Capitolo XII

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"ERRINAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA" mi buttai dal letto e presi la botilia vuota di vodka che avevo lasciato sul comodino la sera prima, pronta a colpire chiunque volesse aggredirmi.
E invece era solo quella merdina di Nevilla. Cazzo ha da urlare di prima mattina. Sì.
"Cazzo hai urlare di prima matina?"
"Ma so le 5 di pomeriggio"
"È comunque mattina per me, mi sono apena svegliata testa di cazzo" mi rassegnai e le chiesi cosa stracazzo volesse da me.
"È arrivato il padre di Droca per l'ispezione. Ti sta cercando" detto questo uscì.
Porca merda.

Presi il pezzo di pergamena che tenevo sul comodino come sottobicchiere per la botilia di vodka e scrissi velocemente un messaggio che misi in bocca al mio uccello. Si avevo un uccello messaggero. Vabbe un piccione. Nono, un gufo. Ecco, ci sono arrivata. Tanti uccelli e uno giusto in questo caso.
La risposta arrivò quasi subito. Beh, quasi. Perché cazzo non si decidono a usare i cellulari sti colioni. Pure nel mio paesino sperduto nel nulla nella mi amata Rossiya hanno il wifi ormai.
"Devo vedere"
Cazzo devi vedere? Rimando subito la stessa pergamena con queste poche parole.
"Devo vedere se posso essere libera per le 19"
"Perché di solito non ci vedi? O sei non vedente fino a quell'ora?"
"La terza opzione, Errina, la terza opzione"
Cyka blyat. La amo.
Vabbe, vado a farmi una doccia veloce prima di vederla. Così puzzavo un po' meno di vodka.

Dalla Russia con furoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora