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Sapere dove cercare era già un inizio, ma non era sufficiente. Era praticamente impossibile trovare una persona semplicemente vagando per la città scansionando ogni viso, sperando di incontrare quello giusto. Aveva avuto già parecchia fortuna a trovare Strange grazie alla televisione di un locale, quindi non si illudeva troppo che la cosa si ripetesse. Tuttavia le sue visioni gli avevano dato un altro indizio e ora, avendo ristretto il campo d'azione, poteva tornargli utile.

Camuffando il suo aspetto per non essere riconosciuto, Loki entrò alla stazione di polizia di Vancouver e senza badare troppo alle proteste di chi era in attesa di conferire con la segreteria, superò tutta la fila e scansò l'uomo che stava interloquendo allo sportello.

«Sto cercando un poliziotto» disse senza preamboli alla donna oltre il vetro di plexiglass.

Quella lanciò un'occhiata preoccupata al tipo che Loki aveva appena spintonato di lato, poi si concentrò su di lui. «Lei è...?»

«Di fretta» tagliò corto. «L'agente Holdman. Dove lo trovo?»

La segretaria si sistemò gli occhiali sul naso. «Non sono informazioni che posso dare a chiunque le chieda.»

Loki assottigliò lo sguardo, anche nelle sembianze di un altro uomo aveva un aspetto minaccioso.

Lei deglutì, il disagio e lo spavento sul volto. «M-mi dica almeno il suo nome, così riferirò all'agente Holdman che lo sta cercando.»

Non trovando alternative, Loki decise di usare il nome di un francese che a Parigi non era stato per nulla cortese con lui. «Armand Arnaud.»

La segretaria non nascose il suo scetticismo. «Lei non sembra francese.»

«Lei non sembra sveglia» ribatté. «Allora? Dove trovo Holdman?»

*

Ovviamente Armand Arnaud sparì appena svoltato l'angolo e Loki raggiunse la stazione di polizia poco fuori Vancouver mutando ancora una volta il suo aspetto. Non entrò, gli sembrò più saggio aspettare la fine del turno dell'agente e confrontarcisi lì fuori. Si appoggiò al cofano di un'auto, si mise a braccia conserte e incrociò le caviglie. Era vicino a scoprire la verità e, sperava, anche a porre fine alle visioni. Gli importava solo di quello, non avere più immagini nella sua testa che non gli appartenevano e che ultimamente gli stavano provocando dei grandi fastidi al limite del dolore.

Aspettò pazientemente per delle ore, cominciò a venirgli il dubbio che la segretaria avesse mentito per mantenere la privacy dell'agente in questione, finché al tramonto vide Holdman aprire la porta della stazione di polizia.

Era lui, Loki ne era più che sicuro. Avrebbe riconosciuto quella mascella squadrata a miglia di distanza, gli occhi di un gelido blu e la stazza di un toro.

A noi due, pensò il dio. Si alzò dal cofano e fece per avvicinarsi, quando una fitta lancinante gli invase la testa. Era terrificante, Loki si piegò a terra per il dolore insopportabile. Era certo che il cervello gli stesse andando in fiamme e fosse sul punto di scoppiare. Il male che sentiva non gli permetteva neanche di visualizzare limpidamente il ricordo che gli stava proponendo la pietra, ma anche se sfocata e sbiadita, sapeva che era ancora lei. Venne invaso da una moltitudine di sentimenti, molti dei quali a lui sconosciuti. Cominciarono a fischiargli le orecchie, a bruciargli gli occhi, a martellargli le tempie.

Poi, a un tratto, il nulla.

*

Loki emise un lamento e si portò la mano alla fronte.

«La Bella Addormentata ha deciso di svegliarsi» disse qualcuno.

Sentì lo sfrigolio tipico di un ricevitore, poi una seconda voce filtrata dall'apparecchio rispose. «Bene. Spremilo come un dannato limone, Hill.»

LOKI - Non c'è ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora