17) Parole Dolorose

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Siamo a casa di Jessy e sua mamma sta preparando i suoi buonissimi pancake con Nutella e fragole.

È proprio come l'avevo lasciata l'ultima volta che sono stata a casa sua.
Sempre lo stesso profumo, sempre la stessa disposizione dei mobili, sempre le stesse foto nelle cornici, sempre bello tornare nella, diciamo, tua seconda casa.

Jason si trova un pochino a disagio, ma gli basta guardarmi che si rilassa e sorride.
Ci mettiamo al tavolo e non mi perito ad abbuffarmi dei pancake della mamma di Jessy.

"Sono sempre così buoni Helena"
"Ti erano mancati i miei pancake eh"
Con la bocca piena sorrido e faccio cenno di sì con la testa.
Anche Jason ha gradito i suoi pancake, si è sporcato con un po' di Nutella le labbra.
Beh, non si può resistere ai pancake di mamma Helena.

Finito di mangiare ci mettiamo sul divano, tutti e tre, e cominciamo a parlare di un sacco di cose che non abbiamo più avuto modo di raccontarci da quando non ci si vede.
Jessy e Jason fanno conoscenza e adesso lo vedo molto più a suo agio.
Lei ogni tanto mi lancia qualche occhiata e mi fa dei gesti strani che solo lei può fare e solo io posso capirli.

Adesso è arrivato il momento di andare da Philip.
Mentre aspettiamo che lei si prepari, io e Jason siamo sul divano con la luce mattutina che penetra la finestra e illumina il pavimento colorandolo di bianco latte.

Lui si volta verso di me e mi prende la mano:
"Come stai? Ti senti pronta?"
"Un pochino agitata, è brutta come cosa. Prima eravamo inseparabili, adesso sembriamo degli sconosciuti"
"Sono sicuro che andrà tutto bene piccola"
Si sposta più verso di me e allunga la testa lasciandomi un bacio sulla guancia.

So che in questo momento Jessy da qualche parte ci sta spiando e sta saltando entusiasta, sarà pronta a dirmi:
<<Ma perfavore, te l'avevo detto io, mettetevi insieme>>
e chissà cos'altro.

Ecco che scende con un mezzo sorriso furbo stampato sulla faccia.
"Alloora.. Piccioncini. Possiamo andare" concludendo con tanto di occhiolino.
Jason mi guarda e ride, ed io non posso fare altrimenti.
Così usciamo e saliamo in macchina, pronti a trovare Philip.

Poco più tardi eccoci arrivati davanti casa sua.
Non so perché ma ho come la sensazione che sia cambiato qualcosa quaggiù.

Mi avvicino alla porta per suonare il campanello e sento un odore insopportabile diffondersi sotto il mio naso.

"Dio che orrore, cos'è questa puzza?"

Suono il campanello.

Una, due, tre e quattro volte.

Alla quinta volta apre una ragazza giovane, con i capelli corti, mori e con la frangetta sopra gli occhi.
Per qualche secondo rimango imbambolata e non riesco a muovere alcun muscolo.
Con il mascara e la matita colata, il rossetto rosso sulle labbra sbaffato e con addosso solo le mutande, la ragazza mi scruta da capo a piedi e si rivolge a me in modo schifato.

"Tesoro? Chi è questa poverina che si è presentata alla porta?"

<<Poverina?>>
penso sgranando gli occhi.

"Come scusa? Mi hai appena dato della poverina?"
Lascia la porta aperta, dietro di me ci sono Jason e Jessy che sono rimasti pietrificati e quasi avevo dimenticato di loro.

Sento dei passi arrivare verso di noi e poi vedo apparire una figura alta, mezza nuda e con i riccioli.

E non voglio crederci.
Come si è ridotto?
È lui.
Philip.
Quel Philip che conoscevamo dalle elementari, che giocava sempre con noi e odiava tutto ciò che era nero.
Quel Philip che amava il colore, ridere insieme a noi e aiutare le persone.
Perché adesso si è ridotto così?

Quel Maledetto Giorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora