Capitolo 4

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Alexander

Quando ricevi una chiamata in piena notte dalle tue guardie di sicurezza, puoi starne certo, non è accaduto nulla di buono.
Alle quattro e trenta di notte, io e i miei fratelli ci troviamo nella mia macchina diretti al nostro locale più esclusivo, Il Lions.
<< Voglio sapere che cazzo è successo e soprattutto chi cazzo è stato! >> tuona Eros, prendendo questo avvenimento come una questione personale. Il locale era sotto il suo controllo e qualcosa è andato storto.
<< Datti una calmata Eros! Non mi servi arrabbiato e incazzato pronto a spaccare tutto! Devi avere la mente fredda, capire i danni, cosa va salvato e cosa no! Quindi si, datti una cazzo di calmata!". La mia voce è ferma e glaciale. I palmi delle mie mani stringono il volante, immaginandosi il collo di chi ha causato tutto ciò.
Nessuno fiata. Siamo fratelli e ci rispettiamo, ma il capo sono io e se dico che devono stare zitti, loro stanno zitti.
<< Enea, chiama subito Pietro e chiedi quanti uomini sono già al locale >>
<< L'ho già fatto >> mi risponde con voce atona.
Mi volto per un secondo e lo vedo, mentre fissa la strada con un cipiglio incazzato.
<< Quindi? >>
<< Non mi ha risposto >>
<< Ma porca... >> si fa scappare Tancredi.
Quando il tuo capo della sicurezza non risponde, vuol dire solo due cose: o è in mezzo ad una lotta o da quella lotta ne è uscito secco.
Il Lions si trova in centro città, ma nonostante l'ora tarda e la guida veloce, mancano ancora pochi minuti prima di arrivare.
<< Pensi che c'entrino loro? >>
Enea si riferisce alle Royal stars. Ammetto di averci pensato, d'altronde aspettavamo un loro attacco dopo i due subiti a causa nostra. Pan per focaccia, insomma.
<< Se il mandato è il loro, allora preparatevi ragazzi, perché ci sarà uno spargimento di sangue >>
Arriviamo al locale alle cinque precise. Intorno a noi vige il silenzio. Nessuno sparo, nessuna voce, nessun uomo. Non è un buon segno.
Prendiamo le nostre pistole da dietro la schiena, e in fila indiana ci addentriamo. Vado per primo io, poi Enea, Tancredi ed infine Eros.
Con un calcio apro la porta del locale, e il buio mi assale. Sento puzza di polvere da sparo, di sangue, sudore e.. un profumo dolce e delicato mi arriva alle narici. Lancio uno sguardo dietro e dalle loro facce capisco che sentono lo stesso profumo.
Mio padre ci ha addestrati anche a strisciare nel buio, in più conosciamo questo posto come il palmo delle nostre mani, quindi ci muoviamo cautamente tenendo ben salde le pistole. Tancredi accende l'interruttore, e lo spettacolo che mi si presenta mi fa indiavolare.
I corpi delle guardie di sicurezza, dei miei uomini, sono ammassati l'uno sull'altro. In cima, uno dei miei uomini più fedeli. Pietro.
<< Cazzo! >> lancio un urlo fortissimo. La rabbia e la furia si impossessano delle mie braccia e inizio a rompere pezzi di arredamento già devastati. I miei fratelli si sfogano nello stesso modo, finché un battito di mani non ci spiazza, fermandoci.
Quattro persone ci si parano davanti. Il locale non è del tutto illuminato, e loro ne traggono vantaggio. Posizionati dalla parte ancora oscurata, ci fissano. Sento i loro occhi scrutarmi. Quattro. Non sono persone qualunque o scagnozzi. Sono le Royal stars.
<< Eros >>
Lo chiamo e basta, e lui capisce. Accende le luci della parte oscurata. Voglio vedere in faccia queste dannate ragazze.
Una volta accesa la luce, e una volta visti i loro volti, un brivido, mai provato prima, mi trapassa la colonna vertebrale.
Ci posizioniamo sulla loro stessa linea d'aria. Nessuno di noi sa chi si ritrova di fronte. Conosciamo i loro nomi, ma non a chi appartengono.
Enea e gli altri miei fratelli guardano in faccia ciascuna di loro, e loro ricambiano lo sguardo.
Sono.. sono bellissime. Tratti delicati e perfetti. Occhi che ti stregano. Corpo sinuoso, sensuale, accattivante, forte. Sembrano tutte delle fottutissime dee. Cazzo! Va bene che ero a conoscenza della loro incredibile bellezza, ma questo mi sembra troppo! Come le hanno create? In laboratorio?
I miei fratelli devono avere lo stesso pensiero, perché vedo loro sistemarsi il cavallo dei pantaloni.
La carne è debole, signori miei.
Il mio sguardo però, ricade su di una in particolare. Lunghi capelli castani, occhi celesti. Ha un cipiglio dell'occhio particolare. Bellissima come tutte, ma con qualcosa in più. I suoi occhi sono fermi su di me. Traspare forza e coraggio dalla sua figura, nonostante il corpo da modella. Il suo sguardo è famelico.

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