31.L'amore di uno stronzo

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Il mio sogno forse significava qualcosa? Non ne avevo la più pallida idea ma sapevo solo che volevo lui, in questo caso non amorevolmente, ma fisicamente, solo fisicamente...

Ero atterrata a New York, era il 9 aprile, il giorno dopo sarei tornata a scuola come se nulla fosse successo, ero confusa, cosa eravamo per gli altri? Solo colleghi? Amici? Amici che provavano un po' di simpatia a vicenda? Amanti? Fidanzati? Nemici? Non lo so, sapevo solo che il giorno dopo ci sarebbe stata la festa per i maturandi e che in quella festa si parlava del viaggio che io e lui avremmo dovuto fare insieme, con la sua ex-moglie per giunta.
Calma e sangue freddo Amelia, «tutto bene signorina?» «certo» mi ero fermata sulle scale per scendere dall'aereo a pensare a cosa eravamo.

Il giorno dopo

«Amelia», disse patrick all'entrata non lo ascoltai, ero sovrappensiero.
Lo vidi lui si fermò, indossava quei calzoni che gli stavano da Dio, indossava anche la camicia bianca e la giacca blu, e la cravatta anche essa blu, e le sue solite stan smith, per la festa anche io mi ero vestita bene, indossavo un tubino nero con le maniche e il colletto girocollo e le decoltè nere, mi guardo dalla testa ai piedi.
Doveva scendere le scale, ma andò dritto verso gli uffici «patetico, cambia anche strada» dissi sottovoce.
Volevo risolvere, andai verso il suo ufficio, non bussai entrai e basta, stava lavorando al computer e così alzò lo sguardo «che vuoi?» disse appena mi vide, «voglio risolvere» «mi hai lasciato a Rio de Janeiro da solo in una suite che avevo prenotato apposta per te chiedendoti di sposarti e tu mi hai lasciato lì credendo che ami ancora mia moglie, incredibile, vuoi riparare l'inreparabile» «no, voglio solo essere sicura che tu provi quel che dici» «guarda Amelia, se vuoi che ti dica qualcosa stai dicendo tante cavolate una dopo l'altra e se pensi che quello che ti dica su quello che provo sia falso lasciami ma non ti permettere di dire che quello che ti dico su quello che provo per te sia falso perchè è tutto tranne che quello» «giuramelo» «giuro» disse svogliamente, «devo andare» chiusi la porta e me ne andai e lui non fece una piega.
«Una cosa Amelia», speravo in qualcosa di eclatante, «dimmi» «la festa dei maturandi è spostata a domani, ti sei vestita bene per nulla» «ok».

La stessa sera

Ero nella sala insegnanti e stavo letteralmente avendo un mental breakdown, avevo sonno ed ero confusa, l'unica che volevo era del sesso, ma l'unica cosa che stavo facendo era correggere le verifiche della quarta, piú precisamente stavo scrivendo un A+ sul compito di Claire Mike che l'unico voto che prendeva dall'inizio della prima era una D- scarsa, avevo perso la testa.
Egli entró in sala insegnanti e si mise a fissarmi, aveva le mani in tasca e mi guardava come se stessi facendo tante cavolate una dopo l'altra «Amelia» «si» alzai la testa appena finito di scrivere quella A+ sul compito di Claire, «sei così persa di me che stai scrivendo una A+ sul compito della Mike e non sono un insegnante di matematica ma so che lei non può prendere più di una C» «ehm si giusto» «comunque sono le 20:00 andiamo?» «tu vai io torno a casa da sola» «va bene ti saluto e anche la mia spider ti saluta» «no scherzavo aspettami, arrivo», si mise a ridere e anche io risi.
Il viaggio fu piacevole anzi, molto piacevole, mi faceva ridere, e dimenticare il resto.
Appena arrivati si fermò frenando di colpo accostandosi sul marciapiede, mise la mano sul mio sedile e si giro leggermente guardandomi negli occhi.
«Winchester, cosa ne pensi di me?» «scusami?» «cosa ne pensi di me?» «dovrei dire cosa penso di te? Sei il mio fidanzato, cosa dovrei pensare» «dimmi e basta, tutto quello che pensi e che non dici, dimmelo adesso» «ok, sei troppo pieno di te, e quando lo sei è fastidioso, poi sei stronzo, ma questo mi piace, non sempre però, a volte lo sei troppo, ci sarebbero mille altre cose da dire però mi lasceresti se le dicessi ,quindi, finisco qua» «bene, adesso che ne dici Winchester se ci sposiamo?».

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