• 𝘚𝘢𝘮 𝘚𝘮𝘪𝘵𝘩 - 𝘐'𝘮 𝘯𝘰𝘵 𝘵𝘩𝘦 𝘰𝘯𝘭𝘺 𝘰𝘯𝘦 •
ᴵ ʷⁱˢʰ ᵗʰⁱˢ ʷᵒᵘˡᵈ ᵇᵉ ᵒᵛᵉʳ ⁿᵒʷ
ᴮᵘᵗ ᴵ ᵏⁿᵒʷ ᵗʰᵃᵗ ᴵ ˢᵗⁱˡˡ ⁿᵉᵉᵈ ʸᵒᵘ ʰᵉʳᵉQuando fu in strada, riprese fiato lentamente piegandosi sulle ginocchia. Joanna lo raggiunse in fretta, mettendogli il braccio sulla spalla. "Ehi, va tutto bene?". Alex scrollò le spalle, rimettendosi in piedi. "Sto bene. Non sopporto gli spazi chiusi e affollati, e odio ballare". Lei soffocò una risata, attirandolo a sé. Lo abbracciò stretto, poggiando la testa sul suo petto. "Mio fratello sta tentando di conquistare quella ragazza. Quindi che ne dici se io e te ci allontaniamo dalla marmaglia? Troviamo un posto più tranquillo e meno affollato". Alex non poté che accettare. La prese per mano, camminando verso un bistrò. Non era ancora scoccata la mezzanotte, perciò mancavano ancora sei giorni alla partenza di Joanna. Poi sarebbero diventati cinque, quattro. Infine l'avrebbe dovuta salutare, forse per sempre, maledicendosi per non averla notata prima.
Tuttavia, i suoi occhi non avevano mai evitato di incontrare quelli di Joanna. C'era sempre stato qualcosa, però Alex si era sentito disorientato e affranto da tutta la situazione che lo aveva avvolto come un pugno chiuso intorno alla gola. Un fardello implacabile e spasmodico, da cui era riuscito a liberarsi solo dopo il ritorno della sua famiglia a Londra. Adesso poteva dire di avere tutto, o quasi. Joanna era in procinto di partire per New York e chissà se mai avrebbe fatto ritorno. "Hai già qualcuno da cui stare una volta che sarai a Long Island?" le domandò, sedendosi difronte a lei nella tavola calda. "Ho una zia, sì ma molto probabilmente la mia insegnante mi troverà un posto. Avrò vitto e alloggio inclusi nell'apprendistato".
"Sembra un sogno". "Lo è" rispose lei, facendosi subito seria. "Non credere che io sia tanto felice di partire. Lo sono, ma... è capitato nel momento sbagliato". Prese la mano nella sua da sopra il tavolo, sorridendole. "Se può farti piacere, mi farò trovare sotto al tuo appartamento ogni weekend". Joanna scoppiò in una risata, gli occhi lucidi. "Non potresti permettertelo. I biglietti costano un po' e...". "Troverò un modo. Non rinuncio a noi". Il cameriere li servì con due cioccolate calde. Nel frattempo in strada iniziarono i festeggiamenti. Bambini con gli occhi rivolti verso il cielo in attesa dei fuochi d'artificio. Coppie di innamorati strette in un abbraccio caloroso. I due seduti al tavolo bevvero la bevanda bollente, restando a contemplarsi in silenzio. "Non credi che prima o poi Tommy si accorgerà della nostra assenza?".
"No, era troppo preso a sbavare dietro quella Daisy". Dal modo distaccato e arrogante in cui l'aveva nominata, Alex comprese che non le stava molto simpatica. Le domandò il motivo di tale risentimento. "Non lo so. Ho una sensazione, e poi ho notato come ti guarda". Alex quasi si soffocò con la cioccolata calda che gli bruciò la lingua. "E come mi guarderebbe?".
"Come se fossi un bel gelato in una giornata di sole". Lui scoppiò in una risata, trovandola buffa e divertente. "Mi sembri un tantino gelosa". "Lo sono, sì. Non ti mentirò. Non mi fido a lasciarti a Londra con quella nei paraggi". Alex si alzò dalla panca, andando a sedersi sul lato opposto del tavolo dov'era seduta lei. Le prese il viso tra le mani, baciandola con trasporto. Un bacio intenso, caldo che lasciò poco spazio alla fantasia. "Questo è un mio modo personale per dirti che Daisy non ha alcuna speranza con me". Joanna storse il naso, facendo una smorfia. "Forse non ho afferrato. Potresti ripetermelo?". Alex non se lo fece ribadire. La baciò ancora, intanto che l'orologio rintoccò la mezzanotte e all'esterno uno spettacolo colorato di luci cromatiche esplose nel cielo di Londra.
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𝐀𝐥𝐞𝐱 | 𝐓𝐡𝐞 𝐒𝐮𝐫𝐯𝐢𝐯𝐨𝐫 [H.S]
FanfictionGiugno, 1940. Alex, scampato dall'invasione dei nazisti a Dunkerque, riesce finalmente a tornare nel Regno Unito. Le prime notti non riesce a sopportare l'inflessibile senso di vuoto, e continua a sognare i giorni in cui si trovava in guerra. Prova...