Faraway, chapter seven.

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Levi’s POV

Le giornate era ormai diventate lente e monotone, i visi che vedevo erano sempre uguali e la gente che mi circondava era ormai estremamente familiare.
Avrei voluto uno strappo a quella straziante monotonia.
Una sera di agosto, dopo aver cenato, salii sul terrazzo.
Mi sedetti e mi limitai ad osservare dall'alto le luci della città.
Si udivano rumori indistinti, chi beveva, chi mangiava e chi si divertiva nel ballare oppure amava dilettarsi nel suonare uno strumento.
Il vento mi scostò i capelli dal viso, ed un brivido freddo mi percorse la schiena, nonostante fosse piena estate.
Chiusi gli occhi, godendomi la quiete circostante.
Le voci dal piano anteriore cessarono e dedussi che i cadetti fossero tornati nei loro dormitori.
La quiete momentanea che si era creata fu interrotta dal rumore di passi, aprii meccanicamente gli occhi e mi voltai.
Hanji.
“Chi si rivede.”, dissi con un tono piatto.
“Levi…”, disse lei, ferrea.
Si aspettava che io fossi lì? Dubito.
Si sedette di fianco a me, cingendo le ginocchia, come era solita fare ed ammirò la città assieme a me, senza però, proferire parola, cosa insolita, dato il suo carattere estroverso.
Sospirai e mi voltai verso di lei, incrociando il suo sguardo, realizzando che mi stesse già guardando.
Sentii le guance avvampare ed entrambi distogliemmo lo sguardo, non sapendo cosa dire, senza spezzare il silenzio circostanze.

Hanji’s POV

Non mi aspettavo di trovare Levi lì, del resto, non lo avevo mai visto in questo terrazzo, tuttavia, non sobbalzai, come ero solita fare.
Lo guardai, scrutando ogni millimetro della sua figura, taciturna.
Notai che si voltò verso di me e si accorse anche che lo guardavo, già da prima.
Diventò di un colorito simile a quello di un cerino ed io distolsi lo sguardo.
Continuammo a contemplare silenziosamente la città, senza il bisogno di aggiungere futili parole.
Lasciai cadere le ginocchia, poggiando per terra i palmi delle mie mani, e notai che la mano di Levi si trovava a pochi centimetri dalla mia.
Sentii la sua mano sfiorar la mia, quasi in cerca di approvazione, ed io, mi spostai più vicina a lui, nella speranza di poter parlare.
E così fu.

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