Capitolo 4 - La voce al telefono

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Natalia era stesa sul lettino, nel manto erboso curatissimo che circondava la piscina. Il costume era tanto striminzito da poterne fare a meno. I capelli biondi riflettevano la luce del sole ed erano in tinta con le unghie di mani e piedi, color del sole.
Un uomo, almeno dieci anni più vecchio, era uscito dalla porta di vetro della villa bianca immacolata.
<<Nat.>> la chiamò con voce pacata.
La ragazza lo guardò riparandosi dal sole con la mano.
<<Dimmi zucchero.>> rispose sorridendo. Era un'abitudine, lei era la sua donna da esposizione e doveva essere amabile, educata e docile.
<<Robert Dirk mi ha telefonato, ci sono novità.>> Natalia scattò a sedere, in attento ascolto <<La tua vecchia amica, Miriam Cappelli, ha ricevuto un messaggio stanotte. Qualcuno le ha tirato un mattone in casa, rompendo la finestra, con scritto "Toccherà anche a te. Io ti vedo, sempre.". Ha fatto la denuncia alla polizia stanotte, poi ha telefonato a Robert questa mattina. Questa faccenda si sta ingrandendo. Voglio che tu e tutte le tue amiche che avete avuto le minacce di morte andiate da Robert in settimana, il prima possibile, e che sviscriate tutto quello che può essere una pista. Dovessero essere anche cento possibili sospettati. Non posso permettermi di essere coinvolto in una situazione del genere, quindi prima risolviamo prima questa assurda cosa sarà finita e potremmo tornare alle nostre vite. D'ora in poi ti muoverai solo in caso di necessità e lavorerai da casa, tanto le riunioni puoi tenerle online.>>
Natalia annuì cupa.
<<Lo so a cosa pensi.>> proseguì lui con un tono più dolce <<Credi che io voglia solo salvare la faccia, ma non è così. Ho tanto lavorato per arrivare dove sono e sto proteggendo la mia creatura, questa vita. Come è vero che, per quanto io ti abbia scelta per starmi vicino perché sei bella, nel tempo mi sono realmente legato a te. Non so se sono in grado di amare qualcuno, ma se lo fossi sarebbe questo che proverei per te.>>
Natalia era commossa, Leone non le aveva mai detto niente del genere. Si alzò e gli si avvicinò con passo delicato.
<<Grazie, è importante quello che mi hai detto. Farò tutto come ritieni più giusto.>> sussurrò lei, con la voce che tremava.
Leone le prese il mento tra due dita e la guidò a baciarlo.
Era la prima volta che un bacio tra loro aveva un vero calore. La voleva proteggere e questo lo aveva provato solo nella sua famiglia di origine.

Miriam era rannicchiata sul divano, che fissava la finestra rotta, rattoppata con del nylon fissato con nastro argentato.
Aveva chiamato l'investigatore un'ora prima ed era stato molto professionale. Le aveva detto che sperava di fare un briefing con tutte e quattro, in modo da sviscerare bene tutto, parlando a briglia sciolta. Era d'accordo, anche a lavoro le idee migliori nascevano confrontandosi nelle riunioni.
Miriam lavorava a un giornale online. Era nato per scherzo dal suo fondatore, ma la crescita era stata rapida ed esponenziale e aveva dovuto trovare dei collaboratori per poterlo arricchire e renderlo più professionale. Un grafico, Salvatore Giatti, si occupava della struttura e dell'estetica del sito, che conteneva il giornale online, e fu il primo ad essere assunto da Federico Dotto. Insomma, un cognome che prometteva bene, aveva pensato Miriam. Dopo aver assunto alcuni giornalisti, Federico si era reso conto che arrivavano molte e-mail e messaggi sui social, in cui trovava sfoghi di ogni tipo: dalla mamma single che cercava consiglio sulle scuole della città, fino alle donne maltrattate che lanciavano grida d'aiuto, passando a fragili ragazzi che faticavano a vivere la loro adolescenza, soprattutto questi ultimi intasavano la casella di posta. Per questo aveva cercato un figura per una rubrica di supporto alla comunità e aveva assunto Miriam per occuparsene. Leggeva la posta relativa e ne sceglieva alcune ogni giorno a cui dare risposta all'interno della sua rubrica: Cara Miriam...
Il giornale, "Il quadro", aveva raccolto tante testimonianze di tragiche situazioni ambientali nella provincia. Federico aveva scelto quel nome ispirandosi a una canzone di Alex Britti, che denunciava la società contemporanea nel 2000. Principalmente aveva la salute della natura come pilastro, ma si era esteso alla cucina sostenibile, consigli per rendere la casa più ecologica, notizie dal mondo su scoperte riguardanti il pianeta e su persone che avevano fatto la differenza. La rubrica di Miriam era stata l'ultima a nascere, ma aveva raggiunto lo stesso livello di interesse delle altre, attirando le attenzioni di molti adolescenti, rispondendo ai loro disagi, con empatia e dolcezza.
Miriam lanciò un'ultima occhiata alla finestra rattoppata e si diresse nello studio, doveva lavorare. Lavoravano tutti da casa, lei e i suoi colleghi, incontrandosi in riunione tutti i giovedì per confrontarsi e stendere o aggiornare il piano editoriale. Seduta davanti al computer e si preparò carta e penna per prendere appunti. La sua casella della posta elettronica del giornale era gremita di lettere per lei. Leggerle era parte fondamentale del suo lavoro. Altri giornali non leggevano tutte le e-mail che arrivavano alla redazione, ne guardavano alcune e ne sceglievano una sola per la rubrica in questione, ma Miriam non faceva così.
Leggeva tutte le lettere che le arrivavano, poi ne sceglieva tre che avrebbero avuto una risposta pubblicata il lunedì, altre tre il mercoledì e altrettante il venerdì. Stava attenta a scegliere quelle che sembravano più comuni nella tematica, in modo da poter rispondere comunque anche ad altre persone. A tutte le altre e-mail rispondeva direttamente, dando una manciata di parole di conforto ed eventualmente contatti utili per risolvere il proprio problema o almeno alleviarlo. Sapeva di non poter salvare il mondo, ma aveva la possibilità di renderlo un po' meno sporco e aiutare chi non ce la faceva.
C'è chi avrebbe detto, forse non troppo a torto, che lo faceva per pulirsi la coscienza, ma non era così. Aveva conosciuto la prevaricazione in tutti i ruoli principali e ora sapeva cosa serviva alle vittime, quindi voleva farlo.
Aveva letto una decina di lettere e nessuna era ancora una delle tre per il lunedì. Proseguì e ne lesse altre dieci, poi arrivò alla numero ventuno.

"Cara Miriam, ti scrivo perché sono tormentata. Da poco sono tornata a vivere col mio patrigno e ho paura. Mia mamma lo aveva lasciato due anni fa e ora si sono rimessi insieme. Lui beve e so che non ha smesso, quindi ho paura. L'ho visto picchiare mia madre e anche a me ha dato qualche schiaffo. Cosa posso fare? Non voglio andare alla polizia, perché sono minorenne e mi porterebbero via da mia mamma. Grazie se mi rispondersi. Lalla88"

Che tenerezza era intrisa nelle parole di una ragazzina impaurita. Decise di risponderle direttamente e subito, poi nulla le vietava di usare la risposta anche nell'articolo del giornale.

"Cara, dolce, Lalla88, io leggo e rispondo a tutti.
Lo so che fa paura, fa tanta paura come ci sentiamo davanti a un burrone. È così che ti senti, immagino. Inseguita da un mostro, ma senza via di fuga. Ti capisco, ma ricordati che c'è sempre una fuga, anche se non la vediamo.
Nessuno può risolvere i propri problemi da solo, tutti hanno bisogno di aiuto e non c'è niente di male a chiederlo. A volte le cose si possono sistemare in modi che neppure immaginiamo, quindi non disperare.
Ti allego un file con dei numeri che puoi chiamare, di fianco ad ognuno troverai anche il modo in cui possono aiutarti.
Fidati, spesso parlare con qualcuno di competente può salvare la vita.
Con affetto Miriam."

Miriam rimesse tutto, poi allegò il file come aveva detto nel testo e inviò tutto.
Squillò il telefono di casa e lei corse a rispondere nel soggiorno.
<<Pronto?>> disse appena ebbe aperto la comunicazione del cord less.
<<Non sai chi ti ha buttato giù quel vetro?>> chiese una voce maschile, quasi ridendo.
<<Chi è?>> chiese lei sorpresa e con un fondo di paura che prendeva a ribollirle nello stomaco.
Non ebbe risposta, dall'altra parte aveva messo giù.
Prese il cellulare e rifece l'ultima chiamata.
<<Buongiorno signor Dirk, sono Miriam Cappelli, ci siamo sentiti due ore fa. È successa un'altra cosa.>>

Il telefono di Natalia squillò due volte, prima che lei rispondesse.
<<Pronto?>>
Era l'investigatore. Quella mattina aveva ricevuto le chiamata da Miriam e ora la sollecitava a fare il briefing, perché tutto doveva trovare un senso. Natalia aveva preso a tremare, ma con voce ferma e studiata come sempre gli promise di organizzare tutto nel momento stesso in cui avrebbe chiuso la telefonata con lui e lo avrebbe informato subito dopo.
Ci mise pochi minuti a contattare tutte e tre e si diedero appuntamento quello stesso pomeriggio alle 15.30 a casa sua. Erano tutte ansiose di trovare il colpevole.
Natalia avvisò l'investigatore e disse alla domestica di preparare la sala da pranzo per la riunione. Voleva che fosse tutto impeccabile, non per vanità, ma perché non voleva distrazioni. Negli anni aveva imparato che essere perfezionista nella tenuta dell'ambiente la rendeva più produttiva. Ordinò alla cuoca di preparare dei tramezzini misti, almeno due vassoi, e da bere dall'acqua, al succo di frutta al vino. Ognuno avrebbe potuto calmarsi bevendo ciò che preferiva.
Andò a farsi una doccia e lasciò che la tensione le scivolasse via insieme all'acqua, giù nello scarico. Era davvero tesa, ma Leone era stato chiaro, la voleva sana e salva e questo era più rinfrancante di qualunque rassicurazione.
Ricordava quanto si era dovuta sacrificare per arrivare dove voleva e ora che vi era arrivata... Un mostro senza volto né nome le voleva strappare la vita... Non aveva sempre giocato pulito, ma la vita è così: o schiacci o vieni schiacciato. Aveva due segreti che solo in pochi conoscevano, ma non potevano essere quelli a tormentarla ora, erano passati troppi anni da uno e l'altro si era risolto da solo.
I suoi capelli biondi e gli occhi azzurri le avevano aperto molte porte, insieme al suo fisico da copertina, ma non erano bastate. Ricordava quello che aveva dovuto fare per ottenere le cose. In certi ambienti dovevi usare metodi non convenzionali per ottenere favori e se aveva dovuto usare la sua bellezza cosa mai aveva fatto di male?
Si ripeteva spesso queste cose, perché non ci aveva mai creduto davvero e sperava che sarebbe diventato vero a forza di ricordare questo ritornello. Non voleva andare in analisi, perché aveva paura di quello che sarebbe emerso su sé stessa, poi avrebbe dovuto dire a Leone cosa la spingeva ad andarci e non se la sentiva.
Squillò il telefono. Rispose al numero sconosciuto senza accorgersene, tanto era persa nei suoi pensieri.
<<Natalia... Sarai l'ultima.>>
Era stata la voce di un uomo e aveva chiuso la conversazione appena detta la frase.
Natalia prese a tremare e chiamò l'investigatore, tenendo a bada con fatica il groppo in gola.

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