Quella mattina, Apollo cercò di rilassarsi il più possibile, dimenticare la profezia che gli aveva tormentato la mente, impedendogli di passare un'altra notte tranquillamente.
Si avviò alla sua terrazza alias pista di decollo, carezzò il dorso dei cavalli che conducevano la sua quadriga, il carro del Sole. Sospirò, aveva i nervi tesi ripensando alle parole della profezia raccontata da Rachel. Sapeva che, purtroppo, la profezia riguardasse proprio lui, perché la ragazza, posseduta dallo Spirito dell'Oracolo, recitò quei versi rivolgendosi a un "tu", il che poteva essere Apollo stesso. I versi erano a dir poco agghiaccianti ma uno in particolare lo preoccupava: "Il sangue della poesia al suolo verrà versato". Non capiva come interpretarlo e non era per niente sicuro di volerlo sapere.
Salì sul suo carro, pronto a partire, sebbene fosse sicuro che avrebbe dovuto tenere gli occhi aperti. da quando la profezia fu decretata, ne iniziò lo scandire. Sospirò più teso di quanto non fosse in precedenza, fino a quando non lo raggiunse Eos, la quale notò il suo nervosismo e la sua tensione. Gli si avvicinò, carezzandogli poi la mano che stringeva fortemente le briglie. Il dio, beandosi delle carezze dell'amata, sorrise dolcemente, allentando la presa. Eos salì sul carro e insieme i due partirono per far sorgere l'alba.
Quando si accorsero di essere ormai giunti alla prima mattinata, i due si guardarono negli occhi, sorridendosi dolcemente a vicenda, baciandosi infine sulle labbra, mettendoci tutto l'amore provato in quell'attimo. La dea si dissolse non appena le loro labbra si divisero, il suo lavoro era ormai finito per quel giorno.
Apollo riuscì a vedere New York dall'alto, il che lo fece sentire libero, lontano dalle preoccupazioni. Che sia chiaro: non si era scordato della profezia, semplicemente cercava di non darci troppo peso, altrimenti sarebbe scivolato nel baratro senza fondo chiamato "Pazzia".
Ora che Eos era tornata sull'Olimpo, lui sentiva di essere solo, il che lo fece rimuginare ancora per le parole dell'Oracolo. La presenza della dea dell'Aurora lo sollevava, lo faceva sentire rilassato, senza preoccupazioni.
I suoi tormenti lo abbandonavano quando Eos era al suo fianco, proprio per il suo carattere calmo, innocente, timido. Questi elementi intenerivano il cuore di Apollo, dissolvendo così i suoi pensieri negativi.
Ora però lei non c'era, ragion per cui sentiva il forte bisogno di distrarsi, quindi scese su New York, lasciando il Sole andare per la sua strada.
Tirò fuori dalle tasche dei jeans il suo iGod (iPod divino), prese le cuffiette e iniziò ad ascoltare i brani più in voga al momento, continuando a camminare per le strade Newyorkesi.
Notò di essere arrivato davanti al Δedalus e gli venne spontaneo sorridere, ricordando la sua esibizione dell'estate passata e decise di entrare a salutare e magari bere qualcosa.
L'unico che lo riconobbe fu il disk-joker, che lo chiamò "star" per tutta la sua presenza all'interno dello stabile, per esempio "Hey, star!", "Cosa ti offro da bere, star?", "Goditi il drink, star." e via dicendo.
Proprio nel momento in cui Apollo uscì dal locale, un motorino parcheggiò proprio davanti al dio. Il motociclista scese dal veicolo, si tolse il casco e dimostrò così di essere una lei, ma non una ragazza qualsiasi. Era la cameriera che aveva incontrato la sera della festa, la quale lo guardò con uno sguardo stupito.
-Hey, Cass!- esclamò il dj da dentro il Δedalus. Lei si avvicinò velocemente all'entrata, guardando Apollo dicendogli poi, in tono minaccioso:-Tu non ti muovere! Io e te dobbiamo parlare!
Apollo accennò un sorriso arrogante e, non appena la ragazza fu nervosamente entrata nello stabile, si limitò a rispondere ironico:-Okay, capo.
La ragazza uscì subito dopo, con indosso la divisa del locale. Incrociò le braccia al petto, guardandolo nervosa:-Dov'eri sparito? Che fine hai fatto tutto questo tempo?
- Ho avuto da fare. Ho avuto molto da fare, spero tu mi possa perdonare.
-"Ci rivedremo", avevi detto! Io ci speravo! Io avrei potuto offrirti il mio aiuto, Apollo!
Il dio del Sole rimase spiazzato. Come poteva conoscere la sua identità? Era impossibile. Non l'aveva mai riferita ad alcun mortale, fatta eccezione per le donne che fu costretto a lasciare.
-Aspetta. Come sai il mio nome? E come avresti potuto aiutarmi? Aiutarmi per cosa poi, sentiamo!
-Io so molte cose e non ha importanza come io conosca la tua identità! Io conosco la profezia che ti turba. Ho avuto molte premonizioni su ciò. Se tu ti fossi presentato prima, ti avrei messo in guardia, dirti ciò che vidi, in modo che tu fossi pronto. Come entrambi ben sappiamo, le profezie non si possono evitare, ma si possono affrontare. Con il mio aiuto saresti stato capace di far fronte al tuo destino. La profezia riguarda te, da quel che sono riuscita a vedere, so che avrà conseguenze disastrose!
-Be', ora mi sono presentato. Sono qui, dimmi pure.- rispose Apollo cercando di trattare con lei.
-Non provarci nemmeno! Non riuscirai a ingraziarmi! Non più ormai. Te la dovrai cavare senza di me.- rispose la ragazza alquanto seccata.
Apollo era veramente preoccupato, non sapeva più cosa fare. Poi la ragazza disse, prendendosi gioco di lui:-Oh, ho una premonizione! Prevedo che sono in ritardo e che mi aspettano a lavoro. Ciao ciao!- entrò poi al Δedalus.
Apollo sospirò esasperato e intimorito. La profezia decretò cose orribili che sarebbero dovute accadere a lui e la ragazza le aveva negato gli aiuti necessari per affrontarla. Purtroppo ora si trovava impreparato.
Pensate ancora che le interrogazioni a sorpresa siano le vere bastardate? Sì? Vorrei proprio vedervi nei panni di Apollo in questo momento.
Al dio del Sole iniziò a mancare l'equilibrio e le gambe non riuscirono quasi più a reggerlo. Volendo evitare di cadere in strada, dove molto probabilmente qualcuno l'avrebbe preso sotto, si dissolse nell'aria, riapparendo al Piazzale Olimpico, in cui abbandonò completamente le forze, lasciandosi cadere seduto sul suo trono. Sospirò disperato, passandosi una mano sulla fronte.
Eos era lì ovviamente e, vedendolo così in pensiero, più delle altre volte, gli corse incontro preoccupata, carezzandogli il viso cercando di calmarlo, ma non servì a nulla.
Lui carezzò le sue mani, baciandone poi i palmi, ma non riuscì a calmarsi. La dea gli chiese cosa lo turbasse e lui le raccontò dell'incontrò con la ragazza che gli negò la conoscenza necessaria ad affrontare la profezia. Eos la menzionò parecchie volte, utilizzando parole che una ragazza per bene non dovrebbe mai usare. Lei ripeté all'amato che quella ragazza era una matta da legare, anche se non riusciva a spiegarsi come lei potesse conoscere la vera identità di Apollo o della profezia che lo riguardava. gli chiese poi chi fosse questa ragazza e Apollo, non appena ne ricordò il nome, capì tutto.
Non era una matta da legare, era Cassandra, un'altra ragazza che possedeva il dono della profezia sin dai tempi antichi, che viveva in incognito tra i mortali.
Ormai non c'era più alcun dubbio, Apollo era in pericolo.
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Memories of The Sunset
FanfictionRaccolta di memorie che vedono come protagonista Apollo ai giorni nostri in cui saranno narrate le sue avventure, i suoi sentimenti e le risposte a tanti perché di avvenimenti compiuti dal Sole.