9

196 14 2
                                    

Se l'altro ieri ero in ritardo e ieri in anticipo, oggi invece sono in perfetto orario. Posso permettermi di camminare tranquillamente per i corridoi che questa volta pullulano di miei coetanei. Alcuni parlano e ridono prima della lezione, altri invece stanno ripassando per una possibile verifica che manda in tilt i loro cervelli. E poi ci sono io, visibilmente terrorizzata dalla prima lezione che mi aspetta: fisica. Da quando mi sono svegliata non faccio altro che pensare a come sarà rivedere Stark dopo la discussione di ieri. Sarà ancora incazzato e strafottente? Sicuramente. Ma un'altra domanda mi sorge spontanea. Prima di entrare in aula lancio una veloce occhiata alla scalinata a chiocciola, le due ragazze che ho visto nella storia di instagram del mio professore, saranno nella sua stanza qui a scuola. Rabbrividisco alla sola idea e finalmente mi decido a varcare la soglia.
Mi accomodo allo stesso banco dell'altra volta, ma stranamente di Phil neanche l'ombra. Questa volta al suo posto c'è una ragazza che non mi degna nemmeno di un cenno di cortesia, troppo occupata a leggere una rivista. A volte mi chiedo come certi individui abbiano fatto ad entrare in questo istituto, e soprattutto perché.
La stanza si zittisce quando Stark fa il suo ingresso trionfale con occhiali da sole e valigetta. Sorride alle mie compagne che lentamente si accasciano al banco come ghiaccioli che si sciolgono al sole. A me però non degna nemmeno di uno sguardo e rimango abbastanza...delusa da questo.
Cerco il mio amico tra tutti ma la sua chioma bionda non è da nessuna parte. Che abbia saltato la lezione? Magari non sta bene.
-Johnson, vedo che le piace disobbedire. Si ricorda dove l'ho fatta spostare l'altra volta?- e senza nemmeno darmi il tempo tempo rispondere indica il banco vuoto in prima fila, lo stesso dell'altra volta, come se lo avessero lasciato vuoto apposta perché sapevano di questo avvenimento.
Sospiro e con la borsa premuta contro il fianco scendo i gradini fino ad arrivare al punto indicato. Gli lancio una veloce occhiata di sfida per poi lasciar cadere rumorosamente la borsa a terra e sedermi in maniera per niente aggraziata. Sembra quasi che questo mio atteggiamento strafottente gli piaccia perché sorride compiaciuto abbassando il capo. Dopodiché si siede dietro la cattedra iniziando a spiegare gli argomenti della giornata.

Miracolosamente sono riuscita ad ascoltare ogni parola uscita dalla bocca di Stark. Ho fatto anche delle domande e sono intervenuta in alcuni momenti lasciandolo letteralmente a bocca aperta. Credeva che non ne fossi capace? Alle medie non facevo altro che osservazioni su osservazioni durante le ore di fisica e matematica, è stato lui a bloccarmi per un giorno intero a causa dell'imbarazzo. Ma ora basta, voglio tornare la ragazza studiosa di prima.
Quando la campanella suona mi fiondo velocemente fuori dalla classe per un motivo molto valido: non ho alcuna intenzione di fermarmi a parlare con Stark. Non voglio sentirmi dire la minima parola su quello che è successo ieri, voglio solo che tra noi due ci sia il solito rapporto professore-alunno. Niente di più e niente di meno.
Cammino a passo svelto verso l'aula di matematica scansando chiunque mi passi di fianco.
Sono la prima ad arrivare. I banchi sono deserti e del professor Black neanche l'ombra, al contrario, seduto dietro la cattedra c'è proprio Stark. Ma che cos... ci ho messo nemmeno cinque minuti ad arrivare, e lui era intrappolato tra i miei compagni, come cavolo ha fatto ad arrivare qui prima di me? E soprattutto, perché è qui? Anthony Edward Stark è un uomo strano.
-Come ha fatto?- chiedo sconvolta, cercando di non darlo a notare. Lentamente si alza dalla sedia e si sistema la cravatta. -Potrei dirtelo, ma non ho voglia- sorride strafottente. Un sonoro click alle mie spalle mi fa voltare di scatto. Vicino all'uscio c'è Happy con in mano una chiave, probabilmente quella con cui ha chiuso la porta. Sono in trappola, nessuno mi può vedere tanto meno sentire. Mi vogliono uccidere?
-Posso sapere almeno che cosa vuole da me?- chiedo fredda anche se sotto sotto sono abbastanza spaventata. -Questo te lo posso dire- esordisce salendo le scale nella mia direzione. -Devo parlarti- annuncia quando si trova solo a qualche scalino di distanza. Lo sapevo che voleva parlare, per questo sono scappata dalla classe prima, ma il mio piano è fallito miseramente.
-E se io non la volessi ascoltare?- mi comporto bruscamente e freddamente, senza alcun rimorso. Non ho intenzione di starlo a sentire, piuttosto mi può uccidere.
Sbuffa sonoramente alzando gli occhi al cielo in una maniera che avrei trovato quasi buffa se dopo nemmeno qualche secondo, con la velocità di una gazzella, non mi fossi ritrovata sulla sua spalla destra con un suo braccio stretto attorno ai fianchi per non farmi cadere o scappare, e il viso che dà sul suo sedere coperto dagli eleganti pantaloni neri.
Caccio un urletto di sorpresa. Sembra quando ero piccola e mio padre mi prendeva allo stesso modo quando non volevo andare a letto. Solo che allora avevo sei anni, ora ne ho quasi ventidue e a tenermi così non è mio padre ma bensì il mio professore.
-Mi lasci- schiamazzo tirandogli dei leggeri pugni sulla schiena. Lo sento scendere lentamente le scale. -Mi ascolterai?-, -Mai- quasi urlo cercando di liberarmi dalla presa. Peccato che lui sia quaranta volte più forte di me e che se dovessi cadere da questa posizione mi farei male. -Allora non posso lasciarti andare- con l'altra mano lo vedo afferrare dalla tasca posteriore il telefono per poi comporre un numero e portarselo all'orecchio. Lancio un veloce sguardo a Happy che, ancora appoggiato allo stipide, ci osserva ridacchiando. Voglio prendere a schiaffi tutti e due.
-Strange, apri il portale- portale? Quale portale? Esistono i portali? -Dove cavolo mi vuole portare- ricomincio a prenderlo a pugni facendolo ridacchiare. Non risponde. Questa me la paga cara, dirò quello che è successo al preside e Stark verrà licenziato, oh quanto riderò io allora.
Improvvisamente il pavimento in marmo a macchie, solito di tutte le scuole del mondo, diventa di colore grigio e il rumore degli schiamazzi dei miei coetanei sparisce. Osservo da un cerchio di luce arancione l'aula di matematica finché non spariscono entrambi. Spalanco gli occhi sconvolta smettedo di tirare pugni inutilmente.
Finalmente si decide a rimettermi con i piedi per terra con una delicatezza che non si addice a un uomo che mi ha appena rapita e fatta passare per un probabile portale. -Lei è fuori di testa! Io la denuncio!- mi viene voglia di urlare fino a farlo diventare sordo.
-Non so quanto possa essere utile farlo arrestare- una voce alle mie spalle mi fa voltare e per poco non svengo. Gli Avengers, gli eroi americani sono proprio davanti a me. Ma che cavolo di piega ha preso la giornata?

Tutta colpa del caso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora