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Seduti sugli sgabelli del bancone in marmo della cucina, io mangio un panino al burro di arachidi e lui beve un drink alcolico di cui prima mi ha detto il nome ma già non me lo ricordo.
Ci avvolge il silenzio e l'ombra, l'unica fonte di luce è quella della cappa dei fornelli.
Mastico piano tormentata dai pensieri. È stata tutta una menzogna, tutta la mia vita, i miei ricordi, la mia infanzia, tutta una serie di bugie una dietro l'altra. Mi domando se i miei finti genitori sappiano questa cosa, sempre che esistano davvero.
Lascio che il panino cada nel piatto rumorosamente per poi allontanarlo da me, come se fosse lui la causa di tutti i miei problemi.
-Non ti piace?- chiede Stark tenendo vicino alla bocca il drink. -I miei genitori...- lo guardo com gli occhi umidi. Non c'è nemmeno bisogno che finisca la domanda, si capisce subito che cosa intendo.
Sospira posando il bicchiere. -Tua madre non è mai esistita, tuo padre invece è un agente dello S.H.I.E.L.D. che si è offerto di crescerti- spiega. Ho pianto per anni una madre che non è mai esistita e quindi mai morta. Sono cresciuta con un padre che, nonostante tutti i bellissimi insegnamenti che mi ha donato, mi ha mentito per anni come se fosse niente.
Sento le lacrime pian piano scivolare lungo le guance fino a cadere silenziose sul marmo lucido.
Tiro su con il naso e mi faccio scappare un sottile singhiozzo.
-Ehi, ma stai piangendo?- tengo gli occhi stretti cercando di trattenere il pianto. Scuoto la testa ma un altro singhiozzo mi tradisce. Ho sempre pensato che le lacrime siano la valvola di sicurezza del cuore. Non ci lasciamo mai andare in un pianto disperato, perché abbiamo paura che le lacrime ci possano sommergere e abbiamo la perenne paura di annegare senza che qualcuno possa salvarci.
Mi posa una mano sulla spalla facendola scivolare lungo il braccio con una dolcezza che non è per niente "alla Stark", ma allo stesso tempo tutta sua.
-Ehi bambolina, vieni qui- si alza dallo sgabello e fa girare il mio mettendoci faccia a faccia. Lo vedo sfuocato a causa degli occhi bagnati, ma posso notare un piccolo sorriso dolciastro illuminarlo.
Impacciatamente mi afferra il viso e con i pollici mi accarezza le guance asciugando le lacrime.
-So che sembrerà strano, dovrei dirti di calmarti ma in verità voglio che tu continui a piangere per due motivi. Uno: piangere fa bene, ti rende forte, e tu sei fortissima- non posso evitare di sorridere. -Due: quando piangi sei bellissima- questo lo sussurra e mi arriva come un soffio di ventata calda che riesce a farmi smettere di piangere, oltre che a tingermi le gote di rosso.
Vedo pian piano il suo sorriso lasciar spazio a un viso serio, quasi determinato. I suoi occhi scuri mi scrutano con attenzione, indecisi sul da farsi.
'Baciami, ti prego baciami'. Lo so, sono incoerente e patetica, ma le sue labbra semiaperte, rosee e dall'aspetto così soffice mi attirano come una calamita.
Sembra come se avesse ascoltato la mia supplica perché a una lentezza disarmante si avvicina. I nostri nasi si sfiorano in maniera giocosa e infantile, e le sue mani salgono fino a stringermi i capelli in una dolce presa.
-Nicole...- soffia sulla mia bocca facendomi staccare delicatamente le labbra. -Tony...- poso le mani sul suo petto riuscendo a sentire addirittura il cuore battere veloce. Sono io che gli faccio quest'effetto?
La porta della cucina si spalanca grattando rumorosamente contro il pavimento.
Purtroppo, o per fortuna, Stark si allontana velocente da me portandosi dietro il bicchiere pieno d'alcool. Fa finta di niente e si dirige ai fornelli lasciandomi ancora con la bocca aperta.
Che cosa stavo per fare? Realizzo solo ora che stavo per baciare il mio professore, un uomo che detesto, l'uomo più egoista e infantile del mondo intero.
-Ehi Nicole, finalmente ti sei svegliata- mi giro verso l'ingresso e vedo Bruce e Steve entrare in cucina, quest'ultimo senza maglia e con la pelle grondante di sudore. Tiene sulle spalle un asciugamano bianco con con cui si frizione i capelli. È quasi una scena ammaliante, una di quelle che nei film vengono messe a rallentatore.
-Esibizionista...- borbotta Stark prima di trangugiare in un colpo solo il resto del drink. Il capitano lo guarda male senza farsi notare, per poi tornare a sorridermi gentilmente.
-Come stai?- chiede ptemuroso sedendosi sullo sgabello al mio fianco. -Sconvolta- rispondo sinceramente. Steve ha l'aria di uno a cui non è facile mentire, una di quelle persone che fa finta di credere a quello che dici ma alla fine ti becca in flagrante.
-Lo so che è difficile, ma tu ti devi fidare di noi, vogliamo solo che tu stia bene e al sicuro- posa una mano sulla mia spalla stringendola con sicurezza ma delicatezza, come se volesse trasmettermi tutto il suo coraggio di supersoldato, ma anche tutto il suo affetto da eroe.
Non posso far a meno di sorridere.
-Cosa state facendo? Una riunione senza di noi?- Thor appoggiato contro lo stipide della porta ci guarda con una comica circospezione. E al suo fianco una ragazza dai lunghi capelli color rame tiene gli occhi fissi su di me, incutendomi timore. Deve avere la mia età, se non poco di più, eppure dallo sguardo intenso sembra molto più aduta.
-Tu devi essere Nicole- borbotta vedendomi incontro a passo sicuro.
Mi alzo cercando di assumere anche io una posizione più matura e coraggiosa.
Allunga la mano e io gliela stringo. Anche la stretta è sicura e forte, più di quella di Steve, sembra quasi arrabbiata con me.
-Wanda- si presenta.
Cerco di non abbassare lo sguardo ma lo tengo fisso sul suo. È come una gara, una di quelle che si fanno da bambini: chi lo abbassa per primo perde.
-Perchè non riesco a vedere i suoi pensieri?- si stacca come se la mia mano scottasse. I miei pensieri? Ha provato a leggermi nella mente? Non è violazione della privacy anche questa?
Indietreggio fino a scontrarmi contro un petto duro, quello di Stark, lo riconosco dal profumo.
-Perchè Friday è stata creata per non far entrare in lei nessun tipo di controllo. A partire da quello di Loki, fino al tuo- spiega Bruce masticando un popcorn tirato fuori da un sacchetto di plastica davanti a lui.
-Modestamente è stata una mia idea- si vanta Tony andandosi a versare dell'altro alcool.
-E come faccio a sapere se possiamo fidarci davvero di lei?- chiede Wanda guardandomi male. Per un attimo mi è sembrato quasi che i suoi occhi fossero diventati rossi, ma probabilmente è un brutto scherzo delle luci che Thor ha appena accesso senza preavviso.
In effetti non ha tutti i torti, nemmeno io mi fido più più me stessa.
-Perchè Friday è una mia creazione, e se non vi fidate di lei è come se non vi fidaste di me- Tony mi viene in difesa sia con le parole che con il corpo. Si mette in mezzo a me e Wanda facendomi da scudo.
Non so se prendere quello che ha detto come una cosa positiva per la prima volta, o come una specie di insulto visto che mi ha paragonata ad un oggetto.
Si volta verso di me e ammicca un sorriso.
-E perché lei è più Nicole che Friday-. Vorrei non sorridere, ma i lati della mia bocca si alzano da soli facendomi tremare le guance.
Era decisamente una cosa positiva.

Tutta colpa del caso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora