasi colpito stesso io del fatto che stavo cercando le parole giuste, ero sempre stato un tipo impulsivo con le ragazze. Dicevo sempre il cazzo che mi passava per la testa senza fregarmene di quello che stavo per dire, né tanto meno della reazione che avrebbe avuto la ragazza a cui rivolgevo quelle parole. Ma con te era diverso e ne ero altamente infastidito. Quando tu poi mi rispondesti 'come no coglione' qualcosa scattò in me. Pensavo di averti già colpita ma invece fu il contrario. Uscendo dalla tua classe ti dissi che mi sarei fatto rivedere, ne sentivo la necessità. Da quel giorno provai in tutti i modi a farti innamorare di me, senza rendermi conto del fatto che stesse succedendo l'esatto opposto. Eri tu che mi stavi facendo innamorare. Lo so che sembra la tipica storia in cui il ragazzo 'puttaniere' viene colpito dalla ragazza timida che non lo vuole, e credimi ho sempre pensato fosse una grandissima cazzata ma ci fu un momento in particolare che mi fece capire quanto invece fosse vero. Il momento in cui capì di essermi innamorato di te. Era un sabato sera e tu eri uscita con il tuo gruppo di amici, stessa cosa che feci io, stavamo tutti in una piazza quando vidi un ragazzo avvicinarsi a te e lasciarti un bacio sulla guancia per poi prenderti per mano e tenerti stretta a lui. Non ti chiesi mai nulla di quel ragazzo ma non hai idea di quanto avrei voluto essere al suo posto e di come sentì il sangue ribollire al pensiero delle sue labbra sul tuo volto, di voi due così vicini. Da quel giorno ogni cosa che ho fatto per farti avvicinare a me, era perché lo desideravo o meglio, ti desideravo. Per non parlare del fatto che se fosse stata solo una semplice sfida mi sarei allontanato da te non appena avrei avuto la mia vittoria. E invece guardaci ora, dopo più di 2 anni, mentre sto chiuso fuori dalla tua stanza nella speranza che apri quella porta per stringerti forte a me e iniziare a dimostrarti quanto i miei sentimenti per te siano reali. Perché cazzo Rebecca, mi hai fottuto il cuore."

Che dite Rebecca aprirà quella porta?

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