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Il mattino seguente sembrava essere uno come tanti altri, con Loki che si alzava e preparava il caffè – una pratica che per chissà quale motivo l'asgardiano aveva preso a cuore fin da quando aveva imparato a usare la macchinetta per le cialde – e Amy che gli rubava dalle mani la prima tazza fumante destinata a lui. Ma quel giorno c'era qualcosa di diverso nei loro gesti, la consapevolezza che qualcosa era cambiato definitivamente. Non erano più una terrestre e un alieno impertinente che le stava in casa, attratti l'uno dall'altra ma perennemente in disaccordo. Erano invece una coppia che avrebbe sempre avuto i suoi alti e bassi, ma che si accettava in tutti i suoi pregi e difetti. Perché erano una midgardiana e un asgardiano che si amavano.

Stavano facendo colazione placidamente quando d'un tratto Loki appoggiò la tazza sul tavolo e guardò con aria crucciata fuori dalla finestra.

Amy stava masticando rumorosamente un biscotto e lui sollevò una mano per farla fermare. «Lo senti?» le domandò.

Lei aguzzò le orecchie. «No» disse riprendendo a masticare.

Loki si alzò dallo sgabello e con la sua magia indossò gli abiti asgardiani, dirigendosi poi alla porta. Uscì di casa e osservò il cielo terso.

Amy finì rapidamente il caffè, poi lo raggiunse. Ora sentiva anche lei ciò che il dio aveva percepito parecchio prima.

«Un elicottero?» chiese, cercando anche lei qualcosa che si muovesse nell'azzurro sopra le loro teste.

Lui assottigliò lo sguardo. «Un jet.»

«E lo capisci dal rumore che fa?» si sorprese.

«No. Solo un'intuizione.» La guardò e sfoggiò uno dei suoi ghigni. «Avevo ragione: sono venuti a prendermi. La cosa mi fa sentire importante!»

Amy stava per chiedergli delle spiegazioni, ma il rumore divenne sempre più forte anticipando la comparsa di un jet che volava raso alberi. Il velivolo si stabilizzò sopra l'area libera del prato, dal suo ventre si dischiusero gli sportelli per i carrelli, poi si azionarono le eliche per l'atterraggio verticale che gli permisero di posarsi sul prato. I motori erano ancora accesi quando si aprì il portello e alcuni membri degli Avengers scesero dal jet. In testa a tutti c'era Iron Man col volto scoperto dall'armatura, al suo fianco destro Capitan America e al sinistro Vedova Nera.

Loki fece un passo verso di loro, ponendosi tra gli eroi e Amy. «Non so se essere lusingato perché vi siete scomodati ad arrivare fin qui per arrestarmi. O se essere offeso perché pensate di riuscirci in tre.»

«Ma tre molto incazzati» disse Iron Man. «Quindi ben motivati!» Si coprì il viso con l'elmo e sollevò una mano puntandola verso Loki. Prima che potesse sparare un colpo, una saetta scese dal cielo e Thor atterrò tra il fratello e gli Avengers.

«Mi stavo giusto chiedendo dove fossi» borbottò Loki.

«Tony» intervenne Thor. «Ne abbiamo già parlato. Lui non è un pericolo. Non più.»

«Come fai a credergli?» chiese Natasha. «Sei stato tu a dire che ogni volta che ti fidi di lui, poi ti tradisce.»

«Ha distrutto mezza New York» aggiunse Steve, che tuttavia dei tre sembrava quello apparentemente più tranquillo.

«Se non fosse stato per Hulk, l'avrei distrutta tutta» constatò Loki.

Thor gli lanciò un'occhiataccia. «Non sei d'aiuto.»

Il Dio dell'Inganno strinse le spalle con sufficienza. «Dico solo che se oggi avessero portato l'omone verde, avrebbero avuto qualche possibilità.»

Iron Man caricò l'arma sul palmo della mano. «Spostati, Thor. O colpisco anche te.»

LOKI - Non c'è ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora