ed è subito nuova vita

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Novembre 2019...
Giulia’s pov
Il sole splende da una finestra che mi è nuova, vedo i raggi che penetrano i vetri con la loro solita ed invisibile forza, riesco a scorgere il chiaro dell’intonaco sul muro e il blu della porta. Mi rendo conto che la finestra non è quella della mia calda e accoglienta casa a Scafati, ma è diversa, non capisco ancora mezza addormentata, che mi trovo nella scuola di Amici è ancora un sogno che si deve concretizzare, probabilmente starò ancora sognando quel banco, senza sapere che già è mio. Che strano, siamo così impotenti quando dormiamo. Il sonno ci catapulta in una realtà diversa dall’ordinario e ha una forza soprannaturale, ti rinchiude in esso, ti rapisce la mente, ti offusca la vista, ti illude. I sogni rappresentano ciò che si desidera ardentemente, ciò di cui non si può fare a meno. Sono come la droga che non puoi avere quando sei assuefatto e per certi versi sono anche pericolosi. Se la notte si sogna un qualcosa che né la mattina dopo né per tutta la vita si può avere, è un incubo. Ma in effetti gli incubi sono altri; le notti in cui non prendi sonno, le notti in cui conti così tante pecore che non ricordi più il tuo nome, perdi te stesso, perché sei fragile, perdi il tempo perché non lo conti più. Non vedi la luce, non vedi la bellezza, non vedi nulla, tutto per colpa di uno stupido incubo. E ti svegli improvvisamente col sudore addosso, col fiatone e con la paura che ti possa accadere qualcosa di brutto da un momento all’altro. Esiste una parte oscura dei sogni quindi. La notte non porta sempre buoni consigli, come dice il proverbio. Forse tendo troppo a vedere la parte negativa delle cose, forse non guardo mai il retro della medaglia per scoprire la parte più luminosa. Ma tutti questi pensieri non sorgono a caso, fanno parte di me, gli incubi, fanno parte di me, le notti insonni, fanno parte di me. Sono composta da una parte di tristezza irremovibile. È una porta che ho chiuso da tempo, si, ma i segni restano. È come quando, dopo una gita in moto in montagna, tutto sembra filare liscio, quando improvvisamente si presenta un burrone, profondo e tenebroso. Cadi dentro esso, rotoli lungo esso, ti fai praticamente inghiottire da questo burrone. Ma alla fine sei vivo, dolorante, ma ringrazi lo stesso Dio e baci il terreno nel dubbio. Ti resteranno le cicatrici di quella caduta, ed è proprio ciò che intendo. Incontri un mostro, forte, cattivo che si impossessa di te e tu ti cedi a lui, non avendo forze. Quando esci, dopo mesi di inferno da casa tua e vedi il sole, ti accorgi delle cicatrici che ti ha lasciato il tempo. Certe esperienze non se ne vanno mai veramente da noi stessi, sono solo una piccola parte del nostro io.
Ecco cosa porta la notte nella testa di Giulia Molino, pensieri su pensieri, forse mi converrebbe scrivere di notte, metto giù più roba.
Mi rigirio più volte sotto le coperte, prima destra e poi a sinistra, cercando il calore. Apro lentamente gli occhi e vedo il display della sveglia, sono le 6:30. Spalanco gli occhi super velocemente e li strizzo, respirando profondamente. Mi stiro un po’ e finalmente mi rendo conto di dove sono, sorrido.
<Inizia una nuova avventura per te Giulia, cerchiamo di fare le persone educate e serie eh>dico a me stessa e mi alzo, volenterosissima dal letto.
La mattinata scorre piuttosto velocemente, faccio colazione e mi preparo per le lezioni o qualunque cosa ci aspetti per questo primo giorno a scuola.
Vado a fare il letto e mi accorgo che anche la ragazza con cui ho condiviso la  stanza (senza neanche saperlo) è lì accanto al mio, che fa il suo.
<buon risveglio?>le chiedo io
<Oh ehm, si dai, non male. Ero leggermente in coma, non sapevo dove mi trovassi ma ok> dice lei
<allora non sono solo io >le dico ridendo.
< dobbiamo farci l’abitudine>continua lei
<vero>dico io.
C’è una lunga pausa di silenzio tra noi e nel frattempo continuiamo a fare i letti
<scusa non mi sono neanche presentata, io sono giulia>le dico.
<Io Martina e dimostro molti meno anni di quanti ne ho realmente>mi dice lei in tono sarcastico
<come mai?>dico io ridendo
<Beh perché ho diciannove anni, ma chiunque io incontri me ne dà 15>dice lei ridendo.
<No dai, li dimostri diciannove anni>aggiungo io ridendo. Prendo il cuscino che avevo appoggiato sulla sedia e lo poggio sul letto.
<Ah grazie, credo proprio che tu sia la prima che me lo dice>dice lei. < tu quanti anni hai invece?>mi chiede poi.
<Io 21 e sembro un piccolo gnomo> dico io. Martina ride di gusto e io con lei.
<diciamo che siamo messe bene entrambe eh> mi dice lei.  Io sorrido
La mattinata scorre velocemente e nel frattempo faccio amicizia con altri ragazzi della casetta. Per ora conosco Francesco e Martina, che mi sembra davvero tanto tanto simpatica. Osservo le grandi finestre e vedo che oggi c’è una giornata piuttosto soleggiata e limpida, un ottimo modo per iniziare Amici direi. Mi piace molto il fatto di interfacciarmi con un nuovo metodo di vita, nuove abitudini e nuovo cibo. Ma dopotutto lo sto facendo per ciò che amo, la musica, e, se l’artefice è lei farei qualunque cosa pur di averla sempre con me. La musica non mi ha mai abbandonata, ha sempre fatto parte di me.
Viene l’ora di pranzo e ci sediamo tutti intorno ai due tavoli giganteschi della sala relax/pranzo. Trovo posto vicino Francesco e mi siedo alla sua sinistra. Accanto a me ho un ragazzo e davanti una ragazza con dei capelli stratosferici, mai visti, saranno molto morbidi.
Ci viene portato del riso al pomodoro con dei condimenti da mettere sopra. Puntualmente ogni cosa che a tavola mi serve è lontana da me e chiedo al ragazzo di fianco di passarmela
<Ehi scusa> gli dico.
<Federico, dimmi pure> mi dice lui, ottimo so il nome di un altro ragazzo
<Potresti passarmi il parmigiano?> gli chiedo io.
<Certo come no!>dice lui, sembra molto alla mano, già mi sta simpatico.
Prende il formaggio e me lo porge sorridendo.
<Grazie Federico>gli dico io
<Prego...>mi dice lui con un tono del tipo “ora dimmi tu come ti chiami”.
<Giulia>gli dico io ricambiando il sorriso. Prendo il formaggio e lo spargo sulla pasta.
<Bene, sei la prima con cui scambio due parole qui dentro>dice lui ridendo
<Grazie di farmi sentire meno solo>aggiunge. Mi piace il fatto che sorride sempre mi ispira davvero tanta positività. Deve essere anche un bravo ragazzo si vede. Forse sono io, ma ogni volta che conosco nuova gente, devo necessariamente fare uno scanner psicologico alla gente. È più forte di me, ma mi viene quasi spontaneo. Dai piccoli gesti mi faccio una mini-idea di quello che potrebbe essere il carattere, sommariamente, di qualcuno. Quindi, il fatto che senza conoscermi, si presenta già sorridente e gentile, mi fa pensare che possa essere una persona generosa. Poi una persona si conosce col tempo, però la prima impressione è fondamentale, così come il tono di voce. Sarò un po’ strana, ma ho una specie di sesto senso.
<Ok ora mi sento un po’ meno sola anche io>dico ridendo.
<Si anche io, sono solo praticamente, qualche ballerino l’ho visto di sfuggita a volte, tra uno spettacolo e l’altro, ma nulla di che. Dopotutto dobbiamo affrontare Amici con le nostre forze no?>dice lui.
<Si è vero, alla fine ci si affida alle persone sbagliate e non si combina nulla, quindi è decisamente meglio affrontare la vita da soli. Se si vince è un traguardo personale, se si perde, beh, non dobbiamo incolpare nessuno e si ricomincia il giorno dopo a migliorare sempre di più>dico io.
<Vero, concordo. Devi sapere che, come tutti qui immagino, ho ricevuto così tanto porte in faccia che se ci pensassi non mi andrebbe nemmeno più di mangiare, ma me la sono sempre presa con me stesso e se ora sono qui è perché sono migliorato, come persona e come ballerino>dice lui.
<Che storia avvincente, sarai sicuramente bravissimo a trasmettere tante belle emozioni mentre balli>dico io. Nel frattempo arriva la porzione di carne per ognuno, ha un odore sublime, sarà buonissima.
<Grazie, davvero>mi dice lui e incomincia a mangiare il bel filetto di carne che ci hanno dato. È un pranzo molto accogliente devo dire, quello del primo giorno ad Amici. Sto sentendo una certa aria di confort ora, sono molto più rilassata. Anche se sono qui da meno di 24 ore, il fatto che abbia fatto già amicizia con 3 persone mi fa sentire meno sola, in primo luogo, e poi l’aria che c’è in giro sembra proprio tranquilla, mi sentirò a mio agio. E arriva un’altra notte piena zeppa di pensieri che uno dopo l’altro inondano la mia mente come le acque di un fiume in piena fuori controllo.
Mi sdraio a letto e già sento il presentimento che non sarà una nottata facile, mi sento la mente satura di pensieri, dalla più ridicola delle cose a pensieri che mi tormentano senza pace. La notte penso molto spesso e credo che possa essere anche un’ottima consigliera per la scrittura. I pensieri che gironzolano nella mia mente sono frustranti, non riesco a darmi pace. Forse perché non riesco nemmeno a darmi un perché. Le esperienze della vita ti costringono, prima o poi, a ritrovarti a fissare il soffitto intrappolata nei tuoi pensieri, senza via d’uscita. Mi sento in cella e io, nel sonno, sto urlando in silenzio, nessuno mi sente.
Il primo pensiero che sbuca fuori nella mia tanto complicata mente da 22enne, è “Sarò all’altezza delle lezioni? E riuscirò a seguirle bene? Ma soprattutto, sarò in grado di lavorare sodo senza impazzire?” pensieri profondi. Probabilmente nella stanza accanto ci sarà qualcuno come me immerso nei pensieri, ma io credo di essere leggermente esagerata, andiamo, dovrei prenderla con un po’ più leggerezza e godermela al meglio quest’esperienza. Ma non riesco, i miei pensieri sono da qualche anno a questa parte, fuori controllo. E ora, troviamo una risposta a questa domanda. Sinceramente mi sento molto pronta a quello che succederà, ovvero lezioni, svegliarsi presto la mattina, avere tutti i pezzi pronti per il pomeridiano, essere puntuale, rispettare le regole. Un po’ di roba eh, ma mi sento abbastanza in grado dopotutto, sono venuta per studiare e dare il meglio di me o cosa? Un’altra importante preoccupazione è “dare il meglio sul palco” ce la farò? Spero di sì, sono molto ottimista invero, non mi abbatto facilmente alle difficoltà, quindi spero anche di fare tanta strada sperando che questa determinazione venga apprezzata. Ho molto supporto dalla mia famiglia, non mia ha mai lasciato sola una volta nella mia vita, devo loro assolutamente tutto. Ma la forza devo riuscire a trovarla anche un po’ da me, ora purtroppo non ci sono loro qui e credo che ne sentirò anche tanto la mancanza. Sono molto legata ai miei genitori e a mia sorella. Loro perché non mi hanno mai fatto mancare nulla, da una stupida gomma per cancellare a scuola alla forza che mi hanno dato e mi danno sempre, che non è scontata. Lei perché è mia sorella e non ne avrei desiderata una migliore. L’immagine sfocata di mia sorella nella mia mente perse progressivamente forma, diviene sfocata e piano piano sempre più invisibile. Il sonno prevale sui miei pensieri e sento che mi sto abbandonando a lui. Nero, nebbia, figure che si muovono veloci. Mi sembra di vivere un’esperienza a tratti, di non capire nemmeno in che luogo mi trovo, ma da qualche parte sono, sicuro. Non riesco a riconoscere le persone che ho davanti perché si muovono molto velocemente, vedo una luce, in lontananza e poi scompare. Sono dentro un sogno, uno dei miei, non promette nulla di buono, contando che la mia testa era piena di pensieri potrei sognare di tutto, potrei anche finire in uno spaventoso incubo. La mia figura nel sogno non è esattamente come sono io, mi sento più alta. Alzo le mani e abbasso lo sguardo, porto dei guanti ricamati, non sono proprio del mio stile. Forse non sono io, forse sto vedendo questo sogno da un altro punto di vista. È spaventoso per entrambi i versi.
<Giulia>sento una voce che mi chiama, alla mia sinistra.
Mi volto con estrema lentezza e incontro lo sguardo di Francesco alla mia stessa altezza. Sono decisamente più alta di come sono.
<Che c’è? Perché ti lamenti, non ti sta piacendo lo spettacolo?>dice lui. Non capisco, quale spettacolo?
<No francesco, sono solo i guanti che ho, non mi piacciono>dico io posando il cellulare in mano nella tasca del mio cappotto, un cappotto tra l’altro bruttissimo, sembra vecchio e malandato. Nemmeno questo è del mio stile.
<e c’è bisogno di fare così? Secondo me c’è altro, secondo me c’entra lo spettacolo, è forse la musica che non ti piace?> musica? Non sto capendo assolutamente nulla di ciò che sta succedendo né tantomeno di dove sono. La musica mi fa pensare che io sia ad un concerto, ma io non ne ho alcuno in programma né tantomeno posso essendo ad Amici, come farei? Sono così confusa.
<Forse Francesco, dici che ci starò male per tutta la vita?>gli chiedo io. Evidentemente si tratta di uno spettacolo a cui non volevo partecipare, ma io non ho neanche capito dove sono, ma dove diavolo sono capitata?
Mi volto e non guardo più francesco e scorgo di nuovo la luce di prima, sembra che stia prendendo una forma definita, sembra un palco. Più la scena intorno a me si formava più il battito del mio cuore accelerava, incomincio a respirare molto profondamente e guardarmi intorno. Vedo che attorno a me non ci sono pareti , come fossi dentro una stanza, sembriamo più fuori, all’aperto, come se fossi seduta nel grande prato che solitamente c’è sotto il palco dei concerti. Sento un dolore forte alla testa, come se mi stessi quasi per svenire. È terrificante, non auguro nemmeno al mio peggior nemico di sentirsi in questo modo. Tutto ha preso forma e colore attorno a me, sono seduta a terra, sul prato, come immaginavo, e sto assistendo ad un concerto che riconosco essere quello dei Maneskin. Sento un dolore molto forte al petto e sgrano gli occhi cercando di capire cosa ho davanti a me, prima che mi venga un attacco di panico. Sento il vuoto sotto i miei piedi e le sento che le gambe stanno per cedere. Mi giro per un attimo a destra e riesco a vedere due figure vicine che sembrava si baciassero. Questa scena ha incominciato a darmi fastidio come se non volessi che quei ragazzi si baciassero. Ma che me ne può fregare esattamente? Saranno fidanzati, no?
<Voltati, voltati, ti prego>dico io. Le figure, sfocate per come sono, si voltano verso di me e mi fissano. Il mio sguardo va inevitabilmente verso la donna, ma non ha il volto, non ha le linee del viso, non ha gli occhi né la bocca. Non riuscendo a capire chi è piango ancora più forte, mi lamento e sento ancora più forte il mal di testa. Guardo il ragazzo e sento addirittura mancare il respiro. Lui ce l’ha un volto e sta sorridendo. Non so per quale assurdo motivo ma so chi è. Sento una depressione mischiata a tristezza mischiata a rabbia. Non so perché ma non credo di sentirmi affatto bene.
<No…>dico io e se prima sentivo il vuoto sotto i miei piedi ora sento di cadere per metri e metri, nel vuoto. Ho visto chi era e adesso sono completamente confusa. Volete sapere chi è? Probabilmente arriverete ad una conclusione immediatamente se ve lo dico. Ma forse avete già un’idea.
Era Hal.
Quel ragazzo solitario e strano che ho conosciuto qui. Realizzo chi è mi muovo furiosamente nel letto e sudo, tanto. Non ho mai provato una cosa del genere. Sento che sto abbandonando il vuoto, sto per arrivare sulla terra ferma. Vedo che i miei vestiti stanno cambiando. Dal caldo e vecchio cappotto ora sembra che io abbia un pigiama rosa. Sembra quello che indosso adesso.
Apro gli occhi improvvisamente e mi alzo di scatto. Il mio respiro non promette nulla di buono, sembra che stia per svenire. Ho avuto un incubo, con i fiocchi. Mi guardo intorno e vedo il mio pigiama bagnato di sudore. Mi sdraio e guardo il soffitto, i miei respiri si stanno stabilizzando, sembra che stia riprendendo coscienza e mi stia calmando. Mi passo una mano sulla fronte e la sento ancora sudata. Non so perché mi sia accaduta questa cosa, non ci ho nemmeno pensato a lui durante il giorno, come mai l’ho addirittura sognato? E poi si stava baciando con una ragazza, che c’entro io?
L’ho detto fin dal primo momento che ho incrociato il suo sguardo, sento qualcosa per lui. Ma ciò che provo non può mai essere amore, insomma. Lo conosco da appena 72 ore. Forse ho la febbre e il sogno sarà stato un incubo. Ma non mi spiego ancora la sua presenza. Anche se provo qualcosa per lui sono sicura che è molto molto lontano dall’amore. È vero può essere stato un colpo di fulmine tra di noi, ma non credo proprio di essere innamorata di lui. Se lo incontrerò mai di nuovo vedrò cosa succede, ma per ora è solo una coincidenza.
Sono stanca e ho fatto un incubo, ora devo solo provare a riaddormentarmi e non pensare a lui. C’è da dire però che mi sento davvero strana, non mi è mai successo prima d’ora. Ora i miei battiti sono regolari e non sudo più, mi sono calmata. È palese che voglia dire che non sopporterei la relazione con un’altra ragazza che non sia io, ma non mi ci rivedo per nulla in questa cosa. Forse lo scoprirò col tempo, forse uscirà fuori una nuova parte di me che devo ancora scoprire, ma non voglio credere che io sia innamorata di lui, secondo me è qualcosa che non sta né in cielo né in terra. Il tempo mi darà le risposte, ma per ora mi do una risposta da sola.
Dubbio.

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