lii. battaglia del cielo e della terra

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"Se avessimo le ali come gli uccelli, potremmo andare dovunque

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"Se avessimo le ali come gli uccelli,
potremmo andare dovunque.
Se non avessimo un posto dove tornare, potremmo non essere in grado di andare da nessuna parte."
- Akuma no Ko.

"- Akuma no Ko

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IN SEGUITO ALLA BATTAGLIA contro gli yeageristi al porto, i nostri beniamini salparono diretti all'orizzonte di una nuova patria. Si lasciarono dietro le morti di Keith Shadis, loro vecchio addestratore, e di Teo Magath, per rammarico di Manami e dei compagni. Purtroppo, quando lui aveva preso la decisione di morire per permettere loro di fuggire, Manami non si trovava nei paraggi e non aveva potuto impedirgli di sacrificarsi. Perlomeno, nella confusione dello scontro erano riusciti a mettere in salvo la squadra degli Azumabito, cosicché, una volta giunti al porto di Odiha, sulla costa marleana, avrebbero potuto disporre l'idrovolante per il volo. Non ce n'era stato il tempo, prima.

La nave solcava le profonde acque dell'oceano con la ripida prua laccata di vernice nera lucente. Tracciava una lunga scia bianca nella tela bluastra, smuovendo la schiuma fragoreggiante delle onde. Il vento tirava nella direzione opposta alla loro e l'orizzonte era opacizzato dalla foschia - o forse dal vapore dei giganti colossali. Tuttavia, ogni cosa intorno a loro era dipinta d'azzurro, proprio come le iridi del giovane Armin.

Nella cabina di comando, intanto, gli ingegneri di Hizuru avevano svolto accurati calcoli per la rotta. Avevano scoperto - i risultati erano inconfutabili - che, secondo la velocità di marcia dei titani, essi avevano già superato le sponde del continente marleano, e ora stavano procedendo in avanti, senza sosta od ostacolo che fermasse il loro cammino.

«La vostra terra natia... non c'era più alcun modo di salvare Liberio.» annunciò Onyankopon, e dovettero tenere ferma Annie perché non gli desse un calcio in pieno stomaco. La ragazza, il volto piegato in una smorfia a dir poco sofferente, si lasciò cadere in ginocchio, con le mani puntate a terra.
«Allora, io non ho più una ragione per combattere. Abbandono. Non voglio più lottare. Non voglio più scontrarmi contro di voi, contro Eren.» disse risolutamente, ma una voce la costrinse ad alzare lo sguardo.
«Se non vuoi combattere contro di noi, allora combatti insieme a noi.» le venne porsa una mano da colei che avrebbe dovuto odiarla più di tutti, lì «Ti serve davvero un motivo per evitare che il mondo venga raso al suolo?"
Si alzò senza l'aiuto della rossa. Mentre le rispondeva, guardava fisso davanti a sé. Il vuoto.
«Io voglio passare i miei ultimi momenti di vita in serenità. Salvare il genere umano... è una cosa che non riesco a capire.» le sue parole erano gelide «E mi dispiace davvero per coloro che stanno facendo di tutto per tentare di salvare la propria patria, aggrappandosi alla misera speranza.»
Manami insistette, affiancata da Hanji e Reiner: «Aiutaci, Annie. Abbiamo bisogno della tua forza. E se non vuoi farlo, allora ti obbligo. Ti costringo io. Penso che me lo devi.» sgranò di poco gli occhi, fulminandola dall'alto in basso «Sta' sicura che se deciderai sul serio di mollare, ti ucciderò qui e ora in un modo tutto tranne che pacifico, quindi tanto vale che dai la tua vita facendo qualcosa di utile. Non ci sarà nessuna differenza tra una scelta e l'altra, te lo prometto. Combatti con noi. Se sei destinata a morire comunque, allora muori al nostro fianco, per non rendere vani gli insegnamenti di tuo padre.»
In colei che era fredda quanto una statua di pietra, proruppe un violento terremoto, iniziò a creparsi la corazza costruita intorno al suo cuore nei quattro anni passati rinchiusa in una reale gabbia.
«Non nominarlo!» esclamò, stringendo una mano a pugno, e si accese una scintilla omicida nel suo sguardo «Chi ti credi di essere per dirmi cosa fare e cosa non fare?»
Manami allora sbuffò, gesticolando.
«Fai come ti pare. Deprimiti pure. Suicidati. Non mi interessa. Ma prima aiutaci, cazzo! Che ti costa? Cosa pensi che faresti, rimanendo in vita dopo che il mondo sarà del tutto distrutto?!» l'afferrò per le spalle, scuotendola, stringendo i muscoli indeboliti e atrofizzati tra le dita «Combatti, Annie.» mormorò, e Hanji percepì un brivido lungo la schiena. Il modo in cui l'aveva detto le aveva ricordato terribilmente la voce di Eren nei sotterranei, per cui l'aveva schernito un mese addietro. Combatti.

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora