14) Il Rifugio Di Jason

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Entrambi belli.
Entrambi mi confondono.
E adesso entrambi mi stanno chiamando mentre io, ferma nel solito punto, sto posando il mio sguardo prima su di uno e poi sull'altro cercando di concentrarmi su quello che mi stanno dicendo ma, distratta dai miei pensieri, mi sono persa.

Siamo sempre qui sulla spiaggia.
Henry, Alexa, Noah e Morgana sono sempre lontani, per le loro, mentre noi tre siamo qui a non fare niente e a non dirci niente.

"Terra chiama Vic. Pronto! Ma ci sei?"

Kevin mi sta chiamando ma io lo guardo come una scema e non parlo. Non rispondo.
Semplicemente ho un vuoto in testa.
Ma non ci metto troppo a tornare sul pianeta terra, scossa da una sciabordata d'acqua ghiaccia buttatami da Jason.

"Sei forse impazzito?" gli dico bruscamente.
"Non rispondevi più, era come se non connettessi. Ti chiamavamo ma tu guardavi nel vuoto. Va tutto bene?"
"Sì, fino a quando non mi hai tirato l'acqua ghiaccia!"

Ride e poi mi prende per mano chiedendomi di seguirlo.
Io accetto mentre Kevin ci fissa come se anche lui avrebbe voluto seguirci, ma resta lì fermo e poi raggiunge il resto del gruppo.

"Jason dove mi vuoi portare?"
"Se te lo dico che sorpresa sarebbe?"
"Perché? È una sorpresa?"
"Proprio così signorina, proprio così."

Ed ecco che ci ritroviamo davanti a quella casetta abbandonata.

"Ti voglio mostrare il mio rifugio"
"Perché ti rifugeresti in un casetta abbandonata?"
"Per avere del tempo per pensare da solo, tu non hai un tuo rifugio?"
"A dir la verità non ci ho mai pensato"
"Beh, allora, pensaci"

Entra dentro e sparisce nel bagliore del Sole che attraversa le finestrelle.
Sento che mi chiama e così entro.
C'è un tavolo fatto di legno coperto da un mucchio di fogli e cianfrusaglie.
Una sedia, sempre in legno, vicino alla finestra che da sul mare, e poi un letto, se così si può chiamare, che solo a guardarlo dà l'impressione di cedere da un momento all'altro.
C'è un'altra stanzettina che, a giudicare dall'odore, direi che è il bagno.

"Scusami e tu verresti qui a pensare? Come fai a pensare con questo terribile odore di topo morto?"
"Già lo so, ho provato a sistemare un po', non è molto che ci vengo. Intanto ho quasi sistemato il letto, il tavolo e la sedia sono sistemati e ora mi manca da fare il bagno. Ma non ho tanto coraggio a guardare la dentro."
"Vuoi dire che non hai mai guardato in quella stanza?"
"No, non è che questo odore sia invitante" dice ridendo.
"Effettivamente"
Ridiamo insieme e poi ci guardiamo attorno.

Mi piazzo davanti al tavolo ed osservo attentamente i fogli sparsi sopra esso.
Alcune sembrano lettere, altri fogli scarabocchiati, altre sono foto di Jason e, credo, insieme alla sua famiglia.

"Tutti questi fogli, lettere, foto, sono tue?"
"Le foto sì, i fogli e le lettere no. Le ho trovate qui la prima volta che sono venuto."
"Ah, e perché le hai tenute?"
"Prendi una lettera e leggila"

Prendo la prima che mi capita fra le mani, la apro e comincio a leggere.
Rimango immobile dalla meraviglia di queste bellissime parole d'amore.

'Mia cara Stella,
Come stai quest'oggi?
Io sto bene ma lo starei di più se fossi li con te.
Questa guerra non impedirà di amarci e continuare a far palpitare il nostro immenso amore.
Sono sicuro che ben presto tornerò e cresceremo nostro figlio insieme, vivremo in una bellissima casa in città e avremo una casetta tutta nostra in riva al mare per l'estate.
Come si dice, l'amore trionfa sul male. Ti amo e dai un bacio a nostro figlio. Firmato G.'

Gli occhi cominciano a pizzicare.
È inutile dire che non sto piangendo perché in questo momento sono come una fontana che non smette di buttare acqua.

Quel Maledetto Giorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora