Miriam era davanti allo specchio che le retituiva l'immagine del suo intero corpo. Aveva dei leggins neri sotto un vestito grigio che le fasciava il corpo,che non era perfetto, ma presentava un'armonia particolare. I capelli li aveva raccolti in uno chignon disordinato e il ciuffo che le ricadeva sulla tempia donava risalto al blu dei suoi occhi.
Si era passata giusto il mascara e un rossetto appena più scuro della sua pelle. Una volta si truccava pesantemente, ma ormai non era più quella ragazza, che portava una maschera per essere accettata.
Infilò gli stivaletti e prese le chiavi della macchina e uscì in fretta. Voleva solo che quella faccenda finisse in fretta. Aveva avvisato i vicini di chiamare la polizia se sentivano rumori sospetti e loro le avevano assicurato che non avrebbero mancato.
A mancare fu il fiato di Miriam. La sua auto era stata ricoperta di scritte
"Presto sarà il tuo turno."
"La bella vita è finita."
"Ti pentirai."
"Il dolore produce odio."
Fortunatamente il vetro del guidatore non l'avevano toccato.
<<La bella vita è finita...>> sussurrò ripetendo la frase letta <<Quando mai ho avuto una bella vita?>>
Salì in macchina e partì sommando. Non voleva stare lì. No. Non era sicuro, casa sua non era sicura. Aveva già provato sensazioni del genere, anni prima, e c'era voluto tanto perché non fosse più così, grazie ad Alan e alla sua terapista.
Stringeva il volante fino a imbiancare le nocche, mentre gli occhi si imperlavano di lacrime dense.
Chiamò l'assistente vocale e gli ordinò di telefonare ad Alan.
<<Dimmi amore.>> l'accolse lui con voce calda.
Miriam gli raccontò delle scritte, gli ripeté della telefonata, gli disse come si sentiva.
<<Ehi amore... No, non farti prendere dal panico. Sono qui. Anche se sono a lavoro, io per te ci sono. Sempre e comunque.>> le aveva detto con la voce calma che la faceva sempre stare bene, poi aggiunse <<Chiama anche la dottoressa Livorno, prendi un appuntamento urgente.>>
Miriam si stava calmando e la casa di Natalia era ormai vicina.
<<Grazie amore... Scusami, non mi veniva un attacco d'ansia da così tanto tempo...>>>disse lei con voce tremante.
<<Non preoccuparti, sono sempre qui. Ti amo.>> le rispose dolcemente.
<<Ti amo anch'io. Ora sono arrivata. Quando esco chiamo la dottoressa Livorno.>> concluse Miriam meno in ansia.
Parcheggiò l'auto dietro un'Audi e scese. Si trovava ai piedi di una villa enorme, tutta bianca, separata dalla strada da un cancello in ferro battuto grigio chiaro. Suonò al campanello e la fecero entrare, l'avevano vista dalla telecamera a circuito chiuso.
Dieci metri di un piccolo giardino ben curato con una passerella al centro, ed era arrivata al portone blindato, dove una signora di mezza età la fece accomodare nella sala da pranzo.
Le sue vecchie amiche erano già lì. Un film già visto, lei era sempre puntuale, ma arrivava sempre e comunque dopo di loro.
Natalia le si avvicinò e la salutò con calore, poi le indicò una sedia vicino alla sua. Delia e Teresa erano dall'altra parte del tavolo e la salutarono con dei sorrisi tristi. A capotavola c'era un uomo sui quarant'anni, con capelli sale e pepe, vestito con una polo e un paio di jeans sbiaditi.
<<Piacere di conoscerla signora Cappelli, ci siamo parlati al telefono, io sono Robert Dirk, l'investigatore privato.>> le sorrise. Aveva un accento straniero, forse statunitense.
Miriam ricambiò educatamente il saluto e sospirò.
<<Si è rifatto vivo lo stalker.>> sputò la frase in fretta, come se potesse renderlo meno grave <<Mi ha tappezzato la macchina di scritte, minacce.>>
L'uomo era serio e accavallò le gambe.
<<Le scritte si cancellano, non si preoccupi. Adesso mi farete l'elenco di tutte le persone che possono avercela con ognuna di voi, poi li passeremo al setaccio uno per uno. Credo che sia il solo modo per iniziare.>> sentenziò lui.
Le mani di Natalia tremavano, posate sulle sue ginocchia, ma quando parlò la voce era ferma e snocciolò un elenco di nomi che andavano dalle scuole medie fino all'anno appena trascorso.
<<Hai dimenticato Laura Saffi e Viviana Farsetti.>> la corresse Teresa alla fine dell'elenco.
A Miriam il cognome Farsetti aveva acceso una lampadina nella memoria, ma non lo collocava in nassun ricordo.
<<Viviana Farsetti è morta e Laura Saffi abita in Australia.>> si difese la bionda.
<<Non ha importanza.>> intervenne Dirk <<Potrebbero esserci degli amici o familiari a volersi vendicare, dovete anche dirmi perché dovrebbero avercela con voi.>> e le scrutò serio, con occhi neri e profondi <<Nessuno saprà quello che mi direte, ma a me servono queste informazioni sennò rischio di seguire false piste che non ci porteranno a niente.>>
Teresa guardò Natalia, che annuì con un fremito.
<<Signor Dirk,>> iniziò Teresa <<Alle due ragazze, Viviana e Laura, non abbiamo fatto niente, ma loro ne erano convinte. Viv si era ubriacata e aveva perso i sensi a una festicciola casalinga e...>>
<<Qualcuno si è approfittato di lei?>> chiese Miriam tirando la conclusione.
<<No!>> rispose Delia <<Si era convinta di sì, però. Ero stata in camera con lei tutto il tempo proprio per impedirlo.>> si morse il labbro e Miriam notò che teneva le mani unite e con un pollice accarezzava l'altra mano, come a coccolarla. Stava mentendo od omettendo qualcosa, ne era convinta. Sembrava pensarlo anche Robert Dirk, perché le aveva guardato le mani per qualche istante prima di parlare con voce calma e decisa.
<<È sicura di aver detto tutto quello che sa?>>
Delia sgranò gli occhi e aprì la bocca con aria offesa.
<<Ma certo! Siamo qui per dire tutto, no?>>
L'uomo non si scompose.
<<Sì, ma non ha idea di quante persone chiedano il mio aiuto e mentano a rischio della propria vita, pur di proteggersi da segreti che li fanno vergognare.>>
Delia strinse le mani piccole e secche in due pugnetti serrati.
<<Io non ho omesso niente e non ho mentito!>> urlò <<Ma come si permette?>>
<<Adesso basta.>> intervenne quieta Natalia <<Il signor Dirk sta facendo ciò per cui è pagato con competenza e professionalità, quindi rispondiamo senza perdere la calma. Lui sa quello che fa.>>
Miriam guardò la ragazza accanto a lei e notò il trucco sotto gli occhi, aveva delle brutte occhiaie, dovute alla paura e all'ansia, le conosceva bene. Voleva che quella faccenda si chiudesse il più presto possibile.
<<In ogni caso,>> intervenne Teresa <<Viviana non ha mai incontrato Miriam. Viviana è morta l'estate tra l'ultimo anno delle medie e il primo delle superiori. Miriam si è trasferita nella nostra parte della città e nella nostra scuola solo all'inizio del primo anno della scuola superiore.>>
<<È vero.>> confermò Miriam <<Io non l'ho mai conosciuta. La sua morte era nota a scuola e ne ho sentito parlare, ma non l'ho mai vista.>>
Robert Dirk chiese se c'erano altri nomi che avrebbe dovuto sapere, ma la lista era finita.
<<Bene, cercherò tutte queste persone, vediamo se trovo qualche riscontro.>> e la salutò. Teresa beveva un calice di vino rosso, mentre Delia buttava giù una pastiglia con del succo di frutta. Natalia era alla finestra e guardava Dirk uscire dal cancello, con aria pensosa. Miriam fissava Delia, che se ne accorse.
<<Non ho mentito.>> disse seria, rendendole uno sguardo pieno di astio.
<<Hai la coda di paglia?>> chiese Miriam <<Io ti guardavo solo per capire cosa ti ha resa così acida. Una volta non avresti mai risposto così a chiunque ti rivolgesse la parola. Ti stavo fissando perché mi intristisce...>>
<<Ti intristisce?>> sbottò Delia furiosa <<Ascolta cara vecchia amica, tu non sai niente di me. Non mi hai mai capita allora e non cercare di capirmi adesso. Sono stata chiara?>>
Miriam si alzò, quasi tranquilla. Aveva imparato che non aveva potere sulle azioni degli altri, ma solo sulle proprie.
<<Non siamo mai state davvero amiche, né vecchie né nuove.>> rispose con tono tranquillo e quasi velenoso <<Non deve esserci amicizia per provare dispiacere nella vita. Però una cosa la so: non hai detto tutto a Dirk. Puoi urlare finché vuoi il contrario, ma so che stai nascondendo qualcosa. Tieni lo pure per te, ma se scopro che questo è il motivo per cui ho un vetro rotto in casa e mi minacciano scrivendolo sulla mia auto, stai pur certa che ne risponderai. Se non sarà così, continua pure ad appesantire la tua anima con un segreto che ti consuma, non sarà certo affar mio.>>
Si voltò e andò al portone.
<<Miriam!>> la chiamò Natalia raggiungendola <<Mi dispiace.>>
<<No, dispiace a me. Non dovevo risponderle in casa tua. Grazie per quello che stai facendo, deve essere difficile per te.>>
Natalia le sorrise mesta.
<<Credo che i tuoi lettori abbiano ragione. Sai leggere davvero l'anima delle persone.>>Miriam era nella sua auto e aveva chiamato col vivavoce la dottoressa Livorno. Aveva appuntamento da lei mercoledì. Pochi giorni, poi avrebbe iniziato un nuovo percorso psicologico, a sostegno della situazione che stava vivendo.
Era rimasta sorpresa nello scoprire che Natalia sapeva della sua rubrica e delle relative recensioni. Le aveva fatto un bel complimento ed era una cosa nuova.
Quando erano a scuola e si frequentavano, Natalia amava i complimenti, ma solo riceverli. Non le aveva mai sentito dire una volta "che bel vestito!" a vederlo addosso a qualcuna di loro. Adesso, dopo anni in cui non si vedevano, si trovava a ricevere un complimento inaspettato e sincero su un suo risultato, da una Natalia cresciuta e decisamente segnata dagli eventi. Forse anche pentita di scelte compiute in passato, ma più matura di quando... Di quando aveva deciso che doveva salutare le ragazze, perché certe ferite non si rimarginano. Possono fare meno male, ma non guariscono, e stare con loro sarebbe stato come riaprire quella precisa ferita ogni giorno. No, aveva fatto bene ed era molto contenta dalla Natalia che ora vedeva.Scese dalla macchina e andò in casa a prendere un secchio pieno di acqua, una spugna grande e sapone per l'auto e tornò nel cortile del condominio a cercare di lavare via quelle scritte dalla sua sudata macchina. Quello la faceva impazzire, aveva speso tempo della sua vita a lavorare e con una parte dei soldi guadagnati si era comprata quella Peugeot che desiderava. Il grigio della macchina era macchiato dalle scritte rosse.
Era arrabbiata e passava sulle scritte con foga. Quel lavoro così fisico le faceva bene. Strofinare su quelle scritte, che impallidivano sotto il suo intervento, era gratificante. Concentrava la sua frustrazione in quei gesti e dopo un po' di lavoro il grigio era tornato il solo colore della macchina. I vetri dietro erano stati abbastanza facili da pulire, ma il resto aveva richiesto un certo impegno.
Guardò il lavoro finito e tornò in casa. Ripose secchio e spugna, adeguatamente sciacquati, e andò a fare un bagno.
Mise il sale alla lavanda e quello alla menta nell'acqua che pian piano montava. Preparò dei vestiti comodi sulla sedia nella camera e si spogliò.
Quando la vasca fu piena a sufficienza vi entrò, lasciando che il calore dell'acqua la avvolgesse come una coperta. La testa appoggiata al cuscino e gli occhi chiusi per godere del momento.
SBAM!
Un rumore la fece scattare e si chiese chi fosse nella sala. Sentiva il panico farsi strada dentro di lei. Era sola in casa e nuda, quindi estremamente vulnerabile. Si guardò attorno in cerca di qualcosa da usare come arma.
I passi si sentivano, si stava avvicinando. Il cuore le esplodeva nel petto.
Ecco, ora sentiva che era fuori della porta.
<<Amore? Stai facendo il bagno? Perché vorrei farti compagnia!>>
Miriam scoppiò in lacrime e non riuscì a rispondere. Un singhiozzo le sfuggì dal controllo e Alan aprì la porta.
<<Cos'è successo?>> chiese smarrito.
S'inginocchiò di fianco alla vasca e le accarezzò una guancia, attendendo che si calmasse abbastanza da poter parlare.
Quando gli ebbe detto che lo aveva scambiato per un intruso, lui la guardò con seria preoccupazione.
<<Mi dispiace Mi. Non avevo pensato che potessi sentirti così... Mi dispiace, farò in modo da non farti più passare paura, va bene?>> Miriam annuì <<Allora adesso vengo a farti due coccole nella vasca. Così mi faccio perdonare.>>
Quanto lo amava e quanto lui la amava! Erano stati fortunati a trovarsi e ogni giorno ringraziavano il destino per questo.***
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Una vita (im)perfetta
Misteri / ThrillerMiriam ha una vita equilibrata. Un lavoro che ama, un uomo che vuole trascorrere il resto della sua vita con lei. Cosa manca? Niente. Nella vita, per arrivare dove voleva, senza farsi schiacciare da nessuno, ha fatto delle scelte ed è scesa a comp...