19. 𝐍𝐞𝐰 𝐘𝐨𝐫𝐤

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I suoi occhi verdi si posarono sul ragazzo immobile davanti alla porta. Entrambi emozionati e presi da un incontrollabile frenesia, camminarono svelti l'uno verso l'altra incontrandosi in un caldo abbraccio che li vide protagonisti di uno spettacolo romantico sotto gli occhi sognanti e meditabondi dei clienti. "Che ci fai qui? Non ti aspettavo prima della fine del mese" Joanna sussultò intanto che una lacrima le rigò la guancia arrossata per l'emozione. "Ho voluto farti una sorpresa. Spero di esserci riuscito".

"Certo che ci sei riuscito". Infilò le dita tra i suoi capelli castani e ricci, attirandolo a sé. La sua insegnante si schiarì la gola per poter richiamare la loro attenzione. I due si ricomposero, imbarazzati. "Jo, chi è questo bel giovanotto?". Joanna non sapeva come chiamarlo, al che lui rispose: "Sono Alex, il suo ragazzo". Joanna semplicemente annuì, portandosi le braccia conserte dietro la schiena. "Oh bene. Finalmente i racconti della nostra piccola stilista prendono forma. Ci ha parlato di te fin quasi alla nausea". Lei arrossì. "Stanno esagerando".

"Nient'affatto. Sappiamo tutto di te". Joanna forzò un sorriso, volgendo lo sguardo verso Alex. "Devo parlarti di alcune cose. Credi che potresti allontanarti per un po'?". Joanna si liberò del centimetro che si era avvolta attorno al collo. Infine lo seguì fuori dalla porta. "Il mio appartamento è sopra al negozio". Lei gli fece dare una veloce occhiata alla casa. "Che ne pensi?".

"È molto luminosa" spiegò Alex, sporgendosi dal balcone che dava sulla strada principale. "Sei già stato in centro?". "Sono arrivato solo oggi". "Quindi non hai trovato ancora una sistemazione?". Lui scosse la testa. "Starai qui da me. Quanto hai intenzione di intrattenerti?".

"Finché vorrai e, a proposito di questo..." aprì la sua valigia, afferrando l'assegno di Sean dal taschino interno. "...tuo padre è tornato a Londra. Mi ha chiesto di darti questo". Anche lei se lo rigirò tra le mani, strabuzzando gli occhi. "Questa è una cifra esorbitante. Perché te lo ha dato?". "Deriva dalla sua indennità di guerra. Vuole che tu sia felice, anche se questa felicità dovesse comportare la tua permanenza negli Stati Uniti".

"E gli hai parlato del nostro progetto?". Alex scosse ancora la testa. "Quello che c'è scritto nelle lettere che ci siamo scambiati è un segreto solo nostro. Non ero certo volessi condividerlo con altri". Con l'assegno ancora tra le dita, Joanna gli prese il viso tra le mani tremolanti. Lo baciò con trasporto, sussurrandogli che le era mancato tanto. Lentamente lui scese con le mani lungo la sua schiena avvolta dal vestito paisley. Giunto ai lembi inferiori, glielo sollevò da sopra la testa. L'assegno cadde in terra insieme al suo vestito. "Quanto tempo abbiamo?" domandò Alex, continuando a baciarla. "Abbastanza". La fece distendere sul suo materasso in mezzo alla stanza. La seconda volta. Più intensa e passionale rispetto alla prima. Joanna la preferì, soprattutto perché adesso sapeva come fare. Aveva preso dimestichezza e la bellezza eterea di Alex favorì quell'amplesso vorace e fervente. Joanna gli scivolò sopra, prendendo le redini. Fermò i suoi polsi sopra al cuscino, continuando a baciarlo. "Sembra che ti sia mancato parecchio". 

"Puoi dirlo forte" lo tirò dalle piastrine che aveva ancora appese al collo

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"Puoi dirlo forte" lo tirò dalle piastrine che aveva ancora appese al collo. "Cosa hai fatto in mia assenza?". "Niente di eccitante" rantolò Alex afferrandola per i fianchi. "Sei persino più bella di quanto ricordassi". Lei sorrise, mordendogli il labbro inferiore. "Ti amo" rispose intanto che lui le fece fare una veloce capriola. Alex voleva stare sopra. Guardarla, osservarla attentamente per poter catturare ogni singolo dettaglio del suo viso e del suo corpo curvilineo. "Hai davvero intenzione di restare qui con me? Ti avverto, è un progetto a lungo termine". Lui soffocò una risata, portandosi le sue gambe sui fianchi. "Non ho intenzione di lasciarti mai più".

***

Joanna si ricompose, infilandosi di nuovo il vestito da sopra la testa. Poi si avvicinò allo specchio, sistemando la coda di cavallo. Lui la osservò per tutto il tempo, tenendo il gomito sul cuscino. "Non vedo l'ora" sbottò. Lei rispose con un'occhiata scettica. "Di fare cosa?". "Di ripetere le stesse identiche cose per il resto della nostra vita". Joanna sorrise. "Non ti credevo così sdolcinato". "Sei tu la causa". Lei si sporse sul materasso, scoccandogli un bacio sulle labbra. "Devo tornare di sotto. Tu resta qui, aspettami. Sarò presto di ritorno e potrò portarti a fare un giro perlustrativo in questa bellissima città". Alex la vide ancheggiare verso la porta. Poi gettò la testa all'indietro, sprofondando nel cuscino. Si lasciò andare tra le braccia di Morfeo intanto che l'appartamento calò in un silenzio reboante. Quando si alzò l'oscurità e la città venne avvolta da un leggero e fresco fruscio, i due poterono salire su un taxi che li portò da Long Island a Times Square. Passeggiarono mano nella mano nella città che non dorme mai. Alex si guardò intorno con occhi sognanti. Occhi che non avevano mai veduto uno spettacolo simile. Londra aveva il suo fascino, ma New York era magica e la compagnia di Joanna annullò qualsiasi affanno che gli era rimasto dal conflitto a Dunkirk. Una guerra che non avrebbe mai dimenticato. 

𝐀𝐥𝐞𝐱 | 𝐓𝐡𝐞 𝐒𝐮𝐫𝐯𝐢𝐯𝐨𝐫 [H.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora