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Apro lentamente gli occhi così che la testa non mi inzi a girare come sempre.
È passata una settimana da quando sono scappata dalla torre, e da allora dormire, riposare o anche solo mangiare è diventato impossibile. Ho la costante ansia che possa succedermi qualcosa, o che loro mi possano trovare; sono in continua lotta tra il voler essere protetta al voler essere lasciata in pace.
La porta della camera da letto si apre con un fastidioso cigolio, avrebbe proprio bisogno di un po' di olio, e Phil fa il suo ingresso tenendo in equilibrio su una mano un vassoio.
Sorride, e io cerco di ricambiare il meglio possibile mettendomi a sedere.
Sono felice che mi abbia potuta ospitare e che soprattutto non mi abbia fatto domande sul dove fossi finita o sul perché non tornassi a casa mia. Si è preso subito cura di me, ha capito che non stavo bene e cerca ogni giorno di farmi tornare il sorriso.
Mi sono promessa che un giorno gli spiegherò tutto, ma ora è difficile da comprendere anche per me.
Zeus alza la testa dal materasso e lo guarda attentamente, quasi sospettoso, senza ne scodinzolare ne aprire la bocca come fa di solito quando è felice.
Anche lui è un po' giù da quando siamo andati via, non andiamo neanche più a fare delle passeggiate, per fortuna Phil ha un giardino, così mi limito a fargli fare lì i bisogni.
-Buongiorno Nicky- mi saluta posando il vassoio sul comodino.
Sposto lentamente i piedi e lui si siede al mio fianco. Posa una mano sul mio ginocchio e sorride, di nuovo. Questa volta però io non ricambio.
Osservo quella che dovrebbe essere la mia colazione che, ovviamente, non toccherò. Sarò dimagrita di almeno tre chili da quando vivo qui.
C'è un ciotola di cereali con pezzi di cioccolato fondente, una tazza di porridge e un bicchiere di succo. In più una piccola margherita di prato, il mio fiore preferito.
-Come stai oggi?- chiede gentilmente.
-Bene- mento. È una bugia, perché in realtà non so nemmeno io come sto.
-Io ora devo andare a scuola-. Mi manca andare all'università. Avevo valutato la possibilità di tornarci per tenermi occupate le giornate e la mente, ma ho scartato l'idea quando mi sono ricordata che sarebbe uno dei posti in cui mi verrebbero subito a cercare.
-Mi prometti che proverai a mangiare qualcosina?- chiede con un sorriso quasi supllichevole.
Annuisco lentamente. Un'altra bugia. Solo l'idea di trangugiare qualcosa mi fa venire la nausea.
Si alza e mi saluta con un gesto della mano quasi infantile, che io prontamente ricambio.
La porta d'ingresso si chiude, e appena sento la serratura scattare mi lascio scivolare di nuovo sotto le coperte.
Il sole passa delicatamente attraverso le fessure delle persiane illuminando delicatamente la stanza.
Mi spiace di aver rubato la camera di Phil e che lui ora dorma sul divano, dovrei trovarmi un altro posto dove stare ma ora come ora proprio non ci riesco.
Zeus si alza e si stiracchia sbadigliando prima di scendere dal materasso e trotterellare a coda bassa verso la cucina.
Osservo il mio telefono spento da ormai una settimana posato sul comodino opposto. Phil si è occupato di avvisare mio padre tranquillizzandolo del fatto che sto bene e che è solo un periodo no. Lui ha compreso, ovviamente. Non volevo tirare fuori la carta del "provengo da un altro universo e ho un'intelligenza artificiale e tu non me lo hai mai detto", sarebbe stato doloroso per entrambi.

Sono passate alcune ore da quando mi sono stesa di nuovo sperando di chiudere gli occhi almeno per qualche minuto. È stato invano, tutte le volte che stavo per addormentarmi il cuore iniziava a battermi velocemente e il respiro farsi irregolare.
Una volta ho letto che il record di tempo più lungo dal non dormire è stato di undici giorni, credo di poterlo anche battere.
Qualcuno bussa alla porta con violenza facendomi sussultare e alzare la testa dal cuscino.
Chi cavolo è?
Zeus, spaventato dal rumore improvviso,corre in camera e si nasconde in un piccolo spazio tra l'armadio e il muro.
Resto in silenzio trattenendo anche il fiato per la paura che chiunque ci sia fuori dalla porta possa sentire anche il mio più misero rumore.
Sicuramente non è Phil, ha le chiavi e fino alla una non tornerà. Quindi chiunque sia non è il benvenuto.
Bussano di nuovo, questa volta con più violenza. Per un attimo ho creduto che avessero creduto al fatto che non ci fosse nessuno in casa, ma a quanto pare il mio piano è fallito.
Mi alzo lentamente scostandomi di dosso le coperte. Stando attenta a non far scricchiolare nessun'asse del pavimento, nella speranza che chiunque ci sia dietro la soglia si arrenda e convinca che in casa non c'è nessuno.
Un altra bussata sempre più violenta, sembra che voglia buttare giù la porta.
Afferro il cucchiaio sul vassoio e con passo felino, delicato, mi dirigo all'ingresso. Ora ci starebbe bene una frase del tipo "ho in mano un coltello e non ho paura di usarlo", ma la verità è che con un misero cucchiaio che cosa posso mai fare? Offrirgli del porridge?
Giunta alla porta deglutisco sottovoce e chiedo chi è. Ovviamente nessuna risposta mi giunge all'orecchio. Quale strano intruso risponderebbe? Dio, questa situazione si sta facendo quasi comica, tipo le scene dei film horror divertenti come Scary Movie.
Poso la mano sul pomello e lentamente lo giro pregando in tutte le lingue che chiunque sia non mi uccida. Potrebbe essere Loki, anche se dubito che un Dio si scomodi di bussare.
Sempre com tutta la calma di questi mondo spalanco la porta. Giro un po' la testa pronta a subire un qualche attacco nemico, stringendo forte le labbra tra di loro.
Appena però scorgo il viso del mio "attentatore" la mia espressione spaventa si fa buia, arrabbiata, e lascio scivolare il braccio che tiene il cucchiaio lungo il fianco.
Tony Stark è proprio qui davanti a me, con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo scettico. Per un attimo ho quasi voluto che ci fosse davvero un killer al suo posto.
-Volevi uccidermi con un cucchiaio?- chiede incredulo, quasi divertito dalla situazione. Vorrei esserlo anche io, ma nei suoi confronti riesco a provare solo tanta rabbia.
-Come mi hai trovata?-
-Non ci credo che volevi uccidermi con un cucchiaio- sogghigna ignorando totalmente la mia domanda, come se non avessi mai nemmeno fiatato.
-Cosa ci fai qui Stark?- ritento con un altro quesito, mostrando ancora di più la mia rabbia.
Senza rispondermi si limita a porgermi un foglio, precisamente quel del mio fascicolo con la mia foto sopra.
Solo al ricordo mi viene voglia di prenderlo a pugni.
-L'ho già letto, ora puoi anche andare- faccio per chiudere la porta ma mi trovo costretta a bloccarmi quando Zeus schizza addosso a Tony iniziando a scodinzolargli intorno. Sembra quasi sorridere.
Lui ridacchia e gli accarezza la schiena. Lo ammetto, mi era mancato il suo sorriso. Quello di entrambi in realtà.
-Lo so, ho già litigato con Rogers, ma ti prego, leggilo, mancava un pezzo- subito mi ritorna in mente la parte strappata. Allora non mi ero posta la domanda di quello che poteva esserci scritto.
Ha litigato com Rogers perché mi ha dato il fascicolo o perché mi ha fatto leggere una pagina incompleta?
Dubitante lo prendo, ma prima di leggerlo mi faccio da parte per farlo entrare. Forse me ne pentirò, ma ormai la mia vita è un dubbio unico.

spazio autrice
ehiii, oggi ho aggiornato, avete visto che brava che sono?🥺👉🏻👈🏻
siete curiosi di sapere cosa c'è scritto? io lo sarei hihihi

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