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Ricordo che quando andavo alle medie avevo scritto una lista di cose che adoro. L'avevo conservata per poterla rileggere quando sarei stata piu grande, ma purtroppo l'ho dimenticata nella casa a Londra.
Ma due cose non le potrei mai dimenticare. La prima era l'erbazzone. Dio mio, è stata la cosa più buona che mio zio mi abbia mai portato dal suo viaggio in Italia, una torta salata ripiena di formaggio e spinaci, una delizia.
La seconda è fare il bagno nella vasca, con tanta schiuma e accompagnato da della buona musica rilassante. Lo adoravo, e ancora tutt'ora lo adoro. Non capisco come certe persone riescano a farsi tutte le volte solo una veloce doccia, il bagno deve diventare patrimonio dell'UNESCO, tutti in casa dovrebbero avere una vasca e almeno una volta nella vita rilassarsi immersi tra le bolle.

Con i capelli legati in una disordinata crocchia sulla testa (maledizione a mia nonna e all'aver ereditato i suoi capelli ricci) osservo i miei piedi appoggiati sul bordo della vasca.
Le dita delle mani sono tutte raggrinzite, come quando da piccolo stai a mollo tanto tempo in mare. Ci hanno sempre detto che era per quello che ci dicevano che i palmi delle dita diventavano delle specie di gusci di noci, ma è una bugia, in verità diventano così per permetterci di afferrare più facilmente le cose sott'acqua. Una delle tante bugie che ci dicevano i nostri genitori per farci obbedire.
Non ci avevo mai pensato, in effetti la nostra vita ha fondamenta piene di menzogne e fandonie che vengono a galla solo una volta che cresciamo.
Il problema è che quando diventiamo anche noi genitori puntualmente ripetiamo gli stessi errori dei nostri genitori, perché siamo stati cresciuti così. E forse non è poi così male, a volte le bugie ti aiutano a vivere e a capire che il mondo funziona in questo insano modo.

Sento la porta del bagno aprirsi e mi affretto ad afferrare la tenda in plastica per coprirmi lasciando fuori la testa. Chi cavolo è che entra senza bussare? La privacy in questa torre proprio non esiste.
Natasha fa capolino con un dolce sorriso, e subito la mia rabbia si assolve come portata via dall'acqua.
-Ciao Nicole- mi saluta entrando e chiudendosi alle spalle la porta.
La osservo sedersi sull'asse del gabinetto. Ha un'aria pensierosa, preoccupata, mi chiedo cosa le passi per la testa.
Sto per domandarglielo quando mi anticipa chiedendomi che cosa mi fosse successo poco fa in palestra, perché mi fossi arrabbiata così tanto. In effetti ora che ci rifletto a mente lucida, non ha senso la mia reazione di prima. Non ho alcun diritto di avercela con Tony, soprattutto perché lui non lo sa.
Io non sono nessuno per lui, non siamo una qualche strana coppia, siamo due conoscenti che vivono insieme per la maggior parte del tempo. Lui mi protegge da quel pazzo psicopatico di Loki e io sto al sicuro. Fine della storia.
Di tutta risposta mi limito ad alzare le spalle.
-Steve è rimasto un po'... confuso. Ha l'aria da duro ma in verità è molto insicuro, teme di aver detto qualcosa di sbagliato- accenna un sorriso porgendomi l'accappatoio bianco dall'aria morbida e avvolgente.
Ricambio l'espressione afferrandolo per poi uscire dalla vasca stando attenta a non scivolare sul pavimento spoglio e freddo.
Steve insicuro, non ne ha proprio l'aspetto, ma mai giudicare un libro dalla copertina. Anche le persone che sembrano le più decise e sicure di questo mondo nascondono un punto debole.
Dovrei scusarmi, prima non l'ho fatto, mi sono limitata a scoppiare in lacrime come una bambina.
-Dopo andrò a parlargli- la rassicuro.
Mi friziono i capelli con il cappuccio dell'accappatoio, non per asciugarli, ma per togliere l'acqua in eccesso.
Sorride per poi uscire dal bagno senza dire nulla. Qui sono tutti un po' strani, salutare è un optional.
Sospiro rumorosamente guardando il mio riflesso nello specchio del lavandino. Da quando sono qui mi si sono formate delle non troppo evidenti, per fortuna, occhiaie. Speravo mi sarebbero venute a causa del troppo studio, le avrei accettate, ma queste sono di stress, stress causato da questo stupido posto. Ho bisogno di uscire, prende un po' d'aria fresca, non mi fanno uscire nemmeno per portare a spasso Zeus, ci pensa sempre Thor. Non sono gelosa, anzi, sono felice che stia con altre persone, ma io non respiro più qui dentro, sento le pareti sempre più strette, come se qualcuno mi stesse soffocando.

A volte ci fa paura un oggetto, una frase, una situazione, non per quello che è  ma per la persona che lo rappresenta.
Ogni volta ci facciamo mille domande inutili, domande che dovremmo solo ignorare perché hanno la capacità di spaventarci ancora di più. Ma a volte queste domande sono legittime, perché si sono create da sole senza potersi dare una risposta. Tipo quella che mi sto ponendo proprio ora; dovevo andare a scusarmi scusarmi Steve, e allora perché diavolo sono davanti alla porta della camera di Tony?
Mentre mi ci dirigevo mi girava per la testa il discorso che avrei potuto fargli, non avevo scusanti per aver urlato così, dovevo e potevo dirgli solo la verità. Ma quale era la verità? Io stessa non lo sapevo.
E così, immersa nei miei pensieri, non mi sono accorta di essere arrivata dinanzi alla camera della persona che avrei meno voglia di vedere, la persona che mi ha causato tanta confusione.
Con la mano alzata a mezz'aria sono indecisa sul da farsi. Una parte di me vorrebbe bussare ed entrare, ma l'altra mi blocca chiedendosi che scusa potrei tirar fuori per essere andata da lui.
Si starà facendo anche lui delle domande sul mio comportamento di oggi.
Ho deciso, busso. Mal che vada inizierò a balbettare come una scema in cerca di un scusa plausibile, oppure rimarremo entrambi in silenzio come tutta questa settimana, nulla di nuovo.
Due tocchi decisi che nascondono tanta insicurezza e timore, il mio.
Nessuna risposta. A questo punto una persona normale se ne andrebbe, ma io non lo sono, quindi delicatamente apro la porta. Prego in tutte le lingue e in tutte le religioni di non trovarlo a letto con una delle sue conquiste, sarebbe capace di trovare una anche senza uscire dalla torre, gli basta respirare.
Invece, con mia grande sorpresa, seduto ai piedi del letto c'è Steve. Mi guarda con quei suoi profondi occhi blu, e io ricambio con i miei marroni.
-Ciao Nicole- mi saluta alzandosi. Infila le mani nelle tasche dei pantaloni e assume una smorfia pensierosa, imbarazzata.
Probabilmente stava aspettando Tony. Chissà cosa starà pensando nel trovarmi qui, nella sua camera.
-Ti stavo aspettando- borbotta. Cosa?
-Cosa?- devo aver capito male. Mi stava aspettando in camera di Tony? Come faceva a sapere che sarei venuta, che mi avrebbe trovata qui? Non sapevo nemmeno io che sarei venuta qui.
Ridacchia confondendomi ancora di più le idee.
-Nicole, ho più di novant'anni, ma non sono scemo- accenna un sorriso amaro, dispiaciuto.
Mi si avvicina a passo deciso ma non intimidatorio. Solo ora mi accorgo che in mano tiene un fascicolo nero, come quello che ho trovato nel laboratorio di Stark.
-Si vede che tra te e Stark c'è una specie di...com'è che la chiama lui? Ah sì, chimica. Io preferisco chiamarla attrazione- soffia vicino al mio viso. Ha un profumo calamitante.
Arrossisco, posso giurare di aver sentito anche i miei capelli diventare bordeaux.
Tra me e Tony non c'è nessuna chimica e nessuna attrazione, non ci parliamo nemmeno più. Eppure, chissà come mai, non riesco a spacciare una sola parola.
Mi porge il fascicolo.
-Ma ti consiglio di leggere questo prima di buttarti tra le sue braccia, non ti merita, è un bugiardo- lo sputa con un'arroganza che non mi sarei mai aspettata da lui.
Afferro il contenitore senza dire una sola parola, e nello stesso silenzio lui se ne va passandomi di fianco.
Tony non mi merita? E chi mi merita allora?

spazio autrice
weiiii, come state?
scusate se ieri non ho aggiornato ma questo capitolo mi ha impiegato più del previsto, ero molto indecisa sul da farsi, ero indecisa se far scoprire ora il fascicolo a Nicole o tra un po', ma mi piace così, e spero che piaccia anche a voi💕

Tutta colpa del caso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora