30.Fantasia e realtá

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«Era tutto un sogno?» «ma cosa», mi chiese Eleanor, «la storia» «quale storia? Amelia non sono nella tua testa» «quella tra me e Dixon» «tra te e Dixon?» rise, «tu lo odi, non mi hai detto che fumavi Amelia» «dai, comunque non so perché abbia sognato me e lui, litigavamo continuamente ma lui amava, mi amava follemente e viceversa» «Amelia non dire cazzate e adesso non nominarlo più che lui vive in sala insegnanti e tra due minuti suona la pausa».
Infatti dopo due esatti minuti me lo trovai davanti, beveva un caffè dentro la sua tazza nera, e con la penna rossa controllava le verifiche in cui era sempre severissimo «tempo di verifiche» gli chiesi «già» rispose senza alzare gli occhi dal foglio «Matth-» prima che finissi la frase il suo telefono squilló, egli rispose «Addy, dove sei? ok allora dieci minuti e ci sono» prese i fogli sul tavolo e gli mise nello zaino si mise la giacca blu che indossava ogni giorno e disse un solo e semplice «a domani» come sempre niente di meno e niente di più.
Mi misi alla finestra e lo vidi prendere la macchina lancio le chiavi in aria prendendole al volo perfettamente, aprí la porta della sua Volkswagen, entrandoci con velocità e partendo.
«Amy tutto bene?», entró April in sala insegnanti «si», risposi intontita «mi dai il foglio per la riunione» «è sul tavolo» «non c'è» «ci dev'essere» «Amy non c'è» «ma era lì» mi allontanai dalla finestra avvicinandomi alla scrivania «quindi?» «cazzo» «Amelia mi serve, va in ballo la mia carriera» «tranquilla risolvo io» «ti prego Amy» «Dixon» «cosa c'entra lui ora» «se n'è andato lui con i miei fogli, erano sulla scrivania ed ero seduta davanti al lui, se n'è dovuto andare e a preso anche i miei fogli» «recuperali ti prego».
Mi misi il cappotto beige e andai da Cole, bussai alla porta, «avanti» rispose «Amelia, perché qua?» «dove abita Dixon?» «scusami?» «dove abita Dixon» «dai Amelia tutti ma non lui» «Cole non sto con lui, non potrei mai stare con uno così» «e allora a cosa ti serve?» «senti non tirarle per le lunghe e dammi questo cazzo di indirizzo» «ok subito stai calma, Fifth Avenue 167/14» «grazie, lui è casa?» «si» «ok bene ciao» «ciao Amelia, e buona scopata» «taci Cole».
Presi la macchina, e dieci minuti dopo arrivai a destinazione, suonai al campanello dove sopra c'era scritto «Dixon» come giusto che fosse.
«Chi è?» «Amelia» aprí abitava all'ultimo piano come ogni normale ricco che si rispetti, arrivata suonai il campanello, aprí la porta «prego, a cosa devo la tua visita?» «Matthew, quando correggevi le tue verifiche in sala insegnanti ti sei per sbaglio presa uno dei miei fogli, e adesso mi serve urgentemente potresti darmelo?» si allontanò da me per pochi secondi per andare a prendere il foglio.
Casa sua era come me la immaginavo, ghiacciata, come le sue mani, che avevo sfiorato solo un paio di volte di sfuggita.
«Ecco a te» «Grazie» «vuoi dell'acqua?» «si grazie» «siediti pure» mi indicò il tavolo di vetro che c'era nella stanza accanto.
Sul mobile vicino alla porta d'entrata c'era una foto di lui e sua moglie, era a una festa aveva lo smoking e stava molto bene.
«Ecco a te Amelia» mi porse il bicchiere in mano, «grazie» «come va con l'amore?» mi chiese mentre aveva in mano un bicchiere con dentro del whisky o un alcolico simile e camminava avanti e indietro con le mani in tasca. «Bene» «sei single» «si» «allora non va bene» «a te?» «male» «perché?» «sto divorziando» «mi dispiace» «a me no» ero confusa «se posso chiedere perché» «sono innamorato di un'altra donna» «chi?» «di te, e so che tu provi lo stesso».

Bella storia vero? Lo so che vorreste un continuo. Ma l'aereo dov'ero salita per tornare a New York aveva avvisato i passeggeri di "una flatulenza improvvisa" e quindi la storia non continuò.

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