Sono cresciuto assieme al pianoforte

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È stata una notte tranquilla. Non ho avuto incubi e il calore del corpo di Luke di fianco a me, mi aveva rilassato così tanto da farmi sprofondare in un sonno profondo quasi subito.

Il mattino mi svegliai a causa di un raggio di sole che filtrava dalle tende e puntava dritto sui miei occhi. Mi alzai stiracchiandomi e allungando una mano di fianco a me, constatai che Luke si era già alzato. Mi dispiaceva, avrei voluto fargli uno scherzo, tanto per incominciare la giornata in modo divertente.

Mi alzai, mi lavai e mi vestii con una maglietta bianca e dei jeans neri strappati sul ginocchio.
Stavo per scendere a fare colazione, quando il mio cellulare vibró. Mi era arrivato un messaggio da Eva.

EVA: Ehy! Come stai? Spero bene. Sono così preoccupata!

IO: Sto bene. Non preoccuparti. Lo sai che me la cavo sempre.

EVA: Si, lo so. Però promettimi che starai attenta!

IO: Certo, sempre.

EVA: Va bene...buona fortuna.

Eva era sempre preoccupata per me. Certe volte anche troppo. Ma mi andava bene così, mi ricordava che dovevo agire usando anche la ragione e non solo l'istinto. Cosa che però non riuscivo sempre a fare. La maggior parte delle volte facevo la prima cosa che mi passava per la testa, e non sempre era la decisione più azzeccata.

EVA: Tra qualche settimana torno perché inizia la scuola. Verrai anche tu?"

IO: Non lo so... Ci vediamo!

Non mi era mai piaciuto andare a scuola. Tutta quella gente che non conoscevo, i professori antipatici, i troppi compiti e il troppo studio... Ci andavo solo perché ero obbligata dai miei genitori, ma oramai da qualche anno, siccome non avevo più una famiglia, ci andavo quando avevo voglia, ovvero quasi mai.

Salutai Eva e mentre percorrevo il corridoio per andare in sala da pranzo a fare colazione, sentii la musica di un piano. Seguii la dolce melodia fino alla camera di Peter.

Era una musica semplice, dolce, eppure sembrava vera, come se raccontasse una storia.

La porta era socchiusa e potevo vedere la sua sagoma muoversi a tempo di musica, mentre le sue dita lunghe e affusolate si muovevano sui tasti bianchi del pianoforte.

Toccava il pianoforte come gli angeli; con una delicatezza eterea che faceva commuovere il più insensibile degli esseri umani. Era davvero bravo.

Era sempre così silenzioso e malinconico, ma insieme al pianoforte entrava nel suo mondo, si sentiva a suo agio. Solo lui e i tasti bianchi e neri che suonavano come un milione di colori nella mia mente. Le sue dita sembravano danzatrici su di essi, così delicate e leggere.

Peter sembrava così appassionato. L'ho visto raramente così contento, come se per lui suonare il piano fosse vitale come respirare.

Aveva la faccia di uno che non scherzava, uno che sapeva benissimo dove stava andando. Non c'erano dubbi nelle sue mani, era come se i tasti aspettassero quelle note da sempre. Sembrava che le inventasse lì per lì, ma da qualche parte, nella sua testa, quelle note erano scritte da sempre.

Mi incantai a guardarlo suonare fino a che la musica cessò. Si girò e mi vide.

"Aria? Non credevo mi stessi ascoltando" Era sorpreso.

"Sei bravissimo" Sorrise al mio complimento e mi invitò a entrare nella stanza.

Aveva una stanza molto simile alla mia. La sua era molto più scura e cupa. Tende scure coprivano la finestra e i colori predominanti erano per lo più il blu o colori scuri. Sulla parete di destra c'era una grossa libreria di legno scuro con molti libri e CD, era tutta piena, neanche una mensola lasciata vuota. Per terra vidi uno scatolone con, addirittura, dei dischi in vinile pieni di polvere.
Mi avvicinai a Peter e osservai il piano. In alcuni punti era consumato e usurato dal tempo, magari era il suo quando era ancora umano?

"L'hai scritta tu questa canzone?" Chiesi.

"Si, è nuova. Le note mi sono venute in mente sul momento"

Mi sedetti sul letto dietro di lui e chiesi:"Da quanto suoni il piano?"

La mia domanda sembrava turbarlo. Mi ricordai allora che Peter era un vampiro e che non conoscevo neppure la sua età esatta.

"Saranno almeno duecento anni che suono... "

Wow! Sospettavo che fosse di un'altra generazione, ma non fino a questo punto.

"Quando eri umano, suonavi già?"

"Sì, suono da quando ero piccolo. Sono nato in una famiglia di artisti. Sono cresciuto assieme al pianoforte, ne ho imparato il linguaggio mentre incominciavo a parlare"

"Quindi ti hanno insegnato i tuoi genitori?"

Un velo di tristezza si espanse nei suoi occhi, prima felici e lucenti.

"No... Loro non mi riservavano molte attenzioni, erano molto più interessati a mio fratello, credevano non fossi capace. E comunque non sono mai stato così bravo..."

Era serio?? Non ho mai sentito nessuno suonare in questo modo. La sua musica ti toccava, ti entrava dentro l'anima. Ti faceva provare emozioni incredibili.

"Mi prendi in giro? Non ho mai sentito nessuno suonare tanto bene il piano! Sembra quasi tu abbia dita magiche..."

"Credi sia bravo perché ho dozzine e dozzine di anni d'esperienza alle mie spalle. Ma non si tratta di talento, solo pratica"

Non sono un'esperta in questo campo, ma sono in grado di riconoscere il talento. E Peter è incredibile quando suona.

"Non sono d'accordo. Il talento non è suonare il pezzo più difficile il più velocemente possibile... Il talento consiste nel trasmettere emozioni, gioia o tristezza. Il talento consiste nel riuscire a toccare le anime degli altri. E tu questo riesci a farlo"

Mi guardó felice,  forse aveva apprezzato quello che gli avevo detto.

"Grazie Aria"

"Perché hai dei dischi in vinile? Nessuno li ascolta più" Dissi indicando la scatola davanti alla libreria.

Sorrise, si alzò e ne prese uno spolverandolo.

"Mi affascinano le cose che oramai voi chiamate vecchie o obsolete. E credo che i dischi in vinile siano l'anima della musica"

Non ci avevo mai pensato. Anche perché era la prima volta che ne vedevo qualcuno dal vivo. Io preferivo l'Ipod, avere tutta la musica in un palmo di mano.

"Ma come fai ad ascoltarli se non hai un giradischi?"

L'accenno di un sorriso si palesò sul suo viso.

"Non solo con il giradischi si riesce a sentire la musica. A me piace immaginarla, pensare come poteva essere una volta"

Cambiò discorso e disse:"Dai andiamo giù, gli altri ci staranno aspettando"

Era così silenzioso e timido agli occhi degli altri che non potevano neanche immaginare che anima profonda avesse e soprattutto che talento. Per tutti questi anni l'ha tenuto nascosto. Sarebbe bello vederlo suonare su un palco, davanti a un pubblico.

Uscimmo dalla sua stanza e scendemmo le scale per andare in sala da pranzo.

NOTA AUTRICE
Buongiorno!
Come va? Spero stiate bene.
In realtà questo capitolo non era previsto all'inizio, secondo me è venuto bene e mi piaceva darvi un'idea anche degli altri personaggi della storia, non solo della protagonista.
Spero tu l'abbia apprezzato 😂 Zodiac36Gold
Buona giornata!

𝐁𝐥𝐚𝐜𝐤𝐬𝐭𝐚𝐫 - 𝐁𝐫𝐨𝐤𝐞𝐧 𝐒𝐨𝐮𝐥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora