12)Non mi sono mai fidato! Perché avrei dovuto ora?

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Passò qualche giorno in tranquillità. Ormai tra Zeus e Poseidone sarebbe sembrato regnare la pace, perciò Apollo decise di smettere di comportarsi come se fosse la loro balia e tenerli d'occhio, prendendosi un giorno di pausa, non rimanendo col fiato sul collo del padre e dello zio.

Il Sole splendeva e, sebbene fosse inverno, scaldava più del dovuto. Decise di andare al Campo Mezzosangue, per accertarsi che i figli di Zeus avessero riacquistato la forza di cui il dio li aveva privati.

Tutto sembrava tornato alla normalità, il che soddisfò il dio, portandolo a sorridere nuovamente. Veramente, dopo tutto il tempo passato, il suo sorriso era vero, sincero, sebbene fosse preoccupato per gli ultimi versi della profezia:

"All'alba si decreterà l'Apocalisse retratto, ma un traditore non rispetterà tale patto."

Doveva mantenere i due dei in pace il più possibile ma, purtroppo, non avrebbe potuto durare in eterno. Alla fine sarebbe successo qualcosa.

-Apollo! Che piacere incontrarvi di persona!- esclamò una voce alle sue spalle.

Il dio si voltò e vide un ragazzo. Il primo che lo riconobbe senza bisogno di precedenti presentazioni. Il ragazzo aveva un sorriso arrogante, capelli neri e occhi verde-smeraldo, i quali accennavano a una perenne bramosia di sfida, sicurezza di vittoria, nessuno sprezzo del pericolo, nessun timore e nessuna paura. Forse aveva già intuito di chi potesse essere figlio, non c'era dubbio.

Il ragazzo porse la mano che il dio strinse in seguito, un po' impreparato. Nessuno si era mai dimostrato così disponibile a fare conoscenza negli ultimi tempi.

-Piacere di conoscervi. Sono Daniel, figlio di Ares.- si presentò il ragazzo.

La deduzione di Apollo non fece una piega, difatti essa fu esatta.

-Il piacere è tutto mio, ragazzo. A cosa devo quest'incontro?- chiese il dio alquanto incuriosito.

-Semplicemente volevo farle i miei complimenti. Vi ho visto quest'estate. Avete avuto coraggio a voler affrontare mio padre per salvare la vita ai semidei presenti. Non posso far altro che ammirarvi. Avete tenuto testa a mio padre, dimostrandogli che la violenza non ha mai un buon motivo per essere usata.

Fermi tutti! Cos'aveva detto?! Un figlio del dio della Guerra che rinnega la violenza inutile? Cos'avrebbe pensato il padre? Siamo sicuri al 100% che il genitore divino fosse proprio Ares?

-Oh, grazie. Così mi lusinghi, ragazzo.- disse il dio, accennando un sorriso imbarazzato.

-Oh, suvvia, non dite così. Sono io che dovrei ringraziare voi, piuttosto.

-Oh, davvero? Come mai? Non mi sembra di aver fatto chissà che cosa.

-Avete generato una figlia adorabile, che, due mesi fa, ha finalmente accettato di stare con me.

-Oh, congratulazioni, ragazzo. Sono felice per voi. Oh, e mi raccomando, trattala come fosse una regina!

-Oh, certo. Lo farò di sicuro, come già faccio d'altronde. Non riuscirei mai a far soffrire la vostra piccola Paris.

Il mondo sembrò fermarsi quando Apollo udì quel nome:-Ripeti, prego.

-Paris. Senza di lei non riuscirei a rimanere, è la ragazza più dolce del mondo.

Il dio fece riaffiorare nella sua mente l'ultimo incontro con la figlia e ricordò che non fu molto piacevole, perciò si limitò a rispondere:- Ehm... sì.

-Oh, perdonatemi ma ora devo proprio andare. Mi ha fatto piacere parlare con voi. Grazie della chiacchierata, a presto!- detto questo, si avviò verso l'arena, dove la figlia di Apollo lo aspettava per allenarsi.

Memories of The SunsetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora