Capitolo 14: Quel Ragazzino

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Cri: "ti prego, apri questa fottuta porta e dì che sei disposta a dare un'altra occasione a questo coglione" disse con voce velata da un filo di tristezza. Le sue parole mi erano sembrate veramente sincere e a dirla tutta in quegli anni non mi aveva mai aperto il suo cuore in quel modo. Sperai con tutta me stessa nella verità delle sue parole, che quello potesse essere veramente un nuovo inizio. Decisi di aprire la porta. Eravamo entrambi seduti a terra, era così che avevamo parlato separati da quella porta, entrambi appoggiati con la schiena su di essa. L'unica divisione che c'era tra noi in quel momento. Vidi i suoi occhi gioire quando si aprì la porta. Ancora tremante per il pianto, con il trucco sciolto e le guance che erano arrossite più del dovuto, avvicinai la mia mano alla sua, la presi e la portai sul mio petto. Precisamente all'altezza del cuore "che cosa mi stai facendo?" gli chiesi mostrando un leggero sorriso e facendogli sentire il mio battito cardiaco accelerato.
Cri: "la stessa cosa che tu hai fatto a me da quel dannato primo incontro" disse per poi abbracciarmi dolcemente e poggiando la sua testa sulla mia spalla. "mi stai facendo letteralmente impazzire, ma non voglio che tutto questo finisca. Non ho un bel carattere e potrei mandare a puttane tutto in poco tempo, ma tu dovrai impedirmelo. Perché sei una delle cose più belle della mia vita" disse per poi asciugare le lacrime che ancora bagnavano il mio viso. Poggiò l'indice sotto il mio mento, facendomi alzare lo sguardo verso di lui, mostrandomi con grande stupore i suoi occhi lucidi. Potrà non essere tanto, ma per me quel gesto ha significato più di quanto mille parole non sarebbero riuscite ad esprimere. Quelle lacrime, che lui stava trattenendo sforzandosi il più possibile, mi mostravano la sua vulnerabilità. Lui era vulnerabile esatto e il motivo di quella vulnerabilità, beh...ero io. Il mio cuore iniziò a battere sempre di più, lui aveva ancora l'altra mano appoggiata al mio petto. E sentì l'ulteriore aumento del battito, "si però adesso calmiamoci su, non vorrei perderti per un infarto" disse ridendo. I suoi occhi incrociarono i miei, rossi e gonfi per il pianto, ma nonostante ciò combaciavano perfettamente, le sue lacrime ancora lì trattenute, le mie invece sparse ovunque. Lo abbracciai stringendolo a me più che potevo, fu in quel momento che lo sentì cedere e una sua lacrima mi bagnò la spalla. "lascia che per una volta sia io ad asciugarti la guancia, ultimamente hai dovuto farlo tu fin troppe volte" dissi per poi passare delicatamente la mano su quella morbida guancetta, così sensibile e improvvisamente rossa. Gli baciai il punto esatto in cui stava arrosendo, presi il suo viso fra le mie mani e lo guardai fisso negli occhi. Avrei voluto trovare le parole da dire in quel momento, ma non ce n'erano. Era uno di quei momenti in cui tutto ciò che ti circonda non conta, perché tutto quello che può catturare la tua attenzione è di fronte a te, fra le tue braccia, era come vivere in due mondi diversi. La nostra piccola bolla che ci circonda e ci protegge da tutto quello che c'è al di fuori di essa. Uno di quei momenti in cui regna la dolcezza, che può sembrare veramente sdolcinato o da voltastomaco, ma che ti fa sentire le farfalle che ballano allegramente nel tuo stomaco, il rossore che piano piano si fa sentire sul viso e invade il tuo corpo, la voce che non sarebbe in grado di pronunciare parole sensate e rimane intrappolata in gola. Non sentivi la necessità di andare oltre a quel semplice e meraviglioso contatto fisico che era l'abbraccio. Era così che mi faceva sentire, ed era l'unico ad esserci mai riuscito. Amavo tutto di quel ragazzo, mio malgrado. Il suo carattere non era dei migliori, tutto il contrario si potrebbe dire, ma c'era qualcosa in lui che mi incantava. Non sono mai riuscita a capire cosa, lui era certamente un bel ragazzo, ma a me poco importava del suo aspetto fisico. Non sapevo lui cosa pensava riguardante il mio aspetto fisico, che a dirla tutta mi ha sempre portato qualche problema. Non ne andavo fiera, non riuscivo ad apprezzarmi per cui mi sentivo quasi presa in giro quando ricevevo dei complimenti. Non mi interessava di quelli degli altri però, i suoi complimenti erano gli unici a farsi spazio nella mia mente e farmi sentire desiderata, anche se non nego che spesso ho temuto non fossero reali. Cristian nel frattempo si staccò dalla mia presa e sbadigliò, effettivamente si era fatto abbastanza tardi ed era giunto il momento di porre fine a quella straziante e interminabile giornata. "andiamo a dormire" dicemmo in coro, per poi dirigerci verso il mio letto. Non avevo alcuna intenzione di separarmi da lui, e si, in casa c'erano altri 3 o 4 letti liberi. Ma io lo volevo nel mio, con me. Io prima di mettermi a letto mi misi il pigiama, i vestiti che avevo addosso, toccati da quell'essere di Leonardo, avrei voluto bruciarli. Mentre Cristian rifiutò nuovamente di mettere un pigiama, faceva molto caldo essendo a maggio quindi glielo permisi. Una volta messo un pantaloncino e una canottiera raggiunsi Cristian nel letto, che allungò il braccio facendomi stendere su di esso. Mi posizionai con la schiena lungo il suo addome, lui poggiò l'altro braccio sulla mia pancia, stringendomi a sé in un delicato abbraccio. Io dal lato mio mi avvicinai il più possibile a lui e incrociai le nostre dita, mi sentivo protetta. Mi diede il bacio della buonanotte e dopo poco crollò.
Io purtroppo tornai a pensare a ciò che era successo quel pomeriggio, la tristezza stava per impadronirsi nuovamente di me. Ma mi girai verso di lui, vidi quel bellissimo visino con gli occhi chiusi, lo accarezzai e tutti i miei pensieri furono allontanati. Ci misi un pò ad addormentarmi, ma sapere che quel ragazzino che alle medie aveva stuzzicato la mia attenzione, adesso era affianco a me, nel mio letto, mi abbracciava e mi stringeva forte. Beh fu un'emozione che a parole non si può spiegare.

Ciao ragazziii, vi sta piacendo la storia?? Se avete qualche idea o qualcosa da dirmi fatelo pure nei commenti :)

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