xii. ali della libertà

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"Il segreto della felicità è la libertà

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"Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio."
- Tucidide.

"- Tucidide

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CAMMINAVA. Un passo dopo l'altro.
Vagava senza meta fra le viuzze della periferia di Trost, all'interno del Wall Rose, dove erano stati allestiti rifugi per gli abitanti del distretto, oltre che una nuova base militare temporanea. Dovunque girava lo sguardo vedeva volti sofferenti, illuminati fievolmente da quel tanto di candele e torce che erano state recuperate per far fronte alle tenebre della notte. Sarebbe dovuta andare a fare rapporto, ma una volta rientrata aveva incontrato Pixis al cancello interno, il quale le aveva detto "Ormai è tardi e sembri esausta: farai rapporto domani mattina. Vuoi un goccio?" e le aveva porto quella fiaschetta piena di liquido denso e amaro, che la ragazza aveva rifiutato educatamente. Si era immischiata fra le truppe del Corpo di Ricerca, durante la ritirata, e aveva avuto modo di subire le approfondite e pignole spiegazioni della Caposquadra Hanji sugli esperimenti cui avrebbe sottoposto quei giganti catturati. Manami, esaurite tutte le forze, era rimasta ad ascoltarla e annuire ogni tanto, finché le loro strade non si erano separate.

La realtà era che Manami non voleva rivedere i suoi compagni, quelli sopravvissuti. Temeva di trovarli in condizioni emotivamente struggenti, e non avrebbe retto anche quel peso. Perciò, passeggiava fra gli orfani, gli anziani, le famiglie senza casa che quel giorno avevano perso tutto; cinque anni prima lei era come loro. Aveva ancora le armi addosso, i vestiti pregni di sangue nemico - una signora l'aveva persino fermata, pensando fosse ferita. Però, se la cute era intatta, lo stesso non valeva per l'animo.

Marco, Ian, Mitabi. Erano solo tre dei ben duecentosette morti che erano costati per l'operazione di chiusura di quella breccia. Chissà quanti altri valorosi soldati erano caduti, durante la prima parte della battaglia. E poi, il quesito fondamentale che le ronzava in testa da minimo un'ora: come avrebbe dato la notizia della morte di Marco? Arrivò alla conclusione che non ci sarebbe girata attorno. Tanto, era inutile. Prima di raggiungere i suoi compagni, decise di camminare ancora un po', nel tentativo di rilassare la mente e riprendere possesso del proprio corpo. Quel giorno si era sottoposta a uno stress fisico immane, e quasi le girava la testa dalla stanchezza - se sua madre fosse stata lì, le avrebbe raccomandato di mangiare qualcosa. Ma la sola idea del cibo la nauseava.

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora