Faraway, chapter two.

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Hanji's POV

Aprii piano gli occhi, infastidita dalla tenue luce dei raggi solari.
Un lieve odore di the inebriava la stanza, così realizzai di non trovarmi nella mia stanza, bensì in quella di Levi.
"Come sono arrivata qui?",
fu il primo pensiero che mi sovvenne in mente.
Cercai di rammentare cosa fosse successo la notte precedente e di come effettivamente arrivai in quella stanza.
Ricordai vagamente di una festa e poi la figura di Levi entrare nella stanza.
Con i ricordi ancora confusi ed offuscati, cercai di ricostruire i fatti.
Mi portai la mano alla fronte, imbarazzata.
"Dio, chi me lo ha fatto fare..."
Mi alzai dal letto, riflettendo se chiedere o meno spiegazioni a Levi.
Tastai la mensola, in cerca degli occhiali, li indossai e pigramente legai i capelli, per poi sgusciare via dal letto.
Mi appoggiai silenziosa allo stipite della porta, con le braccia conserte ed un sorriso smagliante.

Levi non si accorse della mia presenza, e, non appena mi vide, per poco non rovesciò il contenuto della tazza per terra a causa dello spavento ed io non potei trattenermi dallo scoppiare in una rumorosa risata, e lui, corrucciato, fece una espressione innervosita.
"Su con il morale! Cos'è questo muso lungo?!"
E lui, non potette fare a meno di accennare un sorriso.
"Buongiorno, quattrocchi."
Disse, roteando gli occhi indietro.
Mi porse una tazza, non appena il contenuto toccò le mie labbra, la ritrassi, giacendo per il dolore causato dalla bruciatura, a sua volta, causata dal the caldo.
Levi fece una espressione divertita.
"Che esagerazione!" esclamò lui, ed io finsi una espressione adirata.
Non appena provai ad accennare alla notte precedente, lui mi ricordò della spedizione ed il fatto che, se ci fossimo persi in chiacchiere, avremmo tardato, il che mi insospettì.
Mi ripromisi di parlargli, con addosso la vaga sensazione del fatto che la conversazione sarebbe finita nel dimenticatoio, o, addirittura, non sarebbe mai iniziata.
Mi allontanai dalla sua stanza per prepararmi alla spedizione, trovando uniti per la colazione i cadetti.
Chi conversava del più e del meno, chi era assorto nei propri pensieri e chi era afflitto, presumibilmente a causa della spedizione, e, in cuor mio, speravo in un qualcosa di tranquillo.
Partimmo dal distretto circa un'ora dopo, quando radunammo tutti quanti.
Tornammo all'accampamento dopo quattro giorni, la spedizione fu relativamente breve, però decine di soldati della mia unità riportarono diverse ferite, più o meno lievi, fortunatamente non vi furono caduti.
Mi occupai di appuntare su un quaderno le nuove informazioni inerenti ai giganti, ed ebbi una sorta di déjà vu, improvvisamente, mi sovvenne nella mente la figura di Moblit che teneva trepidante delle cartine geografiche in mano.
Sorrisi, aggrappandomi ai ricordi, desiderosa di vederlo, perlomeno un'ultima volta, consapevole del fatto che lui non fosse assieme a me.
Consapevole del fatto che lui non sarebbe tornato.
Tolsi gli occhiali, accorgendomi poco dopo che gli appunti divennero una macchia grigiastra di inchiostro e la carta simile ad una poltiglia a causa dei fiotti di lacrime che ormai sgorgavano incontrollate sul mio viso.
Mi avviai verso il bagno, assicurandomi di chiudere a chiave la porta, poi mi accasciai sul pavimento, singhiozzando, in preda ai sensi di colpa.
Successivamente, mi spostai sotto lo stipite della porta, con la schiena poggiata all'interno della porta, cingendo le mie ginocchia.
Mi rasserenai e calò il silenzio.
Udii un rumore di passi, che spezzò la quiete, ed individuai subito la persona che entrò nella stanza.
Levi.
Busso cautamente alla porta del bagno, dannazione, lasciai la porta della stanza aperta, però poiché mi trovavo ancora sotto lo stipite, mi limitai a balbettare:
"O-occupato".
Poiché le candele erano consumate, non riuscivo bene a scrutare l'ambiente circostante, mi spostai a tentoni sul pavimento, nel tentativo di girare la chiave della porta.
Mi sistemai approssimativamente la coda, asciugandomi gli occhi gonfi.
Aprii la porta e, nel frattempo, Levi stava ancora pazientando davanti lì davanti.

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