6

202 18 0
                                    

Cammino tranquilla per i corridoi della scuola. Se ieri ero in ritardo oggi sono a dir poco in anticipo. Un'ora, manca un'ora all'inizio delle lezioni. Avrei potuto tranquillamente dormire ancora un po', o portare a spasso Zeus, e invece no, sono qui ad esplorare ogni aula e ogni stanza che trovo non chiusa a chiave.
La scoperta migliore è stata quella dei bagni, trovarli trovarli è stato come scoprire il fuoco: meraviglioso e utile. A parte che sono pulitissimi, questo mi fa pensare che nessuno li abbia mai visti.
L'università deserta è quasi confortevole. Le mura non mi stringono in una stretta soffocante, il silenzio che l'avvolge è rilassante.
Con una mano nella tasca della felpa con la zip aperta e le cuffie nelle orecchie apro una porta in legno dall'aria antica trovandomi in biblioteca. Rimango a bocca aperta. Ogni parete è coperta di librerie stracolme di libri, manuali e cose simili. Si respira un odore piacevole, un insieme di libri nuovi, libri vecchi e legno tagliato.
Al centro della stanza ci sono degli enormi tavoli, anche loro in legno, con delle lampade verde petrolio, tutte spente. La luce del sole filtra da delle enormi finestre che danno sulla strada donando alla stanza un'aria quasi magica, come se ogni cosa brillasse.
Esco richiudendomi la porta alle spalle, delicatamente, per paura che possa crollare.
Proseguo la mia esplorazione salendo una lunga scalinata a chiocciola fino ad arrivare all'ennesima porta, questa però è in metallo, quasi blindata, diversa da tutte le altre in legno. Qualsiasi cosa ci sia dietro deve essere qualcosa che non vogliono che noi alunni scopriamo.
Poso la mano sulla maniglia luccicante e senza esitazioni l'abbassamento lentamente. Al contrario di quanto mi aspettassi si apre mostrando un lungo corridoio poco illuminato se non da qualche lampada appesa alle pareti. Sembra di essere in un film horror, uno di quelli che odio da morire perché mi fa abbracciare il cuscino e urlare come una bambina.
Stringo forte al fianco la borsa con i libri e cammino osservando le porte che si trovano sul lato destro.
Solo dopo averne passate due mi rendo conto che si tratta di stanza di camere da letto. Una di loro porta il nome e il cognome del mio insegnate di matematica, il signor Black. Uomo in gamba, oltre che in carne. Indossa un paio di occhiali ovali che gli stanno abbastanza stretti. Ha degli atteggiamenti strani a volte, secondo qualche mio compagno è gay. Chissà se sanno che ha una stanza qui, probabilmente non vedrebbero l'ora di esplorarla per scoprire se hanno effettivamente ragione. Ma a me non importa, non voglio infrangere la privacy. Le ultime parole famose.
Mi fermo quando leggo il suo cognome. Quindi Stark si chiama Anthony Edward, e io che pensavo che il suo vero nome fosse davvero Tony.
Anche lui ha una stanza qui, ma non credo che la usi, è troppo piccola per i suoi gusti. Quale matto dormirebbe qui avendo a casa sua una stanza grossa quanto un appartamento.
All'improvviso è come se il mio corpo si muovesse da solo, non più mosso dalla mia coscienza. Stringo il pomello per poi girarlo e sentire la porta fare un delicato "click". È aperta.
Lentamente la spalanco fino a trovarmi davanti uno spettacolo orribile. Su un letto matrimoniale dalle coperte rosse scuro ci sono due donne nude che dormono. I loro vestiti sono sparsi per terra insieme ai cuscini e a dei fazzoletti di carta.
Senza pensarci due volte la chiudo velocemente ma inrumore, per non svegliare quelle che sembrano le conquiste del mio professore. Più volte alla televisione lo hanno definito un playboy, ma io non ci ho mai voluto credere, fino ad adesso ovviamente.
Che cretino, usa la sua fama e i suoi soldi per attirare a sé delle ragazze a cui non frega nulla di lui. E cretine loro che ci cascano.

Dopo quella scoperta che non riesco ancora a togliermi dalla testa ho deciso di sedermi nell'aula della prima ora, quella di italiano, e aspettare l'inizio della lezione. Ho troppa paura di scoprire qualcos'altro che possa sconvolgermi e rovinarmi la vita.
Gioco con il filo delle cuffie finché una mano non si posa sulla mia spalla facendomi sussultare. Phil ridacchia scusandosi più volte. -Non volevo spaventarti- conclude alla fine sedendosi al mio fianco. Sorrido anche io divertita. Non è difficile spaventarmi.
-Tranquillo-. Ripongo gli auricolari nella tasca della felpa stando attenta a non annodarli. Se c'è una cosa che odio è quando ho voglia di ascoltare musica e i fili sono annodati.
-Come mai qui così presto?- domanda curioso sustemandosi i ciuffi biondi ribelli. Potrei chiedergli la stessa cosa. -Non riuscivo più a dormire- rispondo semplicemente. Non credo di riuscire più a dormire dopo aver visto quelle due. È un'immagine che non dimenticherò facilmente.
-Fammi indovinare, hai trovato la stanza di Stark- sussulto. Come ha fatto a... lo sa anche lui?
Ridacchia alla vista della mia faccia sconvolta. -Anche io una volta ho curiosato per la scuola. A quanto pare usa quella stanza per portarci le sue sgualdrine. Quante erano questa volta?-, -Due- -Beh sempre meglio di quando ho visto io. Erano tre-. Tre? Come cavolo fa una persona a...beh, avete capito, tre ragazze? Ceh è anormale. Beh, stiamo parlando di Anthony Edward Stark, un egoista playboy, non dovrei stupirmi così tanto.
Mi sento sollevata a non essere l'unica ad aver trovato la sua stanza. -Una di loro era anche ammanettata al letto e...- gli tappo la bocca con una mano mentre con l'altra mi copro la faccia rossa paonazza. Non voglio sapere nulla di più, non mi interessano i dettagli. -Phil, no grazie- scoppia a ridere di pancia riuscendo addirittura a togliermi dall'imbarazzo. Adoro quando le persone hanno hanno una risata contagiosa.

Quando la lezione comincia riesco finalmente a concentrarmi sulle parole della professoressa. Parlare con Phil di quello che ho visto mi ha aiutata a non pensarci troppo.

-Senti, quando usciamo ti va di andare a prendere insieme qualcosa da mangiare? Conosco un posto che fa dei panini buonissimi- mi propone gentilmente mentre ci dirigiamo verso l'aula di matematica. Lui non ha questa lezione, però si è proposto di accompagnarmi.
Sorrido annuendo. Sono felice me lo abbia chiesto. È un ragazzo simpatico, potremmo facilmente diventare amici, e la cosa non mi dispiace.
- va bene, allora ci vediamo dopo- mi saluta per poi allontanarsi.
-Nicole- la sua voce mi perfora le orecchie gentilmente, facendosi spazio nel cervello. Sospiro. Non avrei voluto vederlo oggi, anche se sapevo sarebbe stato difficile visto che insegna proprio nella mia scuola.
-Salve professor Stark- lo saluto diligentemente continuando a camminare verso l'aula. Proprio quando sto per entrare mi afferra per una spalla e mi prende in disparte. -Hai trovato il mio biglietto?- chiede curioso. -Sì ma no, la ringrazio- lo scanso e varco la soglia a passo svelto e sicuro. Sono arrabbiata, e non so nemmeno io perché.

Tutta colpa del caso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora