"ʜᴇᴀʟ ᴍʏ ʙᴏᴅʏ, ʜᴇᴀʟ ᴍʏ ꜱᴏᴜʟ, ʜᴇʟᴘ ᴍᴇ ᴡɪᴛᴄʜ ᴛᴏ ᴛᴀᴋᴇ ᴄᴏɴᴛʀᴏʟ."
matildaNon riuscivo a spigarmi il motivo ma, dopo l'incontro nel bayou, stavo continuando a riflettere sulla proposta stramba di Marc.
Era da stupidi considerare l'idea rivelare tutto il mio mondo ad un umano.
Certo, sarebbe stato divertente vedere le facce della triade una volta venute a conoscenza del grande segreto svelato, ma non ero sicura che valesse la pena inimicarmi un'intera congrega. D'un tratto ripensai alle sensazioni contrastanti che avevo provato in presenza di Marc.
Ammettere che lo trovassi interessante era fuori discussione.
Dopo qualche minuto di cammino per il viale di Garden Street, mi feci sopraffare dalla stanchezza e smisi di rimuginarci, rimandando la mia crisi esistenziale a quando avrei avuto l'energia necessaria per pensare lucidamente.
Quando varcai l'uscio della porta di casa, immaginai all'istante mia zia pronta ad uccidermi. Con mia grande sorpresa, non vi era presenza né di mia zia né del resto della triade. Anche Dana non c'era. Cominciai a salire la grande scalinata, quando vidi Roz in cima alla rampa.
– Dove diavolo eri finita? – mi chiese, visibilmente arrabbiata.
– Roz, non adesso. – le dissi, con gli occhi che mi si chiudevano dallo sfinimento.
– Volevi andartene? Rispondi. – mi chiese, con una punta di tristezza nella voce.
– Le cose sarebbero più facili, per tutti. Vi stavo solo alleggerendo il compito. – la superai e mi diressi verso la camera da letto.
– Tu credi davvero che ti lasceremo fuori? – Roz mi superò a sua volta e, entrando nella stanza, prese a guardarmi incredula.
– Con l'anello debole, di solito, si fa così. – le risposi senza badare troppo agli sguardi delle altre puntati su di me, mentre richiudevo la porta della camera alle mie spalle. Mi tolsi gli anfibi e li buttai in un angolo, ignorando il più possibile la presenza delle mie sorelle nella stanza.
Camminai con i piedi nudi sul pavimento, assorbendone il freddo.
– Anello debole? Tu saresti l'anello debole? – Annes mi chiese con un cenno confuso.
– Ma che brava. – le risposi, sedendomi sul davanzale interno della finestra, rivestito con dei cuscini bianchi.
Non avevo voglia di parlare con loro: avremmo solo litigato e io avevo l'emicrania.
– Sei una stronza. – disse Willa, mentre usciva dal bagno.
– Ma che brava anche tu... – risposi guardando fuori dalla finestra – ...mai detto il contrario. – continuai, tastandomi la fronte con una mano.
– Matilda perché fai così? – chiese Annes spazientita.
– Non faccio niente. – risposi, desiderando di chiudere gli occhi e non risvegliarmi più.
– Se credi di essere debole è perché sei tu a pensarlo, non noi. Irina ti ha inculcato cose negli ultimi tempi che... – cominciò Willa, ma io avevo perso la pazienza.
– Non so chi sono, non so di cosa sono capace, non so quale sia il mio dono! Sono stata sbattuta qui perché ho quasi ammazzato cinque persone e, dopo un periodo di apparente calma, mia zia ripiomba nella mia vita mettendomi su un vassoio tutte le questioni di famiglia ancora in sospeso che mi aspettano, senza spiegarmi nulla e senza darmi possibilità di scelta. Io non so cosa sono! L'unica cosa che so, è che sono arrabbiata. Perennemente arrabbiata. E quando non riesco più a contenere la rabbia, quella esplode e succedono disastri! – dissi, ormai fuori di me con la testa che mi scoppiava, cercando di bloccare le lacrime che mi rigavano il viso. Le altre mi fissarono desolate.
STAI LEGGENDO
a little wicked
Viễn tưởng// A New Orleans succedono cose strane, da sempre. Marcus Turner, diciannovenne con la voglia di evadere da una delle città più bizzarre e misteriose della Louisiana, scoprirà un mondo fatto di oscuri segreti e antiche credenze, solo a pochi passi...