ℂ𝕒𝕡 𝟟. 𝕥𝕦𝕥𝕥𝕠 𝕔𝕠𝕤ì 𝕕𝕚𝕗𝕗𝕚𝕔𝕚𝕝𝕖

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Oh forse la mia fine, comunque sarà gloria

(Marco mengoni)

(1627 parole)

Il prossimo sei tu, Adam...

T/n POV:

Driiin...driiiin...

come tutti i giorni suona quell'aggeggio infernale, comunemente chiamato sveglia, a scassarmi le ovaie, dopo altri scleri da parte del coso decido di alzarmi, con molta svogliatezza vado a svegliare anche mia madre, che, stranamente, era tornata a casa, si sentiva dall'odore di alcool.

Flashback

Una mattina normale. O almeno così sembrava. facci tutte le mie cose e avvicinandomi alla camera dei miei sento mia madre piangere intanto che parlava con qualcuno al cellulare, decido di entrare, nell'esatto momento in cui apro la porta la donna lascia cadere il cellulare a terra per poi accasciarsi a terra.

Mamma:"T-T-T/n tuo p-padre" si mise una mano sulla bocca per poi continuare a piangere. avevo capito...Avevo appena perso un pezzo della mia famiglia, mio padre ci aveva lasciate, caddi a terra. non versai neanche una lacrima, ero troppo scioccata per farlo.

da quel giorno mia madre iniziò a bere, nonostante non me lo dicesse, ci siamo anche trasferite.

Fine flashback

Bussai alla camera della donna. Niente. "Vabbè, entro, sarà in post-sbronza" penso ridacchiando da sola.

Apprendo la porta trovo lo spettacolo peggiore che potessi vedere. Stavo tremando, ho sentito un nodo stringersi all'altezza dello stomaco e il respiro affannarsi, tutta la gioia dei momenti prima sparì, come la donna che avevo avanti, stessa sul letto, inerme, con gli occhi aperti, nonostante non si sarebbe svegliata mai più. Caddi a terra, le gambe non mi reggevano più, formicolavano, così come le mie braccia che scendevano lungo i miei fianchi piegando leggermente le dita al contatto con il pavimento. Il mio sguardo era completamente assente, il collo leggermente piegato indietro e gli occhi che fissavano un punto della stanza, un punto per nulla casuale, una foto. La foto di me e i miei genitori, oramai scomparsi entrambi.

Cercai il cellulare per digitare il numero dell'ambulanza, feci fatica a palare, la mia voce tremava come mai aveva fatto, dopo la telefonata non dissi più nulla. Continuavano a farmi domande su domande, forse non avevano capito che non avevo intenzione di parlare con quelle persone di cui non mi interessa. Ho bisogno di realizzare quanto è successo.

Infermiere:"Signorina, lei ha bisogno di riposo, per oggi vada a letto o chiami qualcuno, non posso permetterle di uscire di casa in queste condizioni" io in risposta annuì leggermente per poi andare a chiudermi in camera mia e mettermi con le ginocchia al petto in un angolo della stanza, ripensando a tutto quello che avrei potuto fare con la donna che sarebbe dovuta essere mi madre, ripensando al fatto che negli ultimi mesi, a malapena ci rivolgevamo la parola, le poche volte che tornava a casa io ero sempre alla "S" o a fare casino in discoteca, avevo bisogno di una sola cosa.

Assicurandomi che tutti se ne fossero andati uscì di casa disubbidendo all'infermiere di prima, mi recai a piedi in un bosco. gli alberi erano piuttosto spogli, erano poche le foglie che gli coprivano, quelle poche foglie si staccavano dagli alberi una ad una per poi liberarsi in aria, superati questi alberi si arrivava ad un lago, lo avevo scoperto pochi giorni dopo il mio trasferimento, mi ha sempre ispirato tranquillità, libertà, quindi ho deciso di passare la mattinata ad ascoltare musica guardando quel paesaggio così liberatorio avvolta nel pigiama che ancora avevo addosso, costituito da una semplice felpa bianca grande te volte più di me e dei pantaloncini che arrivavano al ginocchio.

La mia Luce (Sk8 the infinity x reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora