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Appena apro la porta dell'appartamento, Zeus scende dal divano e mi corre incontro scodinzolando felice. Le unghie delle zampe picchiettano sulla moquette e sembra quasi saltellare dalla gioia.
Da qualche parte avevo letto che ogni ora per noi umani vale sette ore per i cani, quindi per lui è come se oggi fossi stata via non 5 ore ma 35, più di un giorno.
-Ciao piccolo- lo saluto lasciando la borsa vicino al muro e dedicandomi interamente a lui. Carezze sul muso, sul collo e gattini sulla schiena, dimenticandomi completamente dell'uomo dietro di me.
-Quanto devo pagare per avere anche io delle coccole come lui?- chiede riportandomi alla realtà. Proprio non è capace di non fare battute.
Lo faccio entrare e poi chiudo la porta posando le chiavi nel piatto vicino al telefono, apposta per spiccioli e cose piccole.
Si guarda attorno senza perdersi il minimo dettaglio, come se stese scrutando la mia povera casetta. -Mi piace- esordisce alla fine. -Da quanto vivi qui?-. Si lascia cadere sul divano. Accavalla le gambe e unisce le mani posandole sul ginocchio. È la posizione più formale che io abbia mai visto, sembra mi stia interrogando. -Tre mesi- rispondo semplicemente.
Prendo da una credenza le crocchette di Zeus per poi rovesciarle nella sua ciotola rossa e posarla per terra. Lui subito si fionda come se non mangiasse da una vita.
Il silenzio che c'è nella stanza mi innervosisce, quando non parla mi spaventa. -Posso sapere perché mi hai seguita?- chiedo curiosa sedendomi sul tavolino davanti a lui. Tengo le gambe strette e cerco di non sfiorare le sue così da non creare contatti imbarazzanti. -Cosa ci guadagno?-. Per lui è tutto un dare per ricevere? Io sono stata cresciuta diversamente, io sono una che dà senza mai chiedere nulla in cambio; "Prima o poi verrai ripagata per tutto quello che fai per gli altri" mi ripeteva sempre mio padre, e io ancora ci credo.
Faccio finta di pensarci. -Nulla-. Ghigna divertito. -Allora niente risposta, bambolina-, -la smetti di chiamarmi bambolina? è snervante...- dico alquanto irritata. -Perchè? Hai il viso di una bambola- si sporge pericolosamente verso il mio viso. Perchè è orribile e io non sono una delle tue sgualdrine. Riesco a sentire meglio il profumo alla Tony Stark di prima. Non rispondo, resto incantata a guardarlo negli occhi marroni.
Il nostro contatto ravvicinato viene, per fortuna, interrotto da Zeus che salta sul divano e lecca una guancia di Stark, facendomi ridacchiare. Lui fa una faccia disgustata e lo allontana delicatamente ripulendosi dalla bava. -Prendilo come un complimento, di solito non si comporta così con gli sconosciuti- gli porgo un fazzoletto di carta che lui prende senza esitazioni. In effetti di solito ha paura delle persone che non conosce, si nasconde sotto al tavolo o ovunque creda che nessuno possa trovarlo. -Bambolina, io sto simpatico a tutti- ghigna. Oh povero illuso, non a tutti. Sarà riuscito ad illudere Zeus, ma sicuramente io non cascherò nei suoi inganni.
-Ora se non ti dispiace devo fare i compiti che io mio prof di fisica mi ha lasciato- non ho solo tirato una frecciatina, gli ho decisamente lanciato tutto l'arco. Insomma, quale professore dà i compiti il primo giorno? Soprattutto quale professore nuovo.
-Mi stai cacciando?- chiede come se non fosse ovvio. Sì, voglio che te ne vai così posso fare i compiti.
Lo guardo con una faccia che parla da sola. Lui si alza e si sistema la giacca. -Ok ok, me ne vado- si dirige verso la porta. La apre e si volta a guardarmi. -Ci vediamo domani bambolina- e poi sparisce, finalmente.
Mi lascio cadere sul divano buttando fuori dai polmoni tutto il fiato che non mi ero accorta di star trattenendo. Finalmente da sola...come sempre. La stanza si è fatta improvvisamente buia, triste, come se la sua presenza non fosse così snervante come mi sembrava.

È inutile che vi dica che la prima cosa che ho fatto una volta che è uscito è stato uscire anche io con Zeus.
Ho evitato di fare la strada di ieri, quella in cui il mio cane è scappato facendomi conoscere il mio professore. Ancora non ci credo che si tratti di pura coincidenza. È assurda come cosa.
Cammino tranquilla in riva al mare. Tengo in una mano le scarpe e nell'altra il guinzaglio di Zeus che trotterella al mio fianco.
Inspiro a pieni pomoni l'aria marina frizzante e salata mentre il venticello mi muove i capelli. L'estate sta finendo, e inizia a sentirsi la differenza di temperatura. Tra poco non si potrà più andare ingiro con magliette leggere, arriveranno le felpe e poi le giacche finché anche quelle non riusciranno più a tenerti al caldo. Arriverà la mia stagione preferita: l'inverno. Adoro la neve, i maglioni e la cioccolata calda. Stare sdraiata sul divano sotto una coperta di pile a guardare film di natale. Non vedo l'ora.
Passiamo di fianco a una coppietta seduta sulla sabbia che scherza tra un bacio e l'altro. È passato molto tempo dalla mia ultima relazione. Anni, a metà delle superiori. Non la si può nemmeno definire una vera storia, è durata qualche mese finché non sono stata tradita. Probabilmente non sono portata per delle relazioni durature.
Alzo lo sguardo verso il cielo e non posso che notare la villa di Stark sulla scogliera. È così grande anche vista da lontano. Posso notare anche una piscina che ieri non avevo visto. Sembra quasi sospesa in aria, avrei paura di fare il bagno lì.
Ci sono delle macchine parcheggiate lì davanti, molte. Sembrano tutte molto costose, probabilmente persone del suo stesso rango. Ricchi egocentrici.

Tornata a casa mi metto subito a fare gli esercizi assegnati, seduta su un cuscino del divano posto per terra vicino al tavolino. Dalla finestra posso vedere il cielo azzurro tingersi di arancione, segno che il sole sta tramontando.
Accendo il telefono per guardare l'orario cercando di ignorare la foto di sfondo. Sono ormai le otto, sarà meglio cucinare qualcosa.
Diciamo che i soldi non sono il mio punto forte, come la corsa. Il frigorifero è totalmente vuoto, escludendo ovviamente una mela rossa, una bottiglia di vino e un barattolo di maionese. Non credo di poterci cucinare qualcosa. -Bene, si cena fuori- sospiro sbattendo lo sportello del frigo. Forse è meglio che trovi un lavoro, mi servirebbe.
Infilo una felpa leggera e un paio di leggins. Saluto Zeus ed esco di casa portando con me spiccioli e telefono. Ho fame, tanta fame.

Tutta colpa del caso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora