xxxix. uccello di fuoco

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"Se tutto il resto scomparisse e restasse solo lui, continuerei a esistere

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"Se tutto il resto scomparisse e restasse solo lui, continuerei a esistere."
- Emily Brontë, Cime Tempestose.

"- Emily Brontë, Cime Tempestose

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Qualche tempo dopo,
Distretto di Trost

«POSSIAMO vincere, sì, possiamo vincere! I giganti sono come cartapesta!» Esultò Marlo, masticando grossolanamente un pezzo di pane secco. La capigliatura color pece risplendeva come il fondo di una padella in metallo rovesciata sotto i riflessi delle torce da parete.
Connie lo squadrò di striscio «Ma se ancora non ci hai combattuto...»
«Sì, sono un novellino, ma sento l'energia crescere man mano che ci avviciniamo al giorno della battaglia!»
«Guardati intorno, Marlo. Quelli a far casino sono solo quelli che non hanno mai combattuto sul campo. Perché qui, di veterani, non ce ne sono più.» Disse Jean, la voce incupita. I ragazzi dell'Unità Levi erano seduti a un tavolo del refettorio insieme a Marlo, mentre altri novellini origliavano la loro conversazione da altre tavolate. Infatti, un ragazzo dai capelli rossicci come quelli di Manami si intrufolò nella discussione.
«Ma che dici? Pensi che noi del Corpo di Guarnigione siamo così inaffidabili? Facevamo anche noi parte del centoquattresimo, no?» La rossa sorseggiò in silenzio il proprio tè. Teneva la tazzina dal bordo in alto - un vizio che aveva preso da qualche tempo, a causa di tutti i tè consumati in compagnia del Capitano Levi. Un dettaglio che era saltato solo agli occhi di Jean. Egli interpellò Floch.
«Perché avete deciso solo ora di entrare nell'Armata ricognitiva, allora?»
«Ma non siete voi ad aver volute reclutare nuovi soldati perché eravate a corto di uomini?»
Manami posò la propria tazzina e parlò, senza degnarsi di rivolgergli neanche un'occhiata «Fra noi e voi c'è un mare di differenza. Voi sarete i primi a morire, probabilmente.» Gesticolò, la sua voce era distaccata nel ricordare le parole di Oruo «E non perché siete inesperti, ma perché siete dei completi-»
Armin sgranò gli occhi, la richiamò sottovoce «Manami...»

Floch ridacchiò «Sentila un po'... ma è vero, sembrate tutti cambiati, che vi è successo?» Si fece serio, osservandoli in volto. Erano passati solo pochi mesi, eppure le loro espressioni si erano tramutate in tenebra.
«Vuoi davvero saperlo, Floch?» Domandò Jean.
Una nebbia di malinconia cominciò a traspirare dalla loro tavolata - e fece rabbrividire Floch da capo a piedi «No, facciamo la prossima volta.» E tornò a sedersi al proprio posto.
Allora Manami riprese la parola, proseguendo la frase da dove l'aveva interrotta:
«Incompetenti. Codardi. Bastardi. Senza palle. Cretini. Vigliacchi. Stupidi. Se la faranno sotto appena usciti dalle mura, quanto scommettete?»
Marlo tentò di giustificarsi, le mani alzate in segno di resa «Ehy, i-io no! Scusatemi, mi sono lasciato un po' trasportare e ho finito con avere lo stesso atteggiamento degli altri.»
Manami sollevò le sopracciglia «Hitch non ti ha fermato?»
«Hitch? E perché?»
I ragazzi del centoquattresimo iniziarono a fare svariate insinuazioni sull'accoppiata Hitch-Marlo, un duo alquanto insolito e che non faceva altro che battibeccare. Manami ricordò di come l'amica le avesse scritto una lettera colma di rancore nei confronti del ragazzo, il quale non aveva ascoltato i suoi discorsi logici sul perché sarebbe dovuto rimanere nella Gendarmeria e, per di più, non aveva minimamente colto i suoi sentimenti per lui!

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora