xiii. meriti

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"Le mie azioni sono l'espressione più sincera del mio sogno

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"Le mie azioni sono l'espressione più sincera del mio sogno."

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IL giorno seguente si recò al quartier generale per fare rapporto. Era una giornata grigia e uggiosa. Quando Manami si alzò e uscì dal dormitorio per andare a fare colazione, il cielo era coperto da uno strato spesso di nubi e arieggiava una pietosa atmosfera di morte, nelle vie della periferia del distretto. Rivolse un'occhiata alle mura che li separavano dalla cittadina: al di là, poche ore prima, stava accadendo il finimondo. Si fece una doccia veloce: l'acqua disponibile era poca, ma odiava il sentore di sudore asciutto sulla pelle. Indossò dei vestiti civili puliti - camicia bianca, pantaloni grigi e stivali in pelle nera che le cingevano alla perfezione il fisico stanco.

Stentava a mantenere aperte le palpebre. Oltre agli sforzi della giornata precedente, quella notte aveva dormito poco. Ogni qualvolta che chiudeva gli occhi, rivedeva davanti a sé solo sangue e distruzione. Mentre si incamminava al quartier generale, fece di tutto pur di metterli da parte. Le era stato detto dai suoi compagni che ci sarebbero stati, al colloquio, pure i più alti esponenti del Corpo di Ricerca. Probabilmente volevano scoprire quante più informazioni possibili su Eren, ma ciò avrebbe significato... che avrebbe visto in carne ed ossa, e a vicinanza molto ridotta, sia Erwin Smith che Levi Ackerman. Quest'ultimo l'aveva già incontrato sul campo di battaglia, ma l'altro l'aveva visto appena di striscio la mattina precedente: non aveva idea di come avrebbe dovuto comportarsi. La risposta, però, fu abbastanza semplice da trovare: avrebbe agito come se suo padre, in punto di morte, non le avesse detto quel nome e come se quel soldato di minuta statura non le avesse salvato la vita cinque anni prima. Non stava andando lì per fare una chiacchiera, bensì si recava in sede ufficiale in quanto soldato che aveva contribuito attivamente alla prima vittoria del genere umano sui giganti. Avrebbe messo da parte ogni sentimentalismo personale - come d'altronde aveva sempre fatto in situazioni formali.

Attraversò il portone, chiese informazioni alla guardia della Guarnigione e percorse il corridoio principale. Trost era davvero nella povertà più assoluta, se persino i vertici militari si riducevano a fare interrogatori in una struttura in pietra e legno, e dalle scarse decorazioni o fronzoli.

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora