Capitolo 42

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Alexander

"Delinea il piano".

"Arriverò a villa Rodríguez intorno alle dieci di sera. Non mi intrufolerò dentro, non voglio peggiorare più di così le cose. Chiederò di vedere Isabella e quando non me lo concederanno, dirò che si tratta di Odette. Lì, per forza di cose, mi faranno entrare, io vedrò Isabella, le spiegherò il piano e spero che lei mi ascolti e si aggrappi all'amore che provava nei miei confronti".

"Insomma, stai andando alla cieca".

"Hai idee migliori?".

Enea ci pensa su, ma alla fine nega con la testa. Abbiamo stagliato tutti i modi possibili e immaginabili per ricevere clemenza dalle Rodríguez e l'unico appiglio rimasto è Odette.
Grazie a dei informatori e tecnici, abbiamo trovato il nascondiglio dove Odette è prigioniera. Eros ha scalpitato per andare a salvarla, ma è troppo rischioso. L'idea iniziale era quella di liberarla per poi portarla da Isabella e ricevere così il suo perdono, ma studiando i movimenti delle guardie e quant'altro, evince che non siamo abbastanza in quanto numero. La famiglia Rodríguez deve unirsi a noi.

"Buona fortuna, fratello".

Saluto Tancredi, Eros ed Enea che hanno un'espressione preoccupata. Non è detto che possa ritornare vivo da questo incontro, ma ci devo provare.

"Ma che faccia tosta. Non so come io stia riuscendo a non prenderti a calci in culo".

Di tutte le persone che pensavo di poter incontrare qui, David era all'ultimo posto. È diventato il guardiano della casa, a quanto pare. Credevo che l'ostacolo più grande fosse chiedere il perdono di Isabella, ma mi sbagliavo.

"Devo parlare con Isabella".

"Nei tuoi sogni".

"David, non sono in vena di scherzi, né posso perdere tempo".

"A proposito di tempo, quanto ti rimane prima che Isabella ti faccia fuori? Una settimana? Tre giorni?".

Cerco di calmarmi facendo dei grossi respiri. Prenderlo a pugni non gioverebbe a mio favore anzi, complicherebbe solo di più le cose.

"Non me ne frega un cazzo quando morirò. Mi vuole ammazzare? Che lo faccia, ma prima deve sentire ciò che ho da dire".

Prima che David possa rispondere, un uomo ispanico, probabilmente uno della sicurezza, ci raggiunge, bisbigliando qualcosa all'orecchio di David.
Quest'ultimo sgrana gli occhi e aggrotta le sopracciglia. Qualsiasi sia stata la notizia, non è di suo gradimento. Torna con lo sguardo su di me e in una frazione di secondo mi prende per il colletto, avvicinandomi al suo viso.

"Stammi bene a sentire, razza di traditore. Se le farai del male, io ti ucciderò. Se proverai anche solo a toccarla, ti taglierò le mani. Se ti avvicinerai quanto basta per sentire il suo profumo, ti priverò di tutti i sensi che hai a disposizione e soprattutto, se le mentirai ancora una volta la tua testa, come quella dei tuoi fratelli, farà una brutta fine. Sono stato chiaro?".

Non ho sentito un cazzo di quello che ha detto o meglio, ho sentito ma con il pensiero vagavo altrove. Tutte queste minacce vogliono dire solo una cosa: Isabella ha accettato di vedermi. Importa solo questo.
Lascio perdere papà orso, fiondandomi nella villa. Due tizi mi pedinano, ma non ci faccio caso.

Salgo le scale, arrivando al secondo piano. Percorro tutto il corridoio per raggiungere l'ultima stanza, quella di Isabella. Drizzo la schiena e prendo un bel respiro. Non vedo il suo viso da una settimana e il bisogno di sapere come sta, mi dà la forza necessaria per bussare alla porta. Dopo pochi secondi sento un "avanti" quasi sussurrato. Faccio leva sulla maniglia ed entro.

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