una collana al collo

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5 ottobre 2020…
Hal’s pov…
Vi rendo immediatamente partecipi delle belle settimane che ho trascorso. Intanto non sto davvero nella pelle per oggi che è il grande giorno. Il giorno in cui finalmente segnerò un importante passo della mia vita. fare musica mi ha sempre portato grandi soddisfazioni, ma finora avevo mai ricevuto un’occasione del genere. Sto sognando questo giorno da tanto tempo. In generale per me, in quanto emergente, le più grandi aspirazioni sono proprio le collaborazioni con i “più grandi” per farmi conoscere di più. Sto aspettando questo 5 ottobre proprio da quando mi hanno riferito che sarebbe stato il giorno delle riprese, ero al settimo cielo. Oggi invece, mi sono svegliato davvero bene. Solitamente, essendo un tipo assai ansioso, ho un’enorme quantità di ansia da prestazione addosso, ma stranamente oggi no. Sarà perché c’è la mia bella ragazza a farmi compagnia? Non si sa, ma di certo farlo con lei mi aiuta molto. Non vediamo l’ora di realizzare questa prima esperienza insieme. Poi credo che Giulia calzi davvero a pennello con il mondo del rap napoletano, è molto forte, e quindi credo che ci saranno occasioni prossime dove potremo collaborare o in generale dire la nostra. La sensazione di positività di stamattina mi proietta già al futuro. Mi immagino canzoni su canzoni, dischi su dischi, collaborazioni e videoclip. La troppa ambizione può illuderci troppo è vero, ma avere delle grandi aspettative non guasta, a mio parere. Se le grandi soddisfazioni sono raggiungibili, perché non aspirare a realizzarle ad ogni costo? Io mi immagino il mio futuro così, ovviamente sempre con Giulia al mio fianco, una bella casa, una famiglia e tante felicità. Sono ambizioso, si, ma non mi nuoce, anzi mi motiva a dare il massimo, sempre. se scriverò un piccolo pezzo della mia storia oggi sarò fiero di me e del mio team, che cerchiamo di farci sentire da più di un anno ormai, ma sarà uno, se non il primo vero traguardo, che avrò raggiunto. Cosa mi motiva così tanto? la mia passione per la musica, in primis. Credo di non avere alternative, io vivo per la musica e voglio creare un mio percorso per lasciare un segno a qualcuno. Lo faccio per piacere mio e altrui, a chiunque possa piacere la mia musica. Poi lo faccio per mia madre, voglio renderla orgogliosa di me. sono l’uomo di casa praticamente, da quando mio padre se n’è andato, e ormai cerco in qualunque cosa una scusa per regalarle un sorriso. Quindi, si, lo faccio anche per lei, forse soprattutto per lei. La felicità delle persone che amo viene prima della mia. Lo farò anche per mio padre stesso, che da dov’è, lassù, so che crede in me, forse di più di quanto io faccia. Lui credeva davvero tanto in me, quando se n’è andato ho quasi mollato tutto. Perdere lui è stato come perdere la ragione per cui fare ciò che stavo facendo, da brividi. Poi per un ragazzo giovane perdere un padre significa perdere un punto di riferimento, non è stato semplice. Bello come mi sveglio, apro gli occhi piano, vengo inondato dalla luce del sole, penso, cado nell’oblio di pensieri tristi. Capita spesso soprattutto quando ho casa vuota. Si, anche in un giorno così importante mi sveglio tardi, infatti sono le 11:30. I brutti pensieri svaniscono per un attimo quando mi volto a sinistra e vedo il mio letto vuoto. Penso a ciò che mi ha detto Giulia, riguardo la sua nuova casa a Roma, e sorrido immaginandola proprio accanto a me. dio quanto vorrei svegliarmi ogni mattina con lei tra le braccia mentre sento i suoi capelli sempre profumati. Vorrei vederla struccata ogni volta che si sveglia perché è ancora più bella, vederla che gira per casa e ogni tanto mi viene a dare un bacio senza motivo. Vorrei poterla rendere felice ogni secondo della mia vita. Vorrei passare intere notti senza dormire mentre lo facciamo per ore. Vorrei sentire sempre e solo il suo profumo per tutta casa, guardare un film, cucinare, litigare e poi fare pace, ridere, parlare, sfogarci, addormentarci sul divano. Le piccole cose che mi rendono davvero felice. sta andando tutto così bene. Mi alzo dal letto e mi precipito in cucina per fare una colazione abbondante. Prendo un buon caffè, che mi sveglia, e dei biscotti. Adoro fare colazione con il sole che entra nella stanza e illumina il tavolo. Mentre sono concentrato sulla tovaglia gialla infiammata dai raggi del sole, squilla il telefono. Vedo che è chiatto.
<pronto? Chiatto?> dico io mentre bevo un po’ di caffè
<Hal stai già sveglio? Ottimo>
<si chià, meglio così che arrivare in ritardo> dico ridendo
<uagliù a proposito, l’appuntamento era per le 5, ma Vincenzo mi ha detto di anticipare>
<va bene, va bene> dico io
<mi raccomando eh, dillo anche a Giulia> mi dice <venite per 4 e mezza>
<va bene glielo dico>
<mh, ok. Ma tu come stai? Stai carico?> mi chiede
<si si, tutto a posto. Non vedo l’ora di essere là> dico con voce un po’ incerta
Anche chiatto stesso mi rassicura un po’, ma in realtà gli ho mentito in parte. Mi sento molto bene si, non vedo l’ora di registrare, si, ma nel mio piccolo caffè ho pensato ad altro. Sebbene la mia mente sia ben proiettata ad oggi pomeriggio, sotto sotto ho un peso enorme. Mi pare che oggi sia una di quelle giornate in cui tutto vada troppo per il verso giusto e poi si rovinano per un qualcosa di stupido. Non mi condiziona per nulla, anzi sembra quasi inesistente, ma un po’ ci penso. È quel piccolo pensiero fuori luogo che ti martella le tempie. Come dire, sto pensando “al peggio” ecco, ma non sono inerente al video, c’è qualcos’altro. Mi sto decisamente mettendo troppa ansia meglio andare in bagno e farsi una doccia calda. Il piccolo mattone pesante sul mio stomaco scivola piano piano via con l’acqua e scaccia via, almeno per il tempo della doccia, ogni cattivo pensiero. Basta la voce di Giulia per farmi sentire un minimo meglio.
<buongiorno amore>
<buongiorno> mi dice mentre sbadiglia
<appena sveglia?> dico ridendo
<no, sono solo un po’ stanca, ieri sono andata a letto tardi> mi dice
<come mai?>
<pensavo, come al solito> mi dice e faccio un verso tipo “mh” <tu come hai dormito?>
<bene dai, solo che stamattina mi sento un po’ strano, boh>
<in che senso?> mi chiede
<sarà l’ansia da prestazione>dico fingendo una risata <tutto sommato sto bene però> aggiungo mentre il cielo diventa un po’ più scuro, coperto dalle nuvole. Sarò eccessivamente meteoropatico, ma il tempo di condiziona molto.
<perché ogni tanto capitano questi momenti?> dice ridendo e mi spiazza un po’. Credo che entrambi ci sentiamo allo stesso modo.
<non ne ho idea> dico mentre poso un asciugamano <capita> aggiungo. Siamo entrambi anche un po’ freddi, cosa sta succedendo esattamente?
<certo, capita>
<amore, ma sei sicura che vada tutto bene?>
<si certo, tutto ok> mi dice e la sento mentire dal tono. Sto un attimo zitto per vedere se continua <è che…boh, forse mi faccio condizionare troppo da ciò che succede> mi dice con voce smorzata, sembra quasi che pianga. Non le seguo minimamente
<perché che succede? Non mi fare preoccupare>
<non ti devi preoccupare amo, tranquillo, ne abbiamo già parlato di quando mi sento così> mi dice poi e sto un attimo in silenzio <hai capito amore?>
<si, va bene…>dico, solo per farla contenta <comunque ti ho chiamata per dirti che anticipo per oggi> aggiungo <vengo verso le 3 e mezza. Dobbiamo essere la per le 4, non più per le 5>
<oh mamma, va bene ok> mi dice <menomale che mi hai avvertita> mi dice e subito seguono secondi di silenzio.
<va bene amo ci vediamo più tardi> dico <vado a farmi una doccia> dico mentendo
<ok, a più tardi, ciao>
<ciao> dico e riattacco. Solo quando menti per concludere una chiamata capisci che la situazione è abbastanza strana. Non voglio che qualcosa rovini la giornata, ci rimarrei davvero male. Intanto questa sensazione è tutto tranne che positiva. Dio che rabbia. È come se, da quando abbiamo litigato, quella volta in macchina, sia scattato qualcosa tra noi, e devo capire ancora se è qualcosa di buono o cattivo. In una relazione capita di avere momenti di down, ma l’amore resta. Infatti se solo pensassi ad un secondo senza lei, mi direi “oh? Ma che combini? Ma ci sei o ci fai? Svegliati, la stai perdendo” e non potrei perdonarmelo. Devo pensare piuttosto a quanti bei momenti ci riserva il futuro, quando ci ritroveremo a Roma insieme, non a sensazioni di merda che mi rovinano la giornata. Fanculo tutte le bad vibes.
Mi distraggo con il pranzo. Non sarò un cuoco, ma me la cavo, tranne se parliamo di dolci. Cucino della pasta con una ricetta che salvai nelle note del telefono per puro caso e mi è venuta pure bene! Mi sa che aggiungo la cucina come hobby per distrarmi. Probabilmente sarà uno di quei piatti di cui andrò fieri dopo che lo avrò cucinato a Giulia. Si, voglio essere anche un perfetto uomo di casa. Ok magari “uomo di casa” è un parolone, ma se qualche volta cucino io non fa male a nessuno. Faccio un salto in camera da letto per decidere che vestiti indossare oggi. Penso che in ogni caso ci faranno cambiare nel set, quindi scelgo un semplice paio di jeans e una felpa. Metto da parte anche il mio giubbotto visto che la giornata, almeno per ora, si prospetta un po’ fredda. Quello stupido pensiero è più lieve ora, forse perché quando ci distraiamo non pensiamo più di tanto alle cose negative. Non si può vivere costantemente condizionati da una stupida sensazione. Non so nemmeno se è vera, non so a chi si riferisce, meglio accantonarla piuttosto che disperarsi. Da qualche anno a questa parte ho iniziato a lasciar perdere le cose futili, provateci, la vita di gode meglio. Non dico di prendere tutto per scontato, ma di dare il giusto peso alle cose. Anche un piccolo frammento di brutti presentimenti persiste dentro di me, preferisco prepararmi per andare da Giulia. Mi lavo, mi vesto e scendo verso la macchina. Con quel piccolo senso di ansia sullo stomaco, lascio la piccola via di casa mia e inizio a muovermi verso Scafati. Il tempo oggi è più confuso di me, adesso è di nuovo soleggiato. Il mio essere meteoropatico si fa sentire, infatti, con il sole tre del pomeriggio in faccia, sento che l’ansia sta facendo spazio all’adrenalina. Sto molto in silenzio durante il tragitto e canticchio un po’ la canzone. Dopo interminabili semafori, finalmente vedo Scafati prendere forma davanti a me. Le case, le persone, i bambini, tutto colorato dai raggi del sole. giro a destra e arrivo nella via dove sta Giulia. Trovo immediatamente posto, cosa molto rara, parcheggio e scendo dalla macchina. Ok adesso sto letteralmente realizzando cosa sto per fare, sono entusiasta. Suono il citofono e mi risponde Federica.
<si?>
<Federica? Sono Hal, sono qui per Giulia>
<si, la faccio scendere subito>
<ok grazie>
<buona fortuna ragazzi, mi raccomando spaccate tutto> dice e io rido
<certo, grazie> dico e mi allontano dal citofono. Metto le mani nelle tasche mentre aspetto che giulia scenda. Ho una sensazione di freddo alle gambe, come se stessero per immobilizzarsi. Giro su me stesso sbuffando per un paio di volte e faccio un tiro con la sigaretta. Tra il fumo vedo il portone che si apre e Giulia uscire con un sorriso a 32 denti. Direi che entrambi siamo migliorati rispetto a stamattina. Il suo sorriso è una fonte di bellezza e positività, mi fa sentire bene. È quello il sorriso che voglio sempre sulle sue labbra.
<allora sei pronta?> le chiedo io sorridendo e lei si ferma un attimo davanti al portone.
<sono prontissima> mi dice e viene verso di me per abbracciarmi. Sento il suo profumo, il suo corpo la sua pelle sotto le mani. Questa è la sensazione che voglio provare per sempre, è lei, che anche con un silenzio mi dice mille parole. Dio a volte penso che incontrarla è stato davvero un miracolo. Nei momenti così lei è l’unica che può salvarmi.
<sono felicissimo> le dico mentre la bacio sulla guancia, tenendola ancora stretta <per tutto> aggiungo e la sento ridere
<perché dici così ora?> mi dice guardandomi negli occhi e sorridendo. La accarezzo sulla guancia
<così> dico io <perché ti amo> aggiungo e vedo tutta la sua felicità nel suo sorriso. Allunga le sue braccia oltre il collo e fa in contrare le nostre labbra. Sono sempre in paradiso quando la bacio, non esiste nulla al di fuori di lei. È meglio dell’alcool, delle canzoni cantati sotto un palco ad un concerto, del vento in faccia sulla riva del mare, della sbronza del sabato sera, del sesso. No, non ci allarghiamo, del sesso no magari. Poggio le mie mani su di lei, prima sulla schiena e poi sui fianchi. Basta un bacio per tornare alla tranquillità, da oggi è scientificamente provato. Mi accarezza i capelli mentre rincorro le sue labbra sfiorandole appena. Ride cerco le ancora e sono costretto ad interrompere  il bacio. Mi guarda mentre gioca con il ciondolo a forma di fulmine del mio orecchino.
<anche io ti amo> dice con aria divertita mentre dondoliamo un po’. Mi sento molto più tranquillo e carico per affrontare la giornata. Mi basta lei per tornare con i piedi per terra, è pazzesca.
<siamo molto dolci oggi, vedo> dico e la faccio ridere <comunque andiamo, altrimenti chiatto mi ammazza> aggiungo e lei mantiene sempre il suo bel sorriso in viso. Ci avviciniamo alla macchina e la faccio salire. La strada da fare è  molto poca, in macchina abbiamo tempo solo per goderci qualche raggio si sole che illumina il mare e i palazzi. Ci dirigiamo verso il grande stabilimento che ospita i set. Li molti rapper napoletani di successo hanno registrato i loro videoclip, infatti penso che giulia sia molto emozionata. Forse stamattina  eravamo un po’ giù proprio per questo, la paura di vivere un’avventura in un luogo importante come quello. Tuttavia ora, in macchina mentre ridiamo e scherziamo, non esiste nessuna sensazione negativa. È esattamente come quando tra persone che si amano ci si fa forza, ti gratifica molto. In breve tempo vediamo questo grande monoblocco immerso della periferia napoletana, tutto bianco. Con delle decorazioni azzurre. Vedo tante macchine parcheggiate davanti e cerco un posto non troppo lontano. In mezzo alle macchine e alla luce accecante del sole, trovo un posto a una trentina  di metri dall’entrata. Fermo la macchina e scambio uno sguardo di intesa con Giulia. Scendo e le apro lo sportello. Guardiamo davanti a noi.
<bello vero?>
<si, è enorme> dice lei guardandosi intorno. Guardo l’orologio e siamo perfettamente in tempo, ma, sapendo già com’è fatto chiatto, penso che già sia dentro.
<andiamo> le dico e camminiamo verso l’entrata, grande e luminosa. Facciamo un paio di metri, mentre l’adrenalina sale sempre di più, ma vedo che Giulia si ferma di scatto e fissa una macchina. La studia in tutti i suoi particolari, probabilmente la conosce. È una Mercedes grigia, non molto nuova però. Vedo che giulia addirittura si sporge per vedere il suo interno.
<che c’è amore?> le dico e si volta di scatto.
<niente. Niente mi pare di conoscerla> dice e si allontana. Viene verso di me e mi prende per mano
<come la conosci?> chiedo io
<non ne ho idea, mi sembra solo familiare. L’avrò sognata, boh> dice divertita. Mentre camminiamo mano nella mano mi volto di scatto e guardo la macchina per una frazione di secondo. Strano, chissà cosa le ricorda. Do poco peso alla macchina e la dimentico non appena entriamo in studio. È tutto enorme, sembra un aeroporto. Sia io che giulia ci guardiamo intorno, io perché lo ricordavo leggermente diverso da come l’avevo lasciato, e Giulia perché non ci è mai stata. C’è un gran bel lavoro dietro tutto ciò, Vincenzo non si fa mancare proprio nulla. mentre osserviamo i magnifici set e le attrezzature vedo i lovers che parlano con Vincenzo.
<amo, di lì> dico a Giulia che si distrae un attimo e mi segue. Ci avviciniamo e il gruppetto ci sorride.
<ue ragazzi!>esclamo e chiatto mi viene subito in contro. Ci salutiamo con la mano con tutti, anche con Vincenzo. Giulia rimane un attimo in disparte.
<ue Alfredo, che bello rivederti!> mi dice Vincenzo <dopo tanto tempo>
<uagliù si ritorna sempre alle origini, non ti lascio vincè>  dico ridendo. Mentre i lovers salutano Giulia, Vincenzo la guarda.
<e tu sei Giulia> afferma
<si, piacere>
<piacere mio. Tu si fort’, oggi amma fa nu videoclip spettacolare. O sacc, tu si brav’ n’o rap>
<grazie, per me è proprio un onore lavorare con te, davvero> dice lei sorridendo, è emozionata direi.
<perciò siete pronti?> dice guardando me
<siamo prontissimi vincenzo, facimm nu burdell> dico io mentre rido
<o e ja, burdell no, è tutto nuovo qua> mi dice poi indicando gli spazi attorno a noi.
<ah per questo me lo ricordavo diverso. Hai fatto un grande lavoro uagliù> dico io
<grazie, grazie, ma ci voleva, assolutamente> aggiunge mentre da delle indicazioni di sfuggita ai suoi colleghi. <ma voi due siete fidanzati…?> chiede poi, guardandoci.
<si stiamo insieme> dico io guardando Giulia
<ah e io mica lo sapevo, comunque bello. Siete una bella coppia. Una motivazione in più per dare il massimo eh> dice e io facciamo “sì” con la testa mentre sorridiamo. Ci sono attimi di silenzio tra noi, ma vengono presto interrotti da un collega di Vincenzo.
<vincenzo noi siamo quasi pronti, possono già scegliere i vestiti> dice, riferendosi a noi.
<ok Salvatore, grazie> gli risponde <ragazzi ora Salvo vi porta di là e sceglierete i vostri vestiti per il video. Mi raccomando scegliete tre completi minimo perché durante le registrazioni vi cambierete> ci dice
<ok> rispondiamo in coro io e Giulia
<va bene, allora seguitelo> ci dice poi
<venite venite> ci dice Salvatore e noi lo seguiamo <andiamo nei retroscena dei videoclip> ci dice ironicamente. Attraversiamo un’immensa sala piena di oggetti, macchine, schermi e computer. Mi guardo intorno e vedo anche costumi di scena, oggetti e grandi telecamere per le riprese. Ci avviciniamo in una parte più tranquilla dello studio, dove ci sono i camerini. Si respira più tranquillità anche nella stanza in cui arriviamo, dove ci sono quattro o cinque portabiti con le ruote, colmi di vestiti.
<ok scegliete i completi e poi spostateli qua> dice e ci indica un portabiti vuoto dietro di noi <prendetevi il tempo che vi serve>
<grazie> lo ringrazio io e comincio a frugare tra la roba. Vedo che ci sono molti vestiti, sia per me che per Giulia. Cerco di fare degli abbinamenti e fortunatamente c’è tanta scelta. Scelgo per il primo outfit una camicia a strisce e dei jeans, poi prendo dei pantaloni bianchi e un’altra camicia, stavolta bianca e anche una felpona di quelle che piacciono a me, azzurra e nera. Oggi sono proprio fissato con le camicie e metto da parte anche una camicia viola che metterei volentieri con una maglietta nera di sotto. Sono soddisfatto dei miei outfit e li metto da parte. Nel frattempo Giulia, come io punto sulle camicie, lei sulle giacche. Ne avrà scelte due o tre, da abbinare con dei top corti. Siamo davvero alla moda, mi piacciono questi outfit.
<ti piacciono?> le chiedo, mostrando ciò che ho scelto
<si, hai scelto bene> mi dice
<anche tu> le dico io e le do un bacio a stampo veloce. Mi allontano un attimo, e faccio avanti e indietro per scaricare l’ansia. Sento Giulia tossire per un attimo
<vuoi dell’acqua?> le chiedo mentre la vedo in difficoltà a parlare per via della tosse <ti prendo una bottiglia alle macchinette> aggiungo
<perché…ci-ci sono macchinette?> mi chiede tossendo ancora
<si, credo di sì> le dico <vado, tu aspettami qui>le dico ed esco dal camerino. Faccio la strada che abbiamo fatto prima di arrivare qui e incontro di nuovo il traffico e la confusione di oggetti e persone. Mi guardo intorno e non so dove muovermi. Era decisamente più facile quando girai il mio ultimo videoclip qui. scorgo tra la confusione degli oggetti, delle forme apparentemente simili a macchinette, ma le osservo meglio e mi rendo conto che sono delle scatole molto grosse. Decido di ritirarmi nelle retrovie, cercando per i corridoi, vicino ai camerini. Sono lunghi, quasi infiniti. Percorro tutto il corridoio e noto tante stanze dove probabilmente ci sono gli oggetti di scena. Mi chiedo come farò a tornare da Giulia. Sto quasi per girare, alla fine del corridoio e scontro di faccia un ragazzo che stava correndo. Non lo avevo visto per niente, ma esattamente perché corre? Ha una scatola in mano e tutto cade per terra.
<oh ma che cazzo…>dice
<oh ma che cazzo corri si può sapere?> dico io. Sbatto il braccio, infatti mi fa un po’ male. Vedo che è un ragazzo alto, con i capelli scuri e un po’ spettinati. È vestito con un paio di pantaloni sportivi e un giubbotto nero. Ha anche un paio di occhiali da sole. ho già capito che tipo è…ha senso mettere gli occhiali da sole se siamo al chiuso? Mamma mia… certo che non vede nulla e mi viene addosso. Vedo tutto il contenuto della scatola per terra e lui abbassato per raccoglierlo.
<scusami colpa mia> dico per non fare il maleducato < ti aiuto> aggiungo gli do una mano per prendere gli oggetti caduti.
<no colpa mia> mi risponde il ragazzo<stavo correndo e ti investito praticamente, tutto a posto?> mi chiede mentre ci alziamo da terra.
<s-si, tutto ok> dico io. Siamo un attimo immobili l’uno di fronte all’altro. È molto strano tutto ciò, ma, nel guardarlo, non posso fare a meno di notare una cosa che innesca nel mio cervello il panico. Vedo una collana che ha un ciondolo quadrato, ed è la stessa che ha Giulia. Sento il suolo sotto i miei piedi sgretolarsi per un attimo. Come mai hanno la stessa collana? Chi è questo tizio che nemmeno conosco? Mi sale un ansia incontrollata. Deglutisco a fatica e respiro a stento. La mia mente si pone temila domande e si da altrettante risposte. Forse non ho nemmeno motivo di preoccuparmi, sarà solo una coincidenza e lui non c’entra nulla con la vita di Giulia. Come se non bastasse sento di nuovo quella cazzo di sensazione sullo stomaco. Penso immediatamente al peggio, al fatto che Giulia ha preferito questo tizio a me e che lo stia frequentando di nascosto o che in realtà ha solo giocato con in miei sentimenti finora. Sto quasi per avere un mental breakdown. Mi ricompongo due secondi, smetto di fissare la sua collana e vedo che il momento è alquanto imbarazzante.
<scusami, ma n-noi ci conosciamo?> dico in preda al panico
<no, non ti ho mai visto> dice divertito probabilmente per le mie condizioni. Cerco di calmarmi.
<lavori qui?> gli chiedo ed è un po’ perplesso.
<s-si> dice con un tono insicuro <sono un collaboratore>
<ah dai una mano, figo> dico io. So che sta mentendo, chissà perché è qui.
<tu?> mi chiede
<io beh, sono un cantante, ho un videoclip da fare, tra poco> gli spiego e cambia leggermente espressione in volto. Colgo l’occasione per nominare Giulia<con Giulia Molino, una cantante, ti dice niente?> aggiungo e lui mi guarda fisso negli occhi.
<in realtà mi dice poco, ma sapevo che doveva essere qui> mi dice mentre io non riesco a non guardare la collana, ma appena dice l’ultima frase suona il campanello d’allarme del mio cervello
<e come lo sapevi scusa?>gli chiedo
<beh i collaboratori non sono inesistenti come molte persone pensano, si sentono spesso voci qui>mi dice e lo guardo in modo strano<comunque, ci vediamo in giro cantante>dice ironicamente.
<ci vediamo in giro collaboratore> dico io ed entrambi stendiamo un mezzo sorriso. Ho un’enorme sensazione che Giulia lo conosca, non so perché. Sarà quella dannata collana. Eppure vedete che mi sentivo qualcosa? Voglio che lei non sia in nessun modo collegata a questo ragazzo. Le chiederò delle spiegazioni, ma magari più tardi, non le rovinerò le riprese del videoclip. Ci allontaniamo, io continuo per la mia strada  e lui apre una porta che era di fronte a noi. Mi allontano percorrendo tutto il corridoio e mi accorgo che alla fine c’è proprio quello che stavo cercando, una benedetta macchinetta. Cammino spedito e finalmente posso prendere la famosa bottiglietta d’acqua. Inserisco 50 centesimi e la bottiglia cade dal distributore. La prendo e mi volto. La porta dove è entrato quel ragazzo è aperta e noto che mi fissa. Sembra una di quelle scene dei film Western tra cowboy. Non mi sta molto simpatico a pelle, ve lo devo dire, chiunque sia. Per adesso però ho solo il pensiero di quella collana in mente e non sarò tranquillo finché qualcuno mi dica che non c’è niente tra Giulia e questo ragazzo. Mi viene incontro Vincenzo, furtivamente, e mi prendo paura per un attimo.
<uagliù vai da Giulia, è il vostro turno> mi dice
<ehm, ok, si. Ci vado subito> dico io e lui annuisce. Torno indietro, cercando di non sbagliare strada e arrivo subito da Giulia, in camerino.
<ce l’hai fatta a trovare l’acqua amore> esclama
<si, scusa, mi sono perso> le dico e le do la bottiglia. Mentre beve noto la stessa identica collana intorno al suo collo. La fisso per un po’ e mi infastidisce molto. Mi distraggo un attimo e sbuffo.
<che c’è amore?> mi chiede
<niente tutto ok> le dico <appena finisci andiamo, mi ha chiamato Vincenzo, sono pronti> aggiungo
<ok, va bene> dice e chiude la bottiglietta che poi poggia su un mobiletto. Le faccio segno di seguirmi fuori e lei lo fa. Ci muoviamo dai camerini a una stanza con luci a led accecanti e una vasca piena d’acqua.

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