Introduzione

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Isabella

New York

Cosa si prova a vivere una vita facile? E con facile, non intendo superficiale o priva di ambizioni e sogni. Intendo libera. Per una ragazza di 25 anni, la normalità dovrebbe essere alzarsi dal letto senza alcuna preoccupazione, se non quella di capire come vestirsi in base al tempo, o che materia studiare prima, o se è preferibile prendere la macchina per andare a lavoro o da qualunque altra parte. Ebbene, sono questi i pensieri che dovrebbero tormentare la mia mente.

Invece mi ritrovo nella mia enorme stanza, troppo grande per una sola persona, nel mio letto a baldacchino a due piazze, sotto le coperte di seta color avorio, a pensare se il carico di droga che abbiamo spedito per il Messico due giorni fa sia ancora in viaggio o è arrivato a destinazione.

Astrid, mia sorella e mio braccio destro, non mi ha dato notizie, e questo vuol dire solo una cosa: sta procedendo tutto secondo i piani.

Si, signore e signori, avete capito proprio bene. Droga. Ed è solo una delle tante cose che traffichiamo, io e le mie sorelle.

Impressionati? Allora mettetevi comodi, e leggete per bene le mie parole, perché odio dovermi ripetere. Ve lo spiegherò una, ed una volta soltanto.

Che i giochi abbiano inizio.

Mi presento, sono Isabella Rodriguez, figlia del capo della mafia newyorkese, Alvaro Rodriguez, emigrato negli Stati Uniti a soli sei anni, e di Carla Jones, ex modella e fotomodella di origini italiane. Insieme hanno fondato la più spietata, iconica, formidabile, indomabile mafia di tutti i tempi.

Prima che nascessi, hanno fatto piazza pulita di tutte le concorrenze. Hanno sottomesso, soggiogato, estirpato tutti i vecchi capi di gruppi rivali. E una volta diventato l'unico e il solo capo mafia di tutta la città, hanno deciso di avermi. Inutile dire che mio padre si aspettava un maschio, così da poter lasciare in eredità l'impero. Purtroppo per lui, di maschi neanche l'ombra. E non sono stata l'unica opportunità mancata. Dopo di me, sono nate le mie tre sorelle: Astrid, Persefone e Odette.

Compiuto quattro anni, papà mi confessò che, quando mi prese in braccio appena nata, non era molto contento. Come ho accennato prima, preferiva di gran lunga un maschietto, un erede, ma quando mi guardò negli occhi, di riflesso vide i suoi. Da quel momento non maledisse più il mio essere nata donna in un mondo di uomini.

Io e le mie sorelle non abbiamo avuto un'infanzia normale. Rettifico, non abbiamo avuto un'esistenza normale. Eravamo figlie del boss della malavita e, di conseguenza, avevamo gli occhi puntati ovunque e dovunque. Ma soprattutto, essendo considerate il sesso debole in questo mondo, dovevamo farci valere doppiamente. Fin dai primi passi, papà ci affiancò maestri e lottatori professionisti. Cecchini ed ex militari. Di mattina studiavamo le grandi imprese storiche e i migliori generali, imperatori, governatori e presidenti che il mondo avesse generato; di sera lottavamo, prendevamo a pugni e calci i nostri avversari. All'età di dieci anni ebbi per la prima volta tra le mani una pistola. A quindici anni ero la migliore tiratrice sulla piazza. Da nostro padre apprendevamo la disciplina, il rigore, la furbizia e la tenacia.

Ora, cari lettori, non cadete nei pregiudizi. Avete ragione, è stata una vita dura e mentirei se vi dicessi che tornando indietro, probabilmente non sarei sottostata a tutte queste cose. Nonostante tutto, però, l'amore dei nostri genitori non è mai mancato. Tralasciando tutte le cose sopra elencate, non mancava giorno che i nostri genitori ci dicessero e ci dimostrassero quanto per loro fossimo importanti. Quanto ci amassero. Ci chiamavano le Royal stars. Stelle regali.

Quando mio padre arrivò in America, sentì di questa costellazione formata da quattro stelle che illuminava il cielo solo nel primo giorno di primavera e nel primo giorno d'estate. Era ben nascosta e nessuno riusciva a trovarla. Una costellazione rara, ma che una volta scoperta, lasciava il segno nella mente e nel cuore.

Purtroppo, il giorno del mio ventiduesimo compleanno, i miei genitori morirono. Il loro jet privato andò incontro ad una bufera e il pilota non riuscì ad uscirne. Caddero in mare insieme all'aereo. Trovammo i corpi cinque giorni dopo. Ovviamente, non c'era nulla da fare. Mio padre mi aveva preparato a ciò, al giorno della sua dipartita. Mai avrei immaginato, però, che sarebbe avvenuta così presto, e per tale motivo. Vivendo questa vita, sei consapevole che ogni giorno, e persino ogni attimo, può essere l'ultimo. Un nemico in agguato e una pistola e boom, sei out.

A ventidue anni mi ritrovai con un impero da gestire e un dolore a lacerarmi l'anima. Non potevo pensare a me stessa. A carico avevo anche il benessere delle mie sorelle. Ogni giorno giuravo che non le avrei mai fatte entrare in questo mondo. Io ero la primogenita, il mio destino era scritto, per loro c'era una speranza ma, avevo torto. Astrid, Persefone e Odette mi promisero sulla tomba di mamma e papà che non mi avrebbero lasciato sola in questa impresa. Ed io non potei fare a meno che accettare.

Ora, dopo tre anni, siamo ancora la mafia per eccellenza di tutta New York. Dopo i primi mesi passati ad ambientarmi come capo, ho ampliato gli orizzonti, iniziando a trasportare armi e droga in più paesi. L'unica cosa su cui non metterò mai mano, è il traffico di esseri umani. Molte volte ho ricevuto richieste e sollecitazioni. Sono una fottutissima bastarda, certamente, ma non sono un mostro.

In conclusione, vi do alcune informazioni generali, affinché voi possiate capirne meglio il testo.

I ruoli sono stati scelti fin dal nostro primo respiro.

Come ho già detto io sono il capo, il boss. Tutto passa sotto le mie mani e i miei occhi. Sono il fulcro di questa famiglia. L'ultima parola, è la mia. Le decisioni spettano a me. Gli ordini, escono solo dalla mia bocca e non entrano mai nelle mie orecchie.

Astrid, mio braccio destro, è colei che si occupa di affari e relazioni. Ha la lingua da serpente e il cervello di una volpe. Insieme abbiamo reso questo impero ancora più vasto.

Persefone invece, è la maga della tecnologia. Scava nel passato delle persone, trova fatti introvabili, non si ferma davanti a niente e nessuno. Conosce e possiede tutti i più sofisticati aggeggi tecnologici e, al guinzaglio, ha i migliori detective della città. Quando bisogna cercare e trovare una persona, Persefone sguinzaglia i suoi cani e potete starne certi, non esiste luogo sulla terra che lei non stana.

Per ultima, e non per importanza, la mia dolce Odette. Per anni ho tentato di dissuaderla dal voler far parte di questa organizzazione. Le ho offerto un futuro migliore, dove si sarebbe potuta iscrivere all'università o viaggiare per mari e monti, ma con la testardaggine firmata Rodriguez non c'è nulla da fare. Il suo ruolo, in compenso, è meno esposto rispetto al nostro. Odette ha una conoscenza ampia e approfondita di armi, macchine, motori e droga. Degna del più grande narcotrafficante di tutto l'universo. Riuscirebbe a riconoscere un falso di qualunque tipo e genere a 30 km di distanza. Il suo compito è studiare la merce ricevuta e controllare la merce inviata. Dalla droga ai quadri, dai motori alle armi.

Ora che ho delineato la storia e i componenti di questa famiglia, vi lascio alla vostra lettura.

Godetevi gli avvenimenti, assaporate il brio, perdetevi nei meandri dell'illegalità e non lasciatevi sfuggire niente.

Nulla è dettato dal caso. Nulla e, nessuno.

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