Tre anni e mezzo dopo:
vigilia di Capodanno.La città era immersa nella notte, ma riuscivo comunque a sentire in lontananza e nelle altre case, così come nei locali in centro, il suono della musica da festeggiamento e gli schiamazzi concitati e allegri delle persone.
Vigilia di Capodanno dell'anno duemila ventiquattro passata lì, sul tetto di quel posto che conoscevo come le mie tasche e in un ambiente che qualche anno prima mi aveva messo più che in difficoltà.
Aspettavo i fuochi d'artificio esplodere nel cielo, il sughero delle bottiglie di champagne schizzare in aria, il tintinnare dei bicchieri e il bacio da dare a mezzanotte alla persona con la quale avrei cominciato il nuovo anno.
Guardando quel quartiere deserto e tranquillo non riuscivo a fare a meno di sorridere, ricordando le cose passate e la paura di perdere coloro che amavo. Ricordando tutta la strada che ognuno di noi aveva fatto e pensando a quanta ancora ce n'era fare.
Ricordavo tutto con dolcezza, con una dolcezza che mi portava a sorridere ancora di più e mi alleggeriva il cuore.
«Birra?»
Scossi la testa e tirai le gambe al petto. «Sto bene così, grazie».
E il vento mi faceva svolazzare i capelli che qualche giorno prima avevo deciso di tagliare e di schiarire, per dimostrare a me stessa di essere cambiata così come lo avevano fatto le cose e le persone che avevo intorno.
Erick si strinse nelle spalle e venne a sedermisi accanto, dicendo: «Allora me le scolo entrambe io».
Erick era diventato un uomo.
Non per la barba, o per quell'enorme orologio che portava al polso, ma per quei comportamenti da adulto che non gli avevo mai visto fare.
Anche vedergli bere una birra me lo faceva pensare. Più sicuro di se e dieci volte più maturo, sembrava solo l'ombra del ragazzo che avevo conosciuto tempo addietro.«Incredibile...» sospirò.
Guardai con nostalgia i tetti delle case che ci circondavano. «Cosa?»
«Che nonostante tutto torniamo sempre qui».
Annuii e abbracciai le mie stesse gambe. «Al capanno dei nonni di Joel».
Scelte diverse, vite diverse che ci avevano portato al punto di partenza, a dove tutto era cominciato.
«Jessica mi piace» esclamai ad un certo punto, sentendo il bisogno di fargli sapere che ero contenta che adesso avesse nella sua vita qualcuno che gli volesse bene. «Sembra una brava ragazza e pare ti renda felice, quindi...»
Erick sorrise e bevve un sorso di birra, gettando la testa indietro. «Già».
Gli guardai il profilo perfetto del viso, soffermandomi sulle labbra che anche al buio riuscivano ad essere sensuali e che un tempo erano state di mia proprietà.
«Tu e Christopher sembrate essere stati creati per stare insieme» ed una risatina di fastidio gli uscì dalla bocca incontrollata. «Sembrerà sciocco, ma non riesco a non essere geloso quando vi vedo vicini».
Voltò il capo verso di me. «Continua a darmi fastidio il vostro rapporto, anche se sono passati quattro anni e le cose si siano evolute».
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Tengo que esperarte siete vidas más || Christopher Velez
FanfictionOvidio nelle "Metamorfosi" narra che Orfeo scese negli inferi e superò sfide impossibili per arrivare al cospetto di Ade e Persefone e chiedere loro di riavere indietro l'amore della sua vita: Euridice, morta per un morso di serpente. E continua des...