e arriviamo all'alba che si colora l'aria

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«domani non c'è scuola. aspettiamo l'alba».

i colori si impossessavano del cielo e brillavano su jimin.

era lui l'alba. i colori erano per lui, per la sua pelle, i suoi occhi, il fumo che gli lasciava le labbra.

jimin si stese, aveva gli occhi gonfi di chi non ha dormito. guardava il soffitto, finiva la sigaretta che aveva acceso da poco. jeongguk, seduto, non sapeva se guardare lui o l'alba.

non sapeva se stendersi e guardare jimin senza remore.

voleva farlo, quello lo sapeva. jimin esalava e nel farlo sollevava il mento al soffitto. jeongguk lo guardava e sentiva di dover sospirare.

aveva letto, fumato, l'aveva ascoltato cantare. tutta la notte. avevano atteso l'alba.

stanchi, con le palpebre pesanti e parole e emozioni che fluivano senza un freno.

jeongguk si stese, il cuore troppo debole per reggere la vista del profilo di jimin.

aspettava solo che si voltasse, che gli desse la schiena, e si assopisse. se i suoi genitori fossero entrati in camera, avrebbero continuato a credere che si stessero riconciliando, come ai bei vecchi tempi.

il suo sguardo sulle labbra strette intorno al filtro, le dita che buttavano la cicca nel posacenere e jimin prima di esalare si voltò. non verso il muro, ma verso jeongguk.

come avveniva grazie al borgogna vellutato della sua voce, quando le labbra di jimin cercarono le sue jeongguk si sentì ardere.

𝐋𝐀𝐃𝐑𝐎 𝐃𝐈 𝐅𝐈𝐎𝐑𝐈 . jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora