"ᴀ ʙᴏʀᴇᴅ ᴡɪᴛᴄʜ ᴄᴀɴ ᴅᴏ ᴀɴʏᴛʜɪɴɢ."
matilda
Arrivare a casa fu più veloce del previsto, ma nella mia mente il tragitto fu solo pieno di un vorticoso rimuginare. Non riuscivo ancora a credere di aver svelato il grande segreto a qualcuno; era pur vero che non mi sarei dovuta porre molti problemi, dal momento che Tia Dalma aveva svelato la cosa ancor prima di me.
Il suo gesto, d'altro canto, poteva significare solo due possibilità: o non le importava, il che era molto probabile, o sapeva che i ragazzi, oltre a non avere delle prove concrete, non ne sarebbero mai usciti vivi da quella situazione.
Inutile dire che questo era ancora più probabile.
Avere rimorsi era fastidioso. Ogni volta che si presentavano cercavo sempre di scacciarli dalla testa e, anche in quel momento, stavo cercando di fare lo stesso.
Che m'importava? Avrei sempre potuto cancellargli la memoria in ogni caso oppure, nel caso di Marc, con ogni probabilità sarebbe morto, in un modo o nell'altro.
Che m'importava?
Eppure, per qualche strana ragione non riuscivo a vedere Marc o Scott come persone malvagie. Non avvertivo le tipiche vibrazioni familiari di quando avevo vicino qualcuno di cui era meglio non fidarsi.
Forse era quello che rendeva tutto diverso.
Io e le mie sorelle eravamo dalla stessa parte e, in genere, le streghe non tradivano altre streghe; affetto e spirito di comunità a parte, avevamo tutte il coltello dalla parte del manico, tra di noi. Invece, in particolar modo Marc, sembrava quasi l'agnello sacrificale di quella situazione, il che era conveniente: non sarebbe sopravvissuto a lungo da mettere i bastoni tra le ruote a qualcuna di noi. Analizzando meglio, però, era anche pateticamente triste, perché non sembrava il cattivo della storia.
Il suo essere così umano, poi, era affascinante per me. Nonostante la magia rendesse me e quelli della mia specie una sorta di estensione migliorata della loro, a volte sospettavo che anche gli umani avessero qualcosa in più.
Mi chiedevo spesso se tutti quei dubbi come capire cosa fosse importante e cosa no, non sapere da che parte stare, essere sempre a un bivio senza mai intuire la strada migliore da prendere, sentirmi sempre a metà tra qualcosa di buono, qualcosa di malevolo o qualcosa di peggio, riguardassero più il mio rapporto con me stessa che quello con gli altri.
Io volevo capire chi ero.
Gli altri, alla fine, non c'entravano granché.
Ero io il punto di partenza e quello di arrivo. Dovevo solo capire la strada più redditizia e vantaggiosa, dove volevo andare e, soprattutto, chi fossi veramente.
Viaggi del genere, però,.hanno sempre un prezzo.
Quando parcheggiai l'auto a qualche metro dalla casa per evitare di far troppo rumore, erano quasi le sette. Dal finestrino ancora aperto notai il vecchio Foster in giardino, intento a sistemare le sue piante.
L'unico modo per arrivare in casa senza farmi vedere era trasmutarmi. Non avevo dormito il che era controproducente per una corretta esecuzione. Avrei potuto perdere qualcosa nel viaggio come un piede, un arto, la testa; se mia zia mi avesse scoperto sarebbe successo comunque.
– Matilda. – una voce nella mia testa mi prese in contropiede, facendomi sobbalzare e di seguito un fulmine squarciò il cielo, seguito dal ruggito di un tuono. Il signor Foster dall'altro lato della strada, mi fissava con un candido sorriso, mentre reggeva l'annaffiatoio.
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a little wicked
Fantasi// A New Orleans succedono cose strane, da sempre. Marcus Turner, diciannovenne con la voglia di evadere da una delle città più bizzarre e misteriose della Louisiana, scoprirà un mondo fatto di oscuri segreti e antiche credenze, solo a pochi passi...