𝕒𝕗𝕥𝕖𝕣 𝕒𝕝𝕝, 𝕟𝕠𝕥𝕙𝕚𝕟𝕘 𝕞𝕒𝕜𝕖𝕤 𝕤𝕖𝕟𝕤𝕖

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ɴᴏᴛʜɪɴɢ ᴍᴀᴋᴇꜱ ꜱᴇɴꜱᴇ, ᴡʜʏ ꜱʜᴏᴜʟᴅ ɪ?

tutti 

– Puoi anche entrare, se vuoi. – quando parlò con tono spento, Marcus era ancora sul tetto appoggiato allo stipite della finestra, mentre la macchina di Matilda si allontanava velocemente. Una figura zoppa, dall'aria stanca, camminò all'interno della camera da letto, aiutandosi con una vecchia stampella. Marcus sospirò, mentre rientrando dal davanzale, si ritrovò seduto sul letto suo padre che lo fissava con gli occhi ridotti a due fessure.

– Quindi? – chiese l'uomo, massaggiandosi la gamba malconcia.

– Non so come aiutarti. – rispose secco il ragazzo, con un certo livello di irritazione.

– Oh andiamo, figliolo... – disse l'uomo con un leggero ghigno sul volto.

– Bella presa per i fondelli. – sussurrò Marcus scuotendo la testa.

– Credi davvero che ci sia solo un lato negativo? Potrai andare via di qui, lasciare la Louisiana, fare tutto ciò che vorrai... andare alla scuola d'arte, per esempio. – rispose l'uomo, guardando i volantini che poco prima Matilda aveva osservato e toccato. Marcus si girò di colpo, in direzione dell'uomo che, da qualche parte, conservava ancora tracce di suo padre.

– Cosa?

– Figliolo, ogni cosa ha i suoi contro nella vita... devi solo imparare a guardare in prospettiva, in direzione dei vantaggi che puoi ricavarne... è solo una questione di abitudine, poi sentirai sempre meno i lati negativi della faccenda. – nonostante l'aria stanca, il viso dell'uomo era tutto contorto in un ghigno sinistro.

– Io non voglio abituarmi a nulla. – rispose il ragazzo scacciando l'idea dalla testa come fosse stata una mosca fastidiosa.

– Accettalo. Tu sei come me. – mentre parlava l'uomo poggiò entrambe le mani sulla stampella, dondolandola da un lato all'altro.

– Io non sono come te. – rispose serio il ragazzo, sostenendo lo sguardo.

– Fare il bastian contrario della situazione non porterà a niente, te lo posso assicurare.

– Questa conversazione finisce qui. – rispose Marcus accasciandosi su un pouf grigiastro riposto in un angolo della stanza. L'uomo sospirò.

– Ti sto offrendo un'opportunità immensa. Sai quanti lo vorrebbero?

 – No, non lo so papà, quanti vorrebbero diventare dei mostri? – chiese sarcastico il ragazzo. 

– La vedi dal lato sbagliato, in prospettiva... 

– Non voglio!

– Sei testardo come tua madre.

– Vista la perdita di rotelle progressiva che hai avuto, come biasimarla per essere andata via. – rispose il ragazzo indispettito, mentre si passava nervosamente una mano fra i capelli.

– Tagliente, ma no, non è andata proprio così.

– E com'è andata? Anzi, no. Non dirmelo, non voglio saperlo sul serio. Quello che vorrei sapere è come dovrei classificare il mio essere stato un completo imbecille, nel corso di questi anni, a passare davanti al tuo studio sperando di trovare la porta aperta. Non ho mai insistito perché volevo rispettare i tuoi tempi e il bisogno di startene per conto tuo dopo il licenziamento. Pensavo, da idiota, che fosse giusto nei tuoi confronti. Invece, a quanto pare, c'erano solo cose più importanti di cui volevi occuparti. Cose più importanti di me. In fin dei conti, non sei migliore di lei che se n'è lavata le mani fin da subito... – sospirò – ... di fatto, sei anche peggio. – continuò dandogli le spalle.

a little wickedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora