un'altra cantilena, una solo per te

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«ti ricordi che cantavi sempre?»

steso sul letto di jimin, jeongguk annuì.

tutti i fiori erano in un vaso sulla sua scrivania. alcuni appassiti, i più nuovi lucenti.

con il basculante della finestra aperto, jimin fumava anche seduto sul letto.

jeongguk ricordava le lotte sul suo vecchio letto. quando, stanchi, si addormentavano ingarbugliati.

il letto sapeva di jimin.

jimin non sapeva più di blu, ma nemmeno di azzurro. sapeva di borgogna vellutato.

sapeva di ciò che faceva arrossire e accaldare jeongguk. sapeva dei sogni, delle fantasie, dei desideri più nascosti di jeongguk.

«canti ancora?»

jeongguk scosse il capo.

jimin fumava, e le sue labbra si chiudevano sul filtro e gli ormoni di jeongguk lo pregavano di fuggire. o di trovare il coraggio, e prendersi il fumo direttamente dalle sue labbra piene, rosse.

«per me? lo faresti?»

annuì.

si mise seduto, la schiena contro la testiera del letto. quando jimin non protestò, strinse il suo cuscino al petto. uno di fronte a l'altro.

jimin, il futuro aviatore, piccolo ma con un portamento che gli conferiva imponenza e jeongguk, un futuro qualcosa, che nonostante l'aspetto non riusciva a risultare che piccolo. e sentirsi piccolo.

non gli piaceva più cantare, ma jimin chiuse gli occhi per ascoltarlo e la stanza si riempì della sua voce.

𝐋𝐀𝐃𝐑𝐎 𝐃𝐈 𝐅𝐈𝐎𝐑𝐈 . jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora