una festa a sorpresa

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4 giugno 2020…
Giulia’s pov
Stamattina mi sono svegliata molto presto. Ho visto l’alba di un nuovo giorno ergersi dalla finestra della piccola casetta a Roma dove sto adesso, con Francesco. Casa che vedrò per altre poche ore perché oggi è finalmente arrivato il giorno che aspettavo da mesi. Fin dalla mia uscita da Amici non aspettavo altro che riabbracciare i miei genitori, mia sorella e i miei amici, una volta tornata a Scafati, ma come ben sapete il malefico Covid ha impedito tutto e io sono stata costretta a rimanere a Roma per un po’. Da aprile aspetto questo momento e finalmente, dopo il via libera, posso tornare per un po’ a Scafati. Non mi sembra vero, ho aspettato così tanto che ho perso anche il conto dei giorni che sono passati. Tuttavia le cose adesso sembrano prendere una giusta via, sembra che ci proietteremo in un’estate più tranquilla, me lo sento. Da questo periodo porto dietro tante piccole importanti cose; credo di non aver mai vissuto un’esperienza così. Essere chiusi in casa ti fa rendere conto di quanto la libertà sia importante, di quanto spesso accantoniamo le piccole cose che consideriamo quasi futili. Io non vedo l’ora di ritrovarmi in un abbraccio di mamma o di papà, o di Fede. La cosa più grande che ci ha tolto questo virus in questi mesi è stato il contatto. Espresso in abbracci, carezze, prese per mano, sguardi il contatto ci è davvero mancato tanto e credo che tutti siamo d’accordo che è arrivato il momento di provare di nuovo quelle emozioni. Per quanto i casi di Covid stiano diminuendo, non dobbiamo abbassare la guardia e rispettare sempre le precauzioni necessarie. Adesso che andrò in treno, per esempio, terrò la mascherina e il distanziamento. Lo so, sono cose a cui non siamo abituati e che sicuramente cambieranno il nostro modo di vedere le cose radicalmente per altri mesi, ma dobbiamo fare questo e altro se vogliamo la vita di prima. E io la vita di prima la rivoglio eccome! Io vivo di sentimenti e di contatto, la maggior parte de casi mi serve per scrivere e buttare giù emozioni su carta. È già stato tanto difficile scrivere in quarantena, adesso ho proprio bisogno di quel contatto. Non c’è cosa migliore che scrivere una canzone che parla di emozioni che hai vissuto sulla tue pelle. Se una canzone parla di pelle d’oca, non c’è cosa migliore di averla provata e poi trasmetterla agli altri.  Un esempio banale sono le canzoni del mio album, non c’è emozione descritta nelle canzoni che io non abbia provato, tutto è magicamente vero. Mi riferisco soprattutto alle canzoni Nietzsche e Solo questo mmi è rimasto che conoscete bene. Come nel caso di queste due canzoni, che parlano di argomenti tanto diversi quanto forti, non ho esitato un secondo a scriverle, dovevo sfogarmi. Di più su Nietzsche devo ammetterlo, ma anche solo questo mi è rimasto non scherza. In sintesi scrivo ogni cosa per cui sento la necessità di sfogarmi. Non potrei mai scrivere qualcosa senza senso, ho sempre bisogno di dedicare a qualcuno o qualcosa.
Mi stiro riempendo i polmoni di aria seduta sul mio letto. Oggi la giornata è più che soleggiata e questo non può far altro che mettermi il buon umore. Mi alzo con tanta buona voglia di vedere il mondo e respirare aria fresca e mi dirigo subito in bagno. Sbircio nella stanza di Francesco e vedo che sta ancora dormendo, vedete che c’è un motivo se lo chiamo bradipo? Sorridendo faccio la mia routine quotidiana di doccia, creme e chi più ne ha più ne metta e adesso ho una voglia irrefrenabile di una buona colazione. Oggi è una di quelle giornate che, quando capitano, nessuno vuole che finiscano. Quando ti senti molto felice e non sai nemmeno il motivo, ma lo sei! E vuoi solo sorridere a tutto e a tutti. Parto a metà mattinata quindi ho il tempo di fare colazione e vedere se ho lasciato qualcosa in giro per casa. Ah non ve l’ho detto forse. In questo giorno di quarantena ho riscoperto il mio debole per i capelli lisci e circa una settimana fa, quando la noia si faceva sentire, li ho piastrati e finalmente sono tronata più o meno a novembre 2019 quando iniziai Amici. Ho sempre avuto un debole per i capelli lisci, ma credo che sia così per ognuna si noi ricce. Sentirsi disordinate, con i capelli arruffati e disperarsi perché non se ne può più dell’enorme cespuglio che si ha in testa. Dall’altra parte le lisce aspirano ai boccoli, quindi è normale. Non ci si accontenta mai, vero?
Finita la colazione insieme ai miei profondissimi pensieri sui capelli, mi dirigo in stanza per prendere la valigia e lasciarla vicino alla porta. Nel corridoio vedo uscire dalla stanza un essere non esattamente specificato con le sembianze da zombie. No non siamo in nessun film horror, è solo francesco che si è appena alzato e fatica a camminare.
<Alla buon’ora eh?>gli dico io indicando l’orologio <Sono le 10:30 e io sto per andare alla stazione>
<Cavolo giu, scusa, sono andato a letto tardi ieri>dice lui toccandosi la fronte probabilmente per il mal di testa
<Si lo so, tranquillo dai, qui è tutto a posto, stavo proprio per andare>
<no ferma, ti accompagno, neanche a farti prendere un taxi>
<Ma tu stai dormendo fra> dico io ridendo
<No no, sono sveglissimo, ci metto poco a lavarmi e vestirmi, in dieci minuti sono pronto>
<Ok dai, ma non mi fare ritardare>
<No tranquilla> dice e sparisce in bagno come un fulmine. Lo apprezzo davvero tantissimo, penso che se non ci fosse stato lui in questa quarantena sarei impazzita probabilmente. Aspetto seduta su una sedia in cucina e faccio zapping in tv. Che programmi noiosi, preferisco quelli che c’erano quando ero piccola. Abbandono la tv e mi affaccio dalla finestra. Guardo il sole che picchia forte e sento il calore entrare. Neanche questa è stata una buona idea, se sto un altro po’ davanti alla finestra rischio di morire di caldo. Faccio avanti e indietro per casa fino a che Francesco non esce dal bagno pettinato, vestito e profumato.
<Ci hai messo poco eh?>
<Mica sono come voi donne, ci metto poco io>
<Divertente, divertente adesso andiamo sennò si fa tardi> dico io e prendo la valigia all’ingresso.
<Mi mancherà qua> dico io <E mi mancheranno le tue torte salate> aggiungo ridendo e Francesco ride insieme a me. Ci lasciamo la porta alle spalle e andiamo verso la macchina. Metto gli occhiali da sole mentre scendo le scale e vedo dei raggi di luce arrivare dal portone. Che bella sensazione, se non fosse per le fastidiose mascherine sarebbe ancora meglio, ma dobbiamo adattarci. Fra carica il mio bagaglio nel cofano ed entriamo in macchina.
<Direzione stazione allora?>
<Direzione stazione>dico io e, dopo esserci allacciati le cinture di sicurezza partiamo. Fortunatamente la stazione non è lontano da qui. dista solo una mezz’oretta circa. Durante il viaggio sento proprio quella sensazione di liberà e felicità che mi mancava da mesi. Il sole da a tutto il paesaggio dei colori radiosi che si sposano perfettamente con il mio stato d’animo. Le poche nuvole dalle forme strane, gli stormi di uccelli che volano nel cielo, la natura incontaminata delle campagne laziali, che senso di leggerezza. Mando un messaggio veloce a mia sorella per dirle che sto per arrivare in stazione.
“Ei fede, come va? Io sto alla grande, Fra mi sta accompagnando alla stazione e tra poco prendo il treno. Non vedo l’ora di rivedervi”
Invio il messaggio e non faccio nemmeno in tempo ad aprire Instagram che mi ritrovo una grande segnaletica che dice “stazione tiburtina” con la freccia a destra.
<Ci siamo> dice fra e mette la freccia verso destra. Vedo la grande struttura della Tiburtina avvicinarsi a noi con molta meno folla del solito. Ero abituata a vedere molta più gente, ma a quanto pare le persone preferiscono non spostarsi con i virus. Meglio per noi che troviamo subito posto e parcheggiamo vicino all’entrata. Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo dentro la stazione
<Va bene fra, devo solo aspettare adesso, puoi anche andare, so che hai da fare oggi in studio> gli dico io guardando l’orologio che segna le 11:45, il treno parte tra un’ora circa.
<Si è vero ho da fare, ma sei sicura che posso andare? Aspetto ancora un po’ qui, sei sola>
<Davvero fra non ti preoccupare, puoi andare. Anzi vieni fatti abbracciare>dico io e lo stringo forte <Mi mancherai bradipo>aggiungo poi.
<Anche tu giu>mi dice abbracciandomi anche più forte di quanto faccia io.
<Mi raccomando Fra, ci vediamo eh>
<Certo che sì.  Speriamo presto>
<Mi sono divertita tanto in quarantena con te>dico io e ridiamo insieme
<Anche io tanto, mi mancheranno i momenti divertenti>
<Già>dico e interrompiamo l’abbraccio.
<Non ci dobbiamo perdere per nulla Fra>
<Ma non ci pensare nemmeno, al più presto saremo di nuovo insieme ok?>
<Va bene> dico io e lo abbraccio di nuovo<Ti voglio bene fratellino mio>
<Anche io, tanto> mi dice lui e, salutandomi con la mano, si allontana verso l’uscita lasciandomi alle partenze. Mi siedo in una panchina, tenendo sempre d’occhio il treno che devo prendere e nel frattempo entro su Netflix dal telefono e continuo la serie che avevo interrotto a casa. Metto gli auricolari e mi isolo per una buona mezz’oretta.
Anche l’ultimo episodio è finito e capisco che sono passati circa 40 minuti. Il mio treno sta per partire e le persone incominciano ad avvicinarsi al binario per riporre il bagaglio stiva e prendere posto. M incammino velocemente al mio binario con non troppe persone attorno a me. È strano ma m sento emozionata come se non avessi mai preso un treno nella mia vita. sarà tutta la felicità che provo al solo pensiero di rivedere tutti a farmi sentire così entusiasta. Salgo sul treno e il posto che ho scelto è lato finestrino, sapete quando mi piace guardare il mondo fuori. Finalmente mi siedo e, controllato il biglietto, finalmente il treno parte. Prima il terreno sotto di me scorre piano e gradualmente accelera lasciando alle mie spalle la bella Roma. Controllo il messaggio che ho inviato a Fede per vedere se lo ha visualizzato, ma ha ancora solo due spunte grigie, deve essere molto impegnata altrimenti non me lo spiego. Le invio un altro messaggio per dirle che sono in treno.
“sono in treno Fede<3” 
Le è arrivato, spero lo legga. Poso il telefono in borsa e m i lascio cullare dal rumore forte delle rotaie. Vedo il sole dell’ora di pranzo picchiare forte e scaldare l’aria attorno a me. Appoggio la testa al finestrino che traballa mentre il treno passa veloce su sassi, buche e chi più ne ha più ne metta. Come se stessi facendo un massaggio rilassante guardo fuori dal finestrino. Che paesaggio suggestivo, e oggi c’è anche il sole per ammirarlo meglio. Non riesco a non pensare a quanto sarà bello tra poco riabbracciare tutti, dopo mesi che non li vedo. Il viaggio dura appena un’ora e la voglia di rivedere tutti fa passare il tempo lentamente e vedo i minuti scorrere come ore. Sembra passata un eternità e invece è passato solo uno o due minuti. Sarà anche la noia, non c’è molto da fare sul treno. Lo trovo un posto rilassante, si, ma non fa per me. Sono sempre stata abbastanza attiva come persona e ora, dopo mesi di quarantena in casa, gli ultimi attimi prima della libertà sembrano infiniti. Ho solo voglia di scendere e ritrovarmi sotto casa con mamma, papà, fede e la mia morbida palla di pelo, Monet. Mi mancano davvero tanto. L’orario segna le dodici e trenta minuti, c’è ancora molta strada da fare. Mi giro e rigiro nel mio piccolo posto in fondo al treno, ma non trovo una posizione comoda. Data l’impossibilità per me di trovare una posizione che mi permetta di riposare, visto che oggi mi sono pure svegliata molto presto, mi dedico a pensare, che negli ultimi mesi, ho scoperto essere qualcosa che mi riesce davvero bene. Vi ricordate no il discorso delle due persone? Io e fra che parliamo di Hal o Gioele? Bene mi riaffiora in mente immediatamente questo. È da giorni che ci penso, anzi mi ero un po’ distaccata da tutto questo discorso, ma ora senti il bisogno di ritirarlo fuori per trarre delle somme. Vi ricordo che una volta a Napoli, Gioele saprà di me e non esiterà a farsi vivo. Vorrà delle spiegazioni, vorrà sapere cosa ho deciso. Il punto è che non ho affatto deciso e lui non sa che sono più confusa di una trottola che gira. È come se ultimamente la nebbia che vedevo piano piano stia scomparendo per fare spazio di nuovo all’enorme dubbio che non riesco a togliere dalla testa. Ho una sola cosa chiara in mente: non voler deludere nessuno dei due. Non è certo facile, mica posso essere fidanzata con entrambi contemporaneamente, sarebbe decisamente un casino, ma il fatto è che non voglio che un o dei due ci rimanga male. Tengo ad entrambi, non allo stesso modo, certo. Devo capire a chi tengo di più, devo capire per chi vale la pena fare tutto, come normalmente fanno due fidanzati. L’ultima cosa che voglio è litigare con qualcuno di loro. Per motivi diversi, fanno ormai entrambi parte di me, ora sta al mio cuore decidere quale dei dure far prevalere. Mi immagino già Gioele sotto casa, come ha già fatto per Natale, con il suo sorriso radioso che chiede un abbraccio. La corsa verso di lui che termina con un bacio dei nostri…ma poi vedo un Hal che sbuca da dietro che mi mette come al solito in confusione. Credo finalmente di aver trovato la giusta via? No, uno dei due deve fare qualcosa per farmi tornare nuovamente il dubbio. Bacio Gioele? Mi arrabbio con lui e sto quasi per baciare Hal. Penso ad Hal? Non riesco a non pensare a Gioele e tutto ciò che siamo stati. Non auguro nemmeno al mio peggior nemico di vivere tutto ciò. Sembra banale, scontato, quasi insignificante per una ventenne, ma non lo è. Io vivo, come vi ho detto, di emozioni e queste sono proprio quello che cerco. Vedremo da chi il mio cuore sarà attratto e sento anche che quel giorno è vicino. Ci sarà la resa dei conti a breve e vedremo come andrà a finire. Tornando al discorso delle emozioni, tutto ciò che ho provo per Hal è letteralmente finito nelle note del telefono. Non so se farei mai una canzone per lui, però quelle righe parlano effettivamente di lui un po’. No ma stupidaggine, lui non mi scriverebbe mai una canzone, andiamo. Sono sicuramente delle bellissime emozioni ma figuriamoci se la pubblico per lui. E poi,  come la chiamerei? Troppi dubbi, troppe incertezze, la terrò nel cassetto e credo per un po’. Sono abbastanza sicura che qualcosa ne farò, anche se non saprei che titolo darle, non saprei nemmeno se lui la ascolterà sapendo di essere il protagonista delle mie parole. Per ora la chiudo dentro le note del telefono e lì rimane.
Anche se improvvisamente, vista la noia mortale che regna dentro questo treno, deciso proprio di prendere le note e scrivere qualcosa. Vedete? Mi viene spontaneo e quando ne ho bisogno devo subito scrivere. Sarà stato questo sole di oggi che mi rende felice fin da stamattina, saranno tutti i pensieri di cui mi sono ricordata, non lo so, so solo che devo scrivere. Nella piccola bozza di poche righe incomincio a buttare giù fiumi di parole. Ma mia meno scrive sola e non credo nemmeno di pensare a ciò che scrivo, lo faccio e basta. Questa è la sensazione che mi mancava, questo è ciò che chiamo sentirsi bene. Quando la musica e le parole si impossessano di te non c’è sensazione migliore. Ecco, mi sto sfogando. Scrivo rapidamente versi, alcuni in rima altri no, ma con significati molto profondi. Nonostante io non sappia assolutamente da dove vengano queste frasi ne scrivo tante, così tante da socchiudere gli occhi per la stanchezza. Non reggo molto, sento che il sonno, il tanto atteso sonno, stia arrivando. No! Proprio ora che il viaggio si faceva interessante! Il telefono si blocca dopo i trenta secondi di inattività e io in trenta secondi chiudo gli occhi e, come una bambina piccola, cado in un sonno profondo.
Sembrano tanti suoni di trombette quelli che sento fuori dal treno. Probabilmente il viavai di gente è dovuto dal fatto che siamo arrivati, ma io, a dirla tutta, non ho molte forze. Stavo godendo dell’ultimo comodo posto del treno e giustamente arriviamo. Troverò mai pace? No, non credo, anche se l’unica speranza è il morbido letto di casa. Non esito un secondo, anche se controvoglia, ad alzarmi subito dal mio posto e mettermi in fila per uscire dal treno. Ordinatamente i passeggeri sono fuori e ritiro il bagaglio dalla stiva.
Mi sposto verso l’entrata della stazione principale e inizio a cecare tra le gente qualcuno che riconosco. Tra il caldo e il bagaglio pesante decido che sedersi in una panchina e riflettere sia meglio. Dopo nemmeno un minuto vedo avvicinarsi una figura che dice il mio nome.
<Giulia!> urla questa persona e mi volto per scoprire il volto del mio papà.
<Papà!> dico io e lascio immediatamente la panchina e il mio bagaglio per abbracciarlo.  Mi è mancato più di ogni altra cosa.
<Vieni qui, fatti abbracciare!> mi dice lui e ci stringiamo forte.
<Mi sei mancato papi. Tanto> gli dico io
<Anche tu patata, finalmente dopo mesi posso dirtelo>
<Cosa?>
<Sei stata bravissima amore mio, ci hai reso tanto fieri, a tutti. E hai reso pure fieri tutti i parenti, amici, vicini di casa, tutti. Sei stata bravissima, hai spaccato tutto> mi dice lui, riferendosi ad Amici e io sorrido.
<Grazie papi, grazie.> dico io sorridendo. Subito dopo mi accorgo, però che è solo. Mi aspettavo anche fede e mia madre.
<Ma sei solo?>gli chiedo io <E mamma e fede?> domando poi.
<Eh, avevano da fare giulia ì, non sono potute venire con me>
<Da fare?>dico io perplessa.
<Si, ma adesso, dai andiamo. Avrai fame immagino?> mi dice lui mentre prende il mio bagaglio.
<Si molta> dico io, un po’ delusa da quello appena sentito.
<Andiamo> mi dice papà e ci avviamo in macchina.
Lasciamo la stazione e finalmente riesco a sentire addirittura l’odore di casa. Beh, Napoli è sempre stata casa per me, quindi anche il primo passo qui è già motivo di immensa felicità per me. Quello che voglio adesso, però, è arrivare a casa mia nella mia bella Scafati, con nonna che mi aspetta a braccia aperte. La sensazione di felicità è immensa. Mi sento libera, con tanta voglia di fare tutto, anche di scalare il monte Everest. Ho tanta carica e positività in me. Sento che sarà un estate magica.
Finalmente scorgo la collinetta che ci introduce nel mio piccolo paesino e adesso mi sento a tutti gli effetti a casa. Arriviamo sotto casa e, scendendo dalla macchina, papà mi aiuta con la valigia. Immagino la felicità di Monet e gli abbracci di mamma e fede non appena sarò salita. Faccio i gradini delle scale a due a due e, dopo che papà apre la porta, il primo che mi ritrovo davanti e Monet con le sue feste.
<Ciao piccolo> dico io e accarezzo Monet, che sembra stia quasi per piangere per la felicità, anche se è un cane. Vedo mamma e Federica venirmi incontro con due sorrisi smaglianti.
<Ciao Giulia!>dice Fede e mi abbraccia forte
<Ciao Fede, mi sei mancata tanto>
<Anche tu anche tu> mi dice e lascia spazio a mamma per abbracciarmi.
<Ciao mamma!>
<Ciao giulia!> diciamo all’unisono e ci abbracciamo forte. Ecco, esattamente questo mi mancava. Il calore della tua famiglia, l’essere felici in un abbraccio e sentire tante forti emozioni travolgere il tuo corpo. Con la coda dell’occhio vedo Federica che scende di sotto come se fosse euforica.
<Dai, andiamo di là, così posi le tue cose e ti rilassi un po’. Mi devi raccontare tante cose immagino eh?> dice mia madre
<Veramente tante, mamma> dico io ridendo e ci incamminiamo prima in camera mia dove poso la valigia e poi in cucina dove passiamo un po’ di tempo a parlare e ridere insieme.
<Quindi non è male Roma?>
<No, anzi è stupenda. Non l’abbiamo goduta a pieno, però si sta molto bene. Poi francesco sta in un piccola città, molto tranquilla e un po’ fuori dal traffico, si chiama Aprilia. È un ottimo posto dove stare>
<Infatti stavamo pensando proprio a questo con papà e te ne avevamo parlato tempo fa. Cercheremo piano piano una casa li, così hai tutto a disposizione. C’è francesco, hai lo studio vicino e poi conviene che tu stia lì, sai per non fare sali scendi.>
<Si, ci pensavo anche io> dico bevendo il caffè che mamma mi ha preparato e nel frattempo sento il telefono squillare.
<Vado io> dice mamma, chi sarà? Mi aspetto onde di visite di parenti per cui so già cosa aspettarmi. Vedo mamma venire in cucina.
<Chi era?>
<Vieni andiamo, scendiamo sotto> dice lei con un sorriso in faccia. Non capisco bene cosa sta succedendo, ma mi lascio guidare senza troppe domande e andiamo sotto. Scendendo le scale mi viene in mente una sola cosa che può succedere. Ripesando anche a Federica che è scesa rapidamente di sotto e il fatto che sia lei che mamma avevano da fare mi fa pensare ad una…
<BENTORNATA GIULIA!>festa a sorpresa per me! Che emozione grandissima. Vedo tante persone accogliermi calorosamente sotto casa e gridare forte il mio nome. Non mi aspettavo assolutamente tutto questo, a dire la verità una festa me la aspettavo, ma decisamente più intima e non tutto il vicinato per me. Forse non mi rendo conto, ma a quanto pare sono stata tanto apprezzata e questo mi riempie il cuore di gioia. Mi copro il volto con le mani per l’imbarazzo e sento le mie lacrime che si stanno rattenendo ad uscire fuori. Ecco perché mamma e fede non sono venuta a prendermi in stazione, ecco perché fede aveva tanta fretta di scendere sotto, per me. È un felicità indescrivibile, e solo chi vive certi momenti più capirla. Prendo rapidamente il telefono per fare dei video e tutta la gente che stava sotto casa con striscioni, cartelloni e che stava applaudendo forte. Tutti urlavano il mio nome e, piano piano, andando in contro alla gente, ho finalmente ritrovato il calore di abbracci veri, di persone che ti amano. “sei grande Giulia”; “Congratulazioni Giulia, hai spaccato”, “brava giulia, siamo tutti fieri di te”. Vengo inondata di commenti del genere, ad ogni abbraccio che ricevo. Tutto ciò era una parte fondamentale che finora mi mancava. Vedo Federica allestire addirittura una tavola di cibo per me, con dietro un enorme striscione con scritto “BENTORNATA GIULIA”. Metto una mano davanti la bocca per trattenere le lacrime di felicità e allargo le braccia per abbracciarla.
<Te lo meriti tanto giu>
<Grazie, veramente, grazie Fede> le dico stringendola forte e asciugandole le poche lacrime che aveva.
<Devi ringraziare anche tutti loro. Sono tutti qui per te>
<Però io non me lo aspettavo mamma mia, che emozione>
<Cantaci un po’ di Va tutto bene a cappella ja> dice qualcuno.
<Lo avevo già in mente>dico io e lascio mia sorella. Muovo lo sguardo repentinamente tra le persone. Vedo vicini di casa, parenti, amici e addirittura ex compagni di scuola. Sorrido radiosamente a tutti finché un volto mi fa restare di stucco. Vedo il sorriso di Gioele che incontra il mio ed entrambi rimaniamo a fissarci per qualche secondo. Lui abbassa gli occhiali e mi sorride, io faccio lo stesso. Improvvisamente le voci che avevo intorno non le sento più e come se si sia istaurato un rapporto che collegava la mia mente alla sua, manca poco riesco a sentire i suoi pensieri. Tante persone cercano di parlarmi, di abbracciarmi, ma il mio corpo, da solo, è praticamente attirato da Gioele. C’è una legge della fisica non ancora scoperta che ci sta facendo avvicinare l’un l’altro. Mi faccio strada tra la gente, correndo gli vado incontro. Non smetto di sorridere nemmeno un secondo e immediatamente mi ritrovo tra le sue braccia. I suoni ritornano, i rumori della folla sono di nuovo insistentemente fastidiosi, ma adesso sono con lui e anche se il mondo crolla, non mi importa. Lo abbraccio forte e lui ricambia immediatamente l’abbraccio stringendomi al petto.
<E tu che ci fai qui?>gli domando accarezzandogli i capelli
<Potevo non venire per la tua festa? Pensavo mi conoscessi bene>dice lui ridendo. Sento le sue mani poggiarsi sulla mia schiena e accarezzarla piano. Interrompiamo l’abbraccio e le distanze tra noi sono solo quelle dei nostri nasi, che si sfiorano. Io rido e faccio una carezza alla sua guancia.
<Scemo> dico ridendo e lui ride con me <Sono felicissima che tu sia qui, adesso, con me. Davvero tanto>
<A chi lo dici>dice lui e insieme sorridiamo. Ci allontaniamo un po’ ma i nostri sguardi mantengono l’intensità.
<Dopo ti va di scambiare due parole?>mi chiede lui.
<Va bene, ok> gli dico io <Adesso vado, ho tanta gente che mi aspetta>dico io indicando la folla attorno a noi.
<Vai, te lo meriti>mi dice e mi lascia andare tra la folla. Tutti mi acclamano e mi chiedono di cantare qualcosa. Mi sposto allora davanti a tutti e inizio a cantare va tutto bene. Tutti la cantano con me, tutti dicono le parole della mia canzone! Un’emozione paragonabile a quella di un concerto, ma più piccolo. Figuratevi cosa significherebbe per me cantare di fronte a un sacco di persone ad uno stadio. Mi fanno venire la pelle d’oca le bocche delle persone che cantano a ritmo Va tutto bene e per un attimo mi lasciano sola a cantare per tutti. Non canta nessuno, lasciano la scena a me e direi anche con un ottima intonazione, concludo il ritornello della canzone con applausi vari e qualcuno che addirittura grida “na soddisfazion’!”. Mi metto a ridere non sapendo esattamente cosa fare ma ringrazio tutti. Ci spostiamo tutti vicino al tavolo dove vedo dolci e anche una torta sempre in mio onore. Si avvicina a me mia madre e ci scambiamo un abbraccio forte
<Brava amore mio, ti meriti questo e altro> mi dice stringendomi forte e io sorrido alle sue parole.
<Grazie a voi per questo>dico io e, insieme a mamma distribuiamo la torta e i dolci. La festa prosegue ancora un po’ e tutti ci divertiamo allegramente. Ho rivisto tante delle mia amiche e anche la mia vicina di casa che è la mia migliore amica, come una seconda sorella. Ho raccontato dell’esperienza di Amici, ho parlato della mia quarantena e delle mie interviste, soprattutto ai più piccoli che avevano una grande curiosità. A questi ho fatto anche un video molto carino dove cantavano Va tutto bene tenendo stretto uno striscione. Oltre a me, anche loro hanno fatto un piccolo concertino. Ho fatto anche tante foto e video con le persone del vicinato che hanno approfittato della festa per incontrarmi. Vorrei che questi momenti fossero infiniti. Mi sento già triste a pensare a stasera quando tutto ciò sarà solo un ricordo. Momentaneamente, però, sono la persona più felice sulla faccia della terra. Piano piano le persone si allontanano, i dolci finiscono e anche la luce del sole non è più quella di un pomeriggio, ma diventa la pallida luce della sera. Sembra essere ad una festa, quando sei piccolo, e mentre giochi sui gonfiabili vedi le mamme dei tuoi amici venute per portare vie i loro figli e capisci che la festa è ormai finita. Ecco, mi sento più o meno così, vedendo le macchine che dal parcheggio se ne vanno e le persone che mi salutano con la mano. Il piccolo quartiere si sta svuotando e stiamo rimanendo davvero in pochi. C’è ancora mamma, papa e fede ovviamente e anche un paio di amici. Presto se ne vanno anche loro e io mamma e Federica ci rimbocchiamo le maniche per smontare il tavolo e buttare le enormi buste di spazzatura con bicchieri e piattini vari. Mentre tolgo la tovaglia dal tavolo mi accorgo che c’è solo una persona che è rimasta che si sta godendo il caldo sole di questa giornata ed è Gioele. Probabilmente sta aspettando me e ha preferito che tutti se ne andassero naturalmente.
<Ok qui è apposto>dice Fede e io mi volto per vedere che il tavolo è pulito e che finalmente abbiamo finito.
<Possiamo anche salire> aggiunge mia madre che prende una busta e la sale su. Io guardo Fede e le faccio cenno con la testa e lei si volta in direzione di Gioele. Mi guarda di nuovo e annuisce.
<Vai, ti aspetto su>dice e anche lei sparisce salendo le scale di casa. La ringrazio velocemente e subito mi reco da Gioele, che sta ancora guardando il sole affacciato dalla piccola terrazza che abbiamo di fronte casa. A lui piace molto vedere i paesaggi, lo facevamo sempre quando stavamo insieme. Da qui si vedono le case, le luci e le vie affollate. Sempre stato romantico lui. Mi avvicino piano a lui e finalmente siamo soli.
<Ei>dico io e lui si volta
<Ei> mi risponde e posa la sigaretta elettronica che fumava in tasca. Io, nel frattempo, mi appoggio alla ringhiera accanto a lui.
<Bella festa> commenta e io annuisco
<Si, molto, devo dire che non me lo aspettavo>dico io
<Beh devo dire che di meritarla, te la sei meritata, sei stata bravissima nel tuo percorso e anche se non si è concluso con la vittoria>dice lui
<Grazie Gioele>
<Figurati. Tu come stai invece? Stanca?> mi chiede poi
<Molto, non immagini la voglia che avevo in treno di dormire e svegliarmi, che so, domani mattina con il sole nel mio letto. Sono stati giorni duri>dico io strofinando gli occhi.
<Capisco, poi immagino la quarantena abbia contribuito>
<Non immagini quanto. Sono passata da una quarantena ad un’altra praticamente, orribile>dico io <Tu come hai passato questi mesi?>
<Il solito giulia. Non sono andato al lavoro ovviamente, ma le giornate sono passate in qualche modo>dice lui
<Già vero, sono state giornate lunghe e tristi>
<molto> dice lui e rimaniamo a fissarci per un attimo. Poi lui distoglie lo sguardo e guarda il panorama.
<Che dovevi dirmi?>dico io dopo alcuni secondi di silenzio <Prima mi hai detto che volevi parlarmi>
<Si, per questo sono qui. ho preferito che tutti se ne andassero per rimanere soli. > dice lui e si volta verso di me avvicinandosi un po’ <Sai, oltre al lavoro, ai pensieri quotidiani, a tutti i problemi ho pensato anche un po’ a noi. E so che attendo una tua risposta da mesi, ma volevo solo ricordartelo ecco>
<Io non ho mica dimenticato>dico io ridendo <Ho pensato anche io a noi Gioele, non mi dimentico>
<Mi fa piacere>dice lui sorridendo <Hai pensato a qualche soluzione a qualche...modo per sistemare la situazione>
<Senti Gioele per quanto possa pensare a noi non scordo come ci siamo lasciati. Credo ricordi anche tu il battibecco che abbiamo avuto qualche mesetto fa>
<Ma quello è passato Giulia>
<Si ma io non lo scordo, sai come sono fatta>
<Ora non possiamo per un passaggio rovinare tutto. Perché non pensi al bacio che ti ho dato?> mi dice lui avvicinandosi sempre di più a me.
<Si, penso anche a quello e penso sempre a tutto ciò che siamo stati e lo sappiamo bene entrambi. Ma sento che le cose sono cambiate tra di noi.> dico io allontanandomi un po’ da lui.
<Io non sento che è cambiato proprio nulla, sento solo una voglia, forte, di tornare a come eravamo prima. E so che lo vuoi anche tu>
<No stavolta ti sbagli Gioele, mi sa che ti sbagli di grosso>
<Si, come è successo per Natale>
<Ma ora è diverso…>
<Perché cos’è cambiato? Hai un altro in testa? Fammi capire. Se vuoi arrivare a quel punto arrivaci subito perché…>
<Ma che cazzo dici Gioele?>
<è forse Francesco quel tuo amico…> mi dice lui
<Appunto lo hai detto da solo, è un amico, niente di più e poi io non ho nessun altro in testa, figurati se ho avuto tempo tra il lavoro e interviste di pensare ad un altro> dico questa frase come se nemmeno ci credessi io. L’ho detta con un tono e una recitazione da oscar
<E allora qual è il problema Giulia?> mi dice lui guardandomi fissa negli occhi. Io invece non ci riesco e distolgo lo sguardo.
<Guardami se mi devi parlare, dobbiamo mettere i puntini sulle i> dice lui <Vuoi altro tempo per pensare?> mi dice con un tono abbastanza fastidioso
<Ti dà fastidio se ci penso su un po’?> adesso lo guardo di nuovo dritto negli occhi.
<Giulia…>
<No dico, ti dà fastidio? Vuoi le risposte subito? Oppure posso pensare?>dico arrabbiata
<No, scusa, puoi pensare…>dice lui e io sbuffo <Però mi manchi> e a quel mi manchi un po’ mi si addolcisce il cuore e incomincio a guardarlo con occhi un po’ meno infuriati <Davvero tanto> dice poi e si allontana dalla ringhiera
<Lasciami un po’ di tempo ancora, Gioele, ti prego. So che è difficile per entrambi, ma se dobbiamo fare le cose serie allora iniziamo proprio dal prenderci il tempo che ci serve>
<Che “ti” serve, ma non serve proprio tempo, ti vorrei qui e basta> dice lui per poi allontanarsi completamente dalla ringhiera e prendere di nuovo la sigaretta. Fa un tiro e vedo il fumo disperdersi nell’aria.
<Mi dispiace, ma voglio capire cos’è meglio per me> dico io e lui si riavvicina a me e mi prende le mani
<Va bene, dai, anzi scusami per il famoso passaggio. Non mi sono più scusato >
<Tranquillo> dico io e lo abbraccio. Lui posa le sue mani sui miei fianchi e con un sole che è stato protagonista di una giornata intera ci uniamo e ci stringiamo forte. Mentre lo abbraccio penso a ciò che gli ho detto, al fatto di non avere un altro in testa. È ovviamente una bugia, ma on potrei sopportare di vederlo soffrire è una persona a cui tengo molto. Vedremo come ne uscirò…
<Va bene dai, allora io vado>dico interrompendo l’abbraccio
<Va bene>dice lui e dolcemente mi lascia le mani. Lo saluto con la mano e mi giro per tornare dentro. Camminando controllo se ho tutto: in tasca ho il telefono e in testa gli occhiali da sole, ottimo. Faccio qualche metro e vedo già il piccolo portone di casa. Improvvisamente mi sento presa da un braccio e non posso neanche capire chi è e come mai lo stia facendo. Non riesco nemmeno a vedere nulla sento solo un paio di labbra che si poggiano sopra le mia e una mano che mi avvolge il fianco. Riesco appena ad assaporare queste labbra e dopo un secondo si staccano da me e ovviamente vedo Gioele. Rido sotto i baffi
<Giusto perché mi sei mancata > il tono con cui l’ha detto mi ha fatto ridere parecchio.
<Ci sentiamo>
<Ci sentiamo> dico io e stavolta è lui a lasciarmi sotto casa. Ho un déjà-vu e ripenso alle vacanze di Natale. Quando se ne esce così mi fa venire più dubbi che di altre cose. Ve l’ho detto no? Bacio Gioele e c’è Hal. Sto per baciare Hal e c’è Gioele. Mi viene quasi da ridere a pensarci, ma rido per non disperarmi perché la situazione è tutto tranne che facile. Guardo in alto al balcone di casa e vedo mia sorella affacciata dalla finestra. La solita curiosona avrà visto tutto. La guardo e lei ride facendomi segno di salire.
<Ma che cosa ti ridi?> dico io sottovoce ridendo e alle spalle chiudo il portone di casa. Trovo la porta già aperta e Federica che mi accoglie. Ridiamo senza neanche parlarci
<Hai visto vero?> le dico poi
<Io? Io non ho visto niente> mi dice lei ironicamente
<Si vabbè>dico io ridendo e mi dirigo immediatamente in camera mia. Come sempre mi è mancata la mia stanzetta e il mio morbido letto. Mi getto su di lui e mi faccio travolgere dal relax più assoluto. Ripensando allo scomodo sedile di stamattina il mio letto è come un miraggio per me. Mi concedo un po’ di risposo e poi decido di sistemare la valigia per togliermi questo ultimo ed enorme peso. Adesso le vacanze sono ufficialmente iniziate. Come una calamita mi rimetto a letto e guardo l’orario, segna le 17:30. Certo che il tempo è proprio volato quest’oggi. Sembra che la festa sia durata solo 10 minuti, che rabbia, ritornando sempre al discorso che il tempo è stronzo. Questa giornata è iniziata e sta terminando nel migliore dei modi, al solo pensiero che da oggi non avrò più tanti pensieri se non quello dell’estate, mi rilassa parecchio. Per questi giorni che starò qui, mi limiterò solo a scrivere non potendo andare in studio, anche perché non avete nemmeno idea di quanto io abbia lavorato in quarantena, ho troppi bei progetti e non ci si ferma mai. Poi con tutte queste emozioni nascerà qualcosa, devo solo avere il tempo per elaborare il tutto. Vedremo cosa mi porteranno questi mesi e vediamo la mia bella Napoli cosa mi porta, intanto, non voglio nemmeno pensare ai ragazzi, disconnetto la testa un attimo e volo in modalità aereo.


spazio autrice-
mi scuso per eventuali errori di battitura, ma spero vi piaccia lo stesso😅❤️
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