2) When you smile, there is zero gravity now

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Era oramai arrivata la sera, terminò una magnifica giornata d'estate. Apollo lavorava dall'alba, guidando il suo carro, solcando la volta celeste.

Il dio si fissò il polso, per guardare il suo orologio. Erano le otto, ora di far tramontare il Sole.

Arrivò sopra i cieli di New York e iniziò a planare, creando uno spettacolo nel firmamento. Il cielo, da azzurro, prese colore rosso con varie sfumature gialle, arancioni e rosate, mentre la stella scendeva. I mortali non si sarebbero mai accorti di nulla, perché grazie a uno speciale potere, chiamato Foschia, le creature mitologiche erano oscurate, in modo che le persone normali vedessero ciò che il loro occhio permetteva. In questo caso, Apollo sarebbe apparso come un ragazzino scapestrato qualunque e il suo carro come un mezzo di trasporto comune, che lui poteva mutare a suo piacimento, da un'automobile a un motorino e via dicendo.

Il carro, a tramonto avvenuto, si trasformò in una fantastica Spider rossa, che la divinità guidò per le grandi strade di New York.

Arrivato in un vicolo, guardò il cielo, aspettando che sua sorella Artemide apparisse in cielo, con la sua Luna d'Argento e la miriade di stelle.

Quando il cielo fu completamente buio, illuminato dal plenilunio e dalle stelle, continuò per la sua strada, arrivando all'Empire State Building. Spense i motori della sua Spider, che mutò in un Eastpak rosso. Da quando aveva perfezionato questo trucchetto, poteva entrare nel palazzo passando inosservato. Si mise lo zaino in spalla ed entrò nell'edificio, avviandosi senza problemi verso l'ascensore. Entrò. Guardò la pulsantiera dell'ascensore e premette quello del piano richiesto. Il seicentesimo.

I mortali non avevano mai visto quel pulsante, per via della Foschia, il che era un bene, altrimenti sarebbe stato un disastro, perché l'odierno Olimpo si trovava a quel piano.

L'Olimpo, anche se si era spostato in America nel corso della storia, non era cambiato di una virgola da com'era alle origini.

Dall'ingresso dell'ascensore partiva un sentiero di mattoni d'oro, costeggiato da nuvole, che portava al centro dell'Olimpo: un enorme piazzale, i cui confini erano circondati da colonne, anch'esse d'oro, nel quale si tenevano banchetti, magnifiche feste, si accettavano le offerte dei fedeli e, ovviamente, si tenevano le riunioni alle quali partecipavano tutti gli dei, per lo più per questioni politiche, che si tenevano durante il primo solstizio e il primo equinozio di ogni stagione.

Il piazzale era circondato da troni, ognuno appartenente a una divinità, dai quali partivano altri sentieri, che portavano alle loro stanze.

Apollo sorrise, era arrivato a casa dopo un'altra giornata spossante, finalmente. Si avviò verso il piazzale, per poi sedersi sul suo trono una volta arrivato.

Salutò cordialmente tutti gli dei presenti. Gli assenti, ovviamente, erano Artemide, Ade e Dioniso.

Accorgendosi dell'assenza di quest'ultimo, Apollo guardò il padre con aria interrogativa, accennando curiosità:- Padre, dov'è il Signor D.?

Zeus si passò una mano tra i capelli, incontrando lo sguardo del figlio:-È in ritardo! Avrà avuto dei contrattempi al Campo Mezzosangue.

-Oh, che sfortuna!- rispose il minore con un accenno d’ironia -Oggi è il primo del mese. Doveva organizzare una delle sue feste!- s’imbronciò leggermente per fare scena, il che poteva essere simpatico all'inizio, ma dopo diversi millenni era considerato dagli dei odioso.

Il capo di tutti gli dei sospirò esasperato, mettendosi le mani nei capelli nervosamente:-Ah, figlio, cos... - fu interrotto dal suono piatto delle porte d'ingresso all'Olimpo aprirsi. Entrò Dioniso, accompagnato dal suo corteo di Menadi.

Memories of The SunsetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora