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I giorni seguenti furono offuscati dalla strana aria che tirava tra Amy e Loki. Danny non sembrava essersi accorto di nulla, poiché i battibecchi tra i due erano sempre stati la norma. La differenza era che se prima c'era un'atmosfera leggera e scherzosa, ora Amy non riusciva a guardare Loki in faccia senza rivolgergli uno sguardo truce. Tendeva a evitarlo, a non parlargli, a non rispondere alle sue battutine. Era ogni giorno più arrabbiata, perché il Dio dell'Inganno continuava a comportarsi come nulla fosse, come se quello straziante discorso tra loro non ci fosse mai stato. Ma lei non ci riusciva. Si era aperta con lui e in cambio aveva ricevuto una stilettata. Che senso aveva, allora, dare corda a quella farsa, se lui se ne sarebbe andato?

«Ti stai comportando in modo infantile» le disse dopo tempo che andavano avanti così.

Amy stava stendendo il bucato fuori casa, sul versante sud dove il sole batteva a lungo.

«Questa critica non l'accetto da te.» Fermò una maglia con un paio di mollette e non si voltò a guardare Loki appoggiato al muro alle sue spalle. «Sto solo cercando di limitare i danni» disse prendendo un'altra maglia dal catino.

«Quindi avevo ragione. Sono riuscito a farmi odiare anche da te» disse, un cenno di soddisfazione e di delusione nella voce.

Amy lanciò con rabbia la maglia nel catino da cui l'aveva appena prelevata e si girò verso di lui puntandogli contro una molletta. «È questo il tuo obiettivo? Farti odiare?». Loki tenne testa al suo sguardo irato. «Allora non cantare vittoria, Dio dell'Inganno, perché per quanto io mi stia sforzando, non ci riesco a odiarti.»

«Perché?»

Amy assottigliò lo sguardo e lui sorrise. «I tuoi "perché" sono più pericolosi di quelli di Danny. E io mi rifiuto di risponderti ancora.» Riprese a stendere e per un po' nessuno dei due disse più nulla.

Quando Amy ebbe finito di appendere ai fili l'ultimo panno pulito, un ampio fascio di luce piombò a qualche metro da lei, formando un raggio verticale e variopinto che si stendeva in cielo fin dove occhio umano riusciva a vedere.

Osservò quel fenomeno magico a bocca aperta; lo aveva già visto in tivù, ma dal vero era tutt'altra cosa.

«Il Ponte dell'Arcobaleno» sussurrò incredula.

Loki fu subito al suo fianco, un braccio teso davanti a lei come a proteggerla da chiunque avrebbe attraversato il ponte.

«Stai aspettando qualcuno?» gli domandò Amy.

«No» rispose lui, lo sguardo fisso sul fascio di luce.

Quando il raggio svanì, sul prato rimase come un marchio a fuoco circolare e, al centro di esso, un uomo.

Loki abbassò il braccio, rilassandosi. «Thor. Che ci fai qui, fratello?» chiese, il tono di voce impregnato di diverse emozioni. Rabbia, felicità, scetticismo, timore.

Amy inarcò le sopracciglia e, se possibile, spalancò ancora di più la bocca: il Dio del Tuono, l'Avenger proveniente da Asgard, il bel fusto biondo e muscoloso... era nel prato di fronte casa sua!

Loki la guardò. «Smettila» borbottò.

Amy chiuse la bocca e gli riservò uno sguardo di sufficienza. «Tu hai Pamela Anderson, io ho lui!»

«Non è la stessa cosa!»

Amy cercò di imitare uno dei suoi ghigni. «Oh, sei anche geloso, adesso?!» lo punzecchiò. «Sai quanto me ne importa? Niente!»

«Nostra madre mi ha detto dove trovarti» disse Thor avvicinandosi a loro. I suoi occhi azzurri si posarono su Amy. «Spero che il mio fratellino non ti stia infastidendo troppo» le sorrise.

LOKI - Non c'è ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora