6) Il giorno più lungo

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Giunse l'alba del 21 Dicembre, ultimo giorno prima dell'arrivo dell'inverno, accompagnato dai freddi più intensi.

Apollo ed Eos, per la prima volta, rimasero sull'Olimpo per controllare il loro lavoro nei cieli.

Eos, aiutata da una nuvola, creò un panorama degno di un quadro: il cielo tinto da sfumature rosee come le sue purissime labbra, invidiate anche da Afrodite stessa perché bellissime anche senza un filo di trucco, la nube fu tinta di un roso scarlatto con sfumature arancio, creando un'onda anomala nel cosmo, sopra il paesaggio terrestre tuttora privo di ogni luce, divorato ancora dai colori spenti, perché il popolo doveva ancora destarsi dal suo sonno.

Apollo, invece, tracciò la traiettoria di volo del suo carro, il quale, nel periodo estate-autunno, era più vicino alla superficie terrestre, ma non troppo rasente, o avrebbe causato dannosi incendi, trasformando la terra in un immenso deserto circondato dall'Oceano.

In questa stagione, il Sole era luminoso, splendeva per la maggior parte della giornata e scaldava la terra in un caldo abbraccio di luce, dicendo così addio alle tenebre che i devoti fedeli avrebbero passato in ozio ancora per poco tempo.

Tramite una leggera nube di nebbia e la magia di Iride, le due divinità ammirarono il loro lavoro, splendido come sempre.

Apollo incrociò le braccia al petto con un sorriso soddisfatto, mettendosi a fianco di Eos, la quale intrecciò le dita delle mani dietro la schiena, cercando invano di nascondere la propria timidezza dietro un portamento diligente. Accennò poi un mezzo sorriso sincero, guardando poi il viso del collega, il quale era ancora ammaliato dallo spettacolo.

-Anche oggi hai fatto un lavoro splendido. Ti faccio i miei complimenti. Sei il miglior guidatore di carro del Sole che esista, Apollo.- disse poi con tono dolce. La sua ultima esclamazione fu un po' stupida, è vero, ma, non avendo mai occasione di parlare con qualcuno a causa della sua timidezza, si emozionava ogni volta che avesse dovuto aprire bocca ma, secondo la maggior parte degli Olimpi (tra cui Apollo stesso) lei nascondeva dei segreti e forse tali segreti non erano cosucce da niente.

Apollo sorrise intenerito alle sue parole, senza però distaccare gli occhi dall'immagine appena creata:-Come, scusa? No, ti sbagli, dico davvero!- rispose

-Come, scusa? Non capisco...

-Tu fai i complimenti a me? Il mio lavoro, sì, forse è l'unge e a volte stancante, ma... Non è assolutamente paragonabile al tuo. Insomma, guarda.- con un gesto della mano le mostrò nell'immagine le immensità della terra, illuminata dalle timide luci dell'alba.

-Oh, grazie. Mi fa piacere che tu dica questo. Grazie infinite.

-No, grazie a te.

-Per cosa?

Le indicò nuovamente l'alba, guardando la dea negli occhi:-Per darmi tutti i giorni un motivo per iniziare bene la giornata.

La dea guardò a terra, arrossendo violentemente, terminando la conversazione con:-Ah, scusami ma ora devo proprio andare. Non può di certo persistere l'alba per un'intera giornata. Uhm... ciao!- e si congedò, avviandosi velocemente ai suoi appartamenti.

Apollo sorrise intenerito alla scena. Era veramente adorabile quando la colpivano questi attacchi di timidezza improvvisi, anche se ciò la rendeva misteriosa. Troppo misteriosa. Chissà cosa nascondeva. Apollo era sicuro che lei avesse qualche scheletro nell'armadio ma, noto il suo carattere, tali scheletri avrebbero dovuto avere le dimensioni di un T-Rex.

Spostò lo sguardo, di nuovo, sull'immagine ritraente l'alba che, dopo l'uscita di scena di Eos, si era trasformata in una vera mattinata d'autunno, il cui calore era ancora tiepido. Si accomodò poi sul suo trono, osservando lo svolgersi della situazione.

Memories of The SunsetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora