Aprii gli occhi lentamente, cercai di muovermi ma mi faceva male ovunque. Mi guardai intorno e realizzai di trovarmi nella mia stanza nella villa dei Bartholy. Le tende erano chiuse, ma un filo di luce illuminava una parte di stanza facendomi capire che doveva essere giorno. Di fianco al letto, su una poltroncina, era seduto un addormentato Luke. Più che seduto era mezzo coricato, le gambe distese davanti a sé, la testa appoggiata ad una mano e l'altra mano che teneva la mia. Aveva la pelle calda e morbida che mi fece venire in mente la luce calda che avevo sentito nel sogno. Forse era stato lui?
Ma poi come un uragano tutti i ricordi della battaglia si mischiarono nella mia mente. Vidi il fascio di fulmini che avevo lanciato, la lotta con Hunter, i ragazzi che mi venivano in aiuto e infine, quel lupo che mi mordeva la gola. Lo sentivo sulla mia pelle come se fossi di nuovo lì. Stringeva sempre di più, mi sentivo soffocare. Mi portai la mano libera alla gola, ma non c'era niente; eppure la sensazione rimaneva e il panico aumentava.
"Scheggia..." chiamai "Luke" ma continuava a dormire, non mi sentiva. O forse ero io che non riuscivo a parlare?
Ora sentivo anche il sangue che mi colava sul petto. Mi guardai la mano ma era pulita, nessuna traccia di sangue. Urlai ancora il nome di Luke pregandolo di svegliarsi, ma non si mosse. Avevo gli occhi sbarrati dalla paura e dal panico, il cuore mi batteva all'impazzata. Chiusi gli occhi, strinsi forte la mano a Luke come se fosse la mia áncora a questo mondo, come se potesse trattenermi qui ancora un po', come se fosse la mia ultima salvezza e aspettai il momento in cui tutto si faceva buio, vuoto e solitario.
Quel momento non arrivò mai. Sentii un fruscio di fianco a me, la mia mano aggrappò il vuoto e poi qualcuno mi afferrò per le spalle e mi disse: "Aria! Rilassati! Apri gli occhi"
Così feci quello che mi diceva, magari era solo frutto della mia immaginazione, ma davanti a me si palesarono due occhi color cioccolato e un ciuffo biondo.
"Tranquilla, non è successo niente!" continuava a dire, ma le parole le sentivo appena. Il sollievo si impossessò di me e la paura svanì. Ero viva e la sensazione di soffocamento era solo nella mia testa. Lo abbracciai di slancio, ignorando le varie fitte di dolore, e calde lacrime di consolazione mi rigarono il viso e bagnarono la felpa rossa che indossava. Continuò a rassicurarmi e passare lentamente la sua mano dai miei capelli alla mia schiena in un moto calmante. Quando ci ritrammo vidi che anche lui aveva il viso bagnato di lacrime. Sorrisi, mi sentivo felice e leggera, però volevo anche delle risposte.
Incominciai dicendo: "Mi dispiace" e abbassai lo sguardo. Avevo paura mi guardasse con uno sguardo d'accusa, dandomi la colpa per averlo messo in mezzo a quel casino.
Ma con mia sorpresa mi alzò il mento, facendo in modo che mi guardasse negli occhi, e disse: "Tu non devi dispiacerti di niente, piuttosto sono io che non sono riuscito a tenerti al sicuro"
"Tu non mi dovevi niente, non volevo ti mettessi in pericolo per me"
"Lo so, ma mi ero ripromesso di aiutarti. Ti ricordi quando mi hai portato sul tetto di quel palazzo? Ecco, lì ho fatto la mia promessa che niente e nessuno ti avrebbe più fatto del male, che sarei stato la tua roccia e anche quando tu non vorrai, io ci sarò sempre"
Mi commuoveva, quasi nessuna delle persone che avevo incontrato voleva prendersi così tanta responsabilità e fatica. Tutti dicevano che ero una causa persa, un vaso rotto che non si poteva aggiustare e così mi lasciavano in balia del mio destino dovendo da sempre contare solo sulle mie forze.
C'è un momento preciso in cui qualcosa, dentro di te, si spezza. Qualcosa di sottile, di apparentemente insignificante, di poco visibile: sono quei fili di ragnatela che ti legano alle persone e alle cose, quei fili con cui il mondo e le circostanze pilotano il tuo modo di comportarti. Lo senti, fa rumore come un tonfo, ma nessuno, oltre te, può sentirlo. Lo senti: forte, chiaro, brillante. Ti senti più leggera, pronta a sorridere, a scrutare quel che non conosci, a sbirciare quel che hai sempre osservato da lontano. Capisci che è il momento giusto, il momento che aspettavi. Quello in cui niente e nessuno potrà più ferirti come ha fatto prima. Ti prendi ciò che viene, se viene, e solo se lo vuoi. Del resto non importa. Non vai a cercarlo. Non ti serve. Chi non sa starti vicino non merita la tua presenza. È stato proprio quando si è spezzato tutto, il momento in cui hai vinto. Hai vinto tutto. Hai ritrovato te stesso. E io avevo vinto. Vinto contro Hunter, contro tutte le famiglie a cui mi avevano affidato e contro tutte le persone che non avevano creduto in me.
Luke continuò il suo monologo: "Sarò sempre il ragazzo che combatterà sempre per trovarti ancora. Voglio essere il tuo eroe"
"Non voglio che tu sia il mio eroe. L'eroe non è mai quello che rimane in piedi"
I suoi occhi luccicavano, il sorriso alle mie parole si allargò ancora di più. Il suo viso era così bello quando sorrideva, sembrava rilasciare luce da tutti i pori, per una volta nella mia vita non vedevo l'oscurità.
Si sporse in avanti, sempre più vicino. Sfiorò le mie labbra con le sue e dopo un attimo di incertezza ci baciammo. Non mi aspettavo un gesto tanto improvviso e importante da lui. Lui che sembrava avere sempre tutto sotto controllo, lui che non rischiava mai. Lo volevo più vicino, gli misi una mano nei capelli mentre l'altra vagava sulla schiena alzandogli un lembo di felpa. Non c'era dolcezza in questo bacio. C'era fuoco. C'era desiderio. Era uno scontro tra fiamme e tempesta, una battaglia che implorava di essere combattuta, di essere vinta. Scariche elettriche mi attraversarono il corpo, mentre sentivo il mio e il suo potere fondersi in uno unico che mi stravolgeva con la sua potenza. Mi fece coricare sul materasso continuando a baciarmi e a toccare la mia pelle divenuta bollente. Volevo di più. Gli slacciai la felpa, mentre lui mi accarezzava i capelli, ma qualcuno ci interruppe bruscamente bussando alla porta. Un sospiro frustrato uscì dalle mie labbra, mentre ci rimettavamo in ordine.
Poco dopo entrò Drogo e con un sorriso malizioso disse: "Vedo che ti senti molto meglio, cosina. In salotto ti aspettano tutti, se non hai niente di meglio da fare ovviamente" detto questo spostò lo sguardo da me a Luke e uscì dalla stanza. Ci aveva sentiti? Probabile. Notai che Luke era diventato tutto rosso e mi misi a ridere.
NOTA AUTRICE
Questo capitolo non era previsto. O meglio, avevo immaginato le vicende in modo molto più veloce, arrivando subito alle vicende del prossimo capitolo, ma mi sono fatta prendere la mano ed è venuto più lungo con scene inventate sul momento.
Quindi spero vi piaccia e spero di non avervi annoiato, siccome non succede granché.
Volevo avvisarvi che oramai è quasi finito il libro (ovviamente dipende se succede come con questo e aggiungo altre scene non programmate).
Non dimenticate la stellina per supportarmi, grazie!
Ci vediamo al prossimo capitolo!
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𝐁𝐥𝐚𝐜𝐤𝐬𝐭𝐚𝐫 - 𝐁𝐫𝐨𝐤𝐞𝐧 𝐒𝐨𝐮𝐥
FantasyUna ragazza, dal passato tormentato, è costretta a fuggire da quella che credeva essere la sua casa per colpa di un dono speciale. Per colpa di questo dono quelli che credeva essere amici divennero mostri egoisti. Così si chiuse in sé stessa e il...