Faraway, chapter four.

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Hanji's POV

Presi coscienza del fatto che fosse la prima volta dopo la perdita di Moblit che iniziai a provare dei sentimenti tanto forti per qualcuno.
E se fino a quest'ora li avessi soltanto repressi?
Fui però bloccata da una sorta di angoscia e sensi di colpa.
Lo trovavo così ingiusto verso i suoi confronti.
Ritrassi la mano e Levi mi guardò con aria interrogativa, non lo biasimai.
In preda al panico, mi limitai ad un:
"N-Non posso...", per poi lasciare il letto , chiudermi nuovamente nel bagno e scoppiare in un pianto angosciato.
Non volevo dargli false speranze, per quanto sinceri potessero essere i miei sentimenti verso i suoi confronti, non capivo quanto fosse corretto verso i confronti di Moblit.
Le mie opinioni erano contrastanti tra loro, e, tormentata da questi pensieri, la figura di Levi si palesò davanti la porta, inespressiva.
Aspettai che dicesse qualcosa, ma si abbassò accanto a me, sedendosi al mio fianco.

Levi's POV

Non sapevo bene come interpretare la sua reazione improvvisa ed inaspettata.
Era in preda al panico.
Avvolsi il braccio intorno alle sue spalle ed il suo respiro si regolarizzò.
Decisi di non chiedere spiegazioni, nel caso in cui avesse voluto, me le avrebbe date lei stessa.
Non appena si sentì meglio, mi guardò negli occhi ed iniziò con il dire:
"Ho bisogno di tempo per riflettere, non credo sia il caso di mentirti dicendo ciò che tu vorresti sentire, tuttavia, i sentimenti che provo per te, sono sinceri, però, sono ancorata al mio passato, tutto ciò che è successo con Moblit, credo tu ne fossi a conoscenza...ho le sensazione di essere bloccata in un limbo eterno."
Per poi continuare:
"Sai, mi sento in un certo senso, in debito con lui, però...vorrei ricominciare a vivere...senza alcun rimpianto...",
disse l'ultima frase con una nota nostalgica nella voce, ed io non potei far altro che provare compassione per lei, ripromettendomi che avrei aspettato tutto il tempo a lei necessario, tuttavia, mi fu impossibile capire perché la ricerca da parte sua delle mie continue attenzioni, il desiderio di voler iniziare tutto quanto, senza avere però certezze.
E mentre questi pensieri mi turbavano, la mia compassione venne velocemente mista a rabbia.
L'accompagnai nuovamente nel letto e lasciai la stanza.
Mi sedetti sulla sedia dietro la mia scrivania, arrabbiato con me stesso.
Il rimorso prese il sopravvento.
Corrucciai la fronte, strinsi i pugni e sentii le mi unghie conficcarsi nel mio palmo, creando delle mezze lune violacee nella parte ventrale della mano, incapace di capire come comportarmi in una situazione del genere.
Già ci amavano senza saperlo, e la rabbia di sentirci indispensabili l'uno per l'altra dava a quell'incanto le parvenze di una rivalità.

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